TRE POST DI EM.MA ( EMANUELE MACALUSO ) DAL SUO FACEBOOK : 1. FERDINANDO CAMON: ” IN VENETO I MERIDIONALI LI UCCIDEVANO A CALCI..”; 2. BORDIN, UN LUTTO NAZIONALE ; 3. ASPETTANDO LA MAGISTRATURA QUALCOSA SUL PD DELL’UMBRIA…

 

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EM.MA in corsivo  (link facebook di Emanuele Macaluso )

Mi piace questa Pagina · 15 gennaio 2015 ·Modificato ·  · 

 

Grazie a Sergio Staino

 

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EM.MA in corsivo – 19 aprile 2019

Tentativo di dialogo sul comunismo

Ferdinando Camon,Pietro Ingrao

Curatore:A. Olivetti
Editore:Ediesse
Anno edizione: 2019
Pagine: 164 p., Brossura
15 euro
“Ingrao mi riceve in un salottino, attorno a un tavolinetto basso. Lui mi sta seduto di fronte, in poltrona. Dialogando con lui sulla sua esperienza di pensare e fare il Comunismo avevo l’impressione che quel che diceva fosse meno di quel che pensava e viveva. Sentivo una passione a monte del suo discorso, che il discorso smorzava e riduceva a semplici parole. Sto dicendo che, in un certo senso, chi ha vissuto tutta una vita per fare il comunismo, contrae un’esperienza che in un tempo non comunista non è dicibile e non è comunicabile. C’è tanto d’incomunicabile, al fondo di Ingrao, e forse per questo lui ha tentato le vie della poesia: la poesia suppliva all’impotenza della politica. Anche lui deve aver sentito la sperequazione fra ciò che voleva e doveva dirmi, e ciò che effettivamente diceva. Non ne era contento. Finiti gl’incontri, questa insoddisfazione lo spinse a chiedermi che non fossero pubblicati.” (dalla Premessa di Ferdinando Camon)

EMANUELE MACALUSO

“IN VENETO I MERIDIONALI LI UCCIDEVANO A CALCI…”

In questi giorni ho letto il libro: “Tentativo di dialogo sul comunismo” tra lo scrittore Ferdinando Camon e Pietro Ingrao, curato da Alberto Olivetti. Questo dialogo si è svolto nel 1994 ed è certamente interessante anche se su molte cose sono certo d’accordo ma su molte altre non lo sono. Ne parlerò un’altra volta.

Intanto, vorrei riprendere una delle cose che annota Camon e che, a mio avviso, ha un forte riferimento all’attualità politica odierna. Ecco cosa dice: “Io vengo da una delle regioni più razziste d’Italia, il Veneto. Qui il razzismo ha avuto le manifestazioni più varie, e in varie zone: in una città i negozianti hanno affisso cartelli per negare la vendita del pane e del latte ai meridionali; nelle scuole di un’altra città i bambini inseguivano i coetanei meridionali con le siringhe; in un’altra ancora vi sono stati meridionali e africani uccisi a calci e bastonate per futili motivi, perché disturbavano, per esempio passavano per strada parlando di notte. Una settimana fa un tunisino è stato gettato in un fiume ed è annegato. Uno zingaro di 14 anni è stato ammazzato a colpi di pistola. L’ostilità della mia regione verso gli immigrati mi ha sempre stupito, per questo motivo: la mia è una regione di ex migranti. Per un quarto di secolo sono andati a lavorare in Francia, in Germania, in Argentina, in Canada…ora inseguono i marocchini per le strade: via di qui, tornate a casa musulmani! Hanno quattro soldi e diventano furiosi contro gli immigrati. Come mai? La mia risposta è: odiano nei poveri di oggi i se stessi poveri di ieri, stanno mordendo la mela del benessere, al primo morso scoprono il verme dello straniero bisognoso e morente: e diventano furibondi”.

Queste considerazioni dello scrittore, che ha pubblicato straordinari e bellissimi romanzi sui contadini del Veneto e, più in generale, sulla storia della sua regione, ci dicono qualcosa di quel che accade anche oggi. La Lega di Bossi, già allora, promuoveva questa “cultura”. Oggi la Lega di Salvini risveglia questi sentimenti, questi pensieri e queste azioni di una parte di quella regione, esportandoli persino nel Mezzogiorno d’Italia. Allora, al centro dell’odio c’erano proprio i meridionali. Oggi più di ieri ci sono gli immigrati. Ma la cultura ed il sentire sono gli stessi e, purtroppo, anche tanti meridionali non riescono a capire e a reagire. Camon ci dice qual è stata la semina di Bossi e oggi vediamo il raccolto della Lega di Salvini. Speriamo che si cominci a riflettere sui fatti ed a reagire con forza.

(19 aprile 2019)

 

 

IL MANIFESTO DEL 18 APRILE 2019

https://ilmanifesto.it/bordin-un-grande-professionista-e-un-carissimo-amico/

 

COMMENTI

Bordin, un grande professionista e un carissimo amico

Massimo Bordin
Massimo Bordin

Massimo Bordin era un grande professionista, un giornalista che ha saputo comunicare con migliaia e migliaia di persone restando sempre se stesso, un militante radicale. Per me era soprattutto un amico carissimo ed affettuoso, con il quale potevo parlare di tutto e trovare sempre punti di riferimento politico-culturali comuni.

L’ultima volta che l’ho visto è stato il 21 marzo scorso: venne al ristorante dove i miei compagni ed amici festeggiavano i miei 95 anni. Massimo mi sembrò smagrito ma non colsi nulla del male che lo stava divorando. Mi disse salutandomi: «Non sto bene ma non potevo mancare». Pensai che, forse, si fosse accentuata la bronchite e anche la sua “memorabile” tosse che lo accompagnava e che era diventata, guarda un po’, un tratto distintivo delle sue trasmissioni, della sua fenomenale rassegna stampa del mattino. Quante volte gli avrò detto: smetti di fumare! Era, del resto, la predica che tutti gli amici gli facevano.

Quando ho saputo la verità sulla sua malattia, sulle sue reali condizioni di salute ho compreso subito che un’altra persona con cui comunicavo mi avrebbe lasciato. Oggi mi sento ancora più solo. Massimo aveva la stessa età di uno dei miei figli, Pompeo, che un giorno terribile, qualche anno fa, è andato via. Quando si è molto vecchi sembra che quel che ti tiene vivo, a poco a poco, viene a mancarti. Mi scuso per questi riferimenti personali perché so bene che la scomparsa di Massimo Bordin è un lutto nazionale. E non mi sembra di stare ad esagerare.

Quanti sono stati gli italiani che ogni giorno stavano all’ascolto della sua rassegna stampa, seminata di osservazioni colte e di riferimenti storici che facevano di Massimo un vero e proprio archivio vivente? Quanti italiani hanno seguito le sue battaglie civili, con i radicali, e la sua tenace polemica sul tema della giustizia? Il suo garantismo era sempre argomentato e documentato come pochi hanno fatto in questo nostro Paese. Lo fece con la radio e con i suoi scritti: sul Riformista quando fui direttore di quel quotidiano e sul Foglio sino a qualche giorno addietro.

Massimo Bordin lascia questo mondo ed i suoi affetti e, non posso non dirlo, la sua partenza avviene mentre ci sta un governo, con un presidente del Consiglio, che mostrano di non sapere un bel nulla sulla storia d’Italia e sul ruolo che vi ha assolto sinora Radio Radicale. La radio di Massimo Bordin che vogliono strangolare e far tacere definitivamente.

Quando sono stato informato sulla morte di Massimo ho pensato a Marianna, la sua precedente compagna andata via anche lei troppo presto. Prima di lui. Ho voluto bene ad entrambi. E sono convinto che molti giovani, che vogliono fare i giornalisti, rifletteranno sulla lezione di vita di Massimo. Il giornalismo non è soltanto un bel mestiere ma un impegno politico, civile, culturale volto a far prevalere ideali e valori che incidono nella società, però testimoniato da comportamenti adeguati. È questo il suo lascito. Per noi e soprattutto per i giovani.

 

 

UMBRIA, COSA DICE QUELL’INCHIESTA AL PD

Con grandi titoli, oggi, i giornali riprendono il terremoto giudiziario che coinvolge la Regione Umbria e, quindi, anche il Pd come partito. In situazioni analoghe, le inchieste si sono poi sgonfiate mentre altre hanno dato ragione ai pm. È bene, dunque, attendere con il dovuto rispetto per la magistratura, come ha fatto la presidente della Regione Umbria, indagata, e ragionare poi sulle sentenze quando arriveranno.

Qualcosa, però, va detta. Anzitutto molti casi in cui nelle inchieste, e anche nelle sentenze, sono coinvolti gli amministratori regionali e i partiti di riferimento, riguardano la sanità. Il caso più clamoroso è quello dell’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, adesso in carcere. Infatti, la sanità è il comparto regionale che ha il bilancio più consistente e dove sono spesso all’ordine del giorno assunzioni di infermieri e medici e l’assegnazione di incarichi di primari, aiuti e di altre posizioni. Ed è il settore pubblico dove si fanno anche acquisti di strumenti sanitari e di tutto ciò che è necessario alle strutture ospedaliere.

Ma la sanità è quel comparto pubblico che interviene quando il cittadino è ammalato o teme una malattia e ha bisogno di visite, analisi, cure e anche, a volte, del pronto soccorso. Sono i momenti più amari nella vita delle persone e sappiamo che negli ospedali ci sono ritardi e, spesso, insufficienze ma anche realtà di eccellenza e comprensione delle esigenze dei malati. Quindi, questo è il comparto che dovrebbe essere intoccabile anche quando non c’è corruzione mentre la politica interviene sulla selezione del personale sanitario.

Lo ripeto: per l’Umbria aspettiamo le conclusioni dell’inchiesta e le sentenze per capire come stanno le cose. Bene ha fatto Zingaretti a commissariare subito il partito con una persona – l’on. Verini – che ha esperienza e ha sempre mostrato rigore in tutto ciò che ha fatto. Ma voglio aggiungere una cosa che a me pare essenziale. Da anni il Pd è insediato nei governi locali e la sua vita politica ruota attorno ai problemi, agli interessi correlati con quel potere e alla prospettiva di stare ancora al governo, confermando o cambiando un personale che comunque ruota sempre attorno al potere locale o nazionale. Infatti, il Pd non è un partito impegnato nelle lotte sociali, nelle battaglie politico culturali che hanno costituito la fucina della formazione e dell’impegno dei militanti e dei dirigenti della sinistra.

È questo il nodo che il Pd non ha mai sciolto e non so se è in grado di sciogliere. Se un partito ha un quadro dirigente allenato solo alla gestione del potere locale – e anche nazionale – è inevitabile che si verifichino delle smagliature dovute al fatto che in questo quadro bisogna costruire cordate elettorali e avere aderenti che aspirano ad essere comunque favoriti nell’impiego o nella carriera. O il Pd compie una svolta radicale, mettendo al centro del suo essere partito della sinistra la questione sociale, la battaglia per l’uguaglianza e certamente anche quella del governo ma come momento di questo impegno centrale, altrimenti la sua vicenda politica si esaurirà come abbiamo visto in questi anni. Si rifletta e si agisca.

(13 aprile 2019)

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