LUIGI PANDOLFI ::: Va bene l’Emilia, ma la Calabria? —VOLERE LA LUNA, 24-01-2020

 

 

 

 

Va bene l’Emilia, ma la Calabria?

 

Va bene l’Emilia, ma la Calabria?

 

24-01-2020 – di: Luigi Pandolfi

 

 

 

Due campagne elettorali. Una ossessivamente sotto i riflettori dei media, l’altra completamente oscurata. Vuoi mettere l’Emilia Romagna con la Calabria? Quando mai la Calabria ha reso onore alla Patria, a parte le storie rispettabili di singoli personaggi, artisti o intellettuali? Mai. Ieri famosi per la reazione sanfedista alla Repubblica Partenopea e per i briganti, oggi agli “onori” della cronaca per la “pervasività della ‘ndrangheta”, come ama dire il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Certo, la Romagna ha dato i natali al fascismo, ma poi gli emiliano-romagnoli si sono riscattati con la Resistenza. Mussolini, ma anche i fratelli Cervi, mentre il sud e la Calabria il 2 giugno 1946 votavano per la monarchia. Conservatori, conformisti e miserabili. Un marchio infame che ci portiamo appresso da sempre, inutile girarci intorno.

È inutile ricordare che Mani Pulite ha avuto come epicentro la grande Milano e che nelle regioni del nord in questi anni ci sono stati più inquisiti e più amministratori arrestati che in Calabria, anche per mafia. Inutile, perché in Calabria corruzione, ‘ndrangheta e malaffare sono categorie dell’essere (lo ammetto, ho pensato a Emanuele Severino, scomparso un giorno fa), non argomenti di cronaca.

È inutile sottolineare che lo sviluppo industriale del nord è avvenuto anche grazie alle braccia del sud e che è stato il sud a pagare il prezzo più alto all’Unità d’Italia. Inutile, perché lo stereotipo del meridionale furbo e scansafatiche è più forte della storia, della storia vera di questo strampalato Paese.

Matteo Salvini non nasconde questo convincimento. Nelle sue “discese” in Calabria è stato perfino onesto: «siccome in questi anni non siete stati capaci di darvi un futuro, vinciamo e mettiamo il nuovo governo regionale sotto l’ala protettiva dei governatori del nord», più o meno. Piglio coloniale, di chi si gode il penetramento nelle viscere di una società che per anni ha dileggiato, considerandola una palla al piede per il grande ed efficientissimo nord produttivo. Chi non ricorda i manifesti della Lega Nord con una mucca simboleggiante la Padania e i miserabili del sud attaccati alle sue mammelle? Uno dei tanti, a dire la verità, nella storia iconografica del più paradossale dei partiti italiani, che per un trentennio ha illuso folle nutrite di elettori veneti e lombardi sulla possibilità concreta di fare la secessione, di staccarsi dal resto del Paese. E dai parassiti del sud.

Ora la Lega è cambiata, dicono i suoi nuovi adulatori meridionali. Non ce l’ha più con noi, ce l’ha con i “negri”, con gli africani che vengono qui per spacciare e delinquere e toglierci il lavoro. Ora vuole fare qualcosa per noi. Ci vuole aiutare a casa nostra, come “amabilmente” ha detto Umberto Bossi al congresso. Tutti uniti. Nord e sud per la difesa della Patria, dei confini, dei diritti degli italiani. Una favola.

Le folle festanti ai comizi di Salvini in Calabria, però, non hanno riflettuto abbastanza su due questioni.

La prima. Le liste della Lega sono perfino peggiori di quelle degli altri partiti della coalizione. Profili bassi, un po’ di riciclati, qualche personaggio da operetta e un commissario politico di provata fede padana, venuto direttamente dalle valli bergamasche. Forse perché il Carroccio fa ancora fatica a trovare dirigenti adeguati alle nostre latitudini? Non proprio. Se avesse voluto, avrebbe potuto selezionare meglio le candidature. Il tempo c’è stato. No, la Lega vuole i voti del sud ma non vuole che nel partito cresca e si affermi una classe dirigente meridionale. I voti li porta Salvini, i candidatati possono anche far ridere mezza Italia. E confermare che, in fondo, è proprio vero che i calabresi sono quello che sono e quello che si è sempre detto.

La seconda. La Lega, con il suo nucleo dirigente insediato nelle regioni del nord, vuole i voti del sud certamente per candidarsi a governare il Paese (con i “pieni poteri?”), ma anche per realizzare il vecchio e mai abbandonato obiettivo di separare le sorti del nord dalle miserie del sud. La chiamano “autonomia differenziata”, si legge secessione fiscale delle regioni con il più alto reddito pro-capite. Non ci sono riusciti con il governo giallo-verde, proveranno a portare a termine la missione una volta che il Capitano (a proposito, c’è afferenza con il “Capitano” Corneliu Zelea Codreanu che a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso guidava i fascisti rumeni della Guardia di Ferro – anche loro in realtà si chiamavano Lega – baciando crocefissi?) sarà a Palazzo Chigi (grazie anche al lavoro preparatorio del governo giallo-rosso e del ministro Boccia, che sta a suo modo indorando la pillola). È l’obiettivo storico della Lega: sulla menzogna del cosiddetto “residuo fiscale”, che in uno stato unitario non esiste, si vuole che gran parte delle tasse dei veneti o dei lombardi rimangano sul territorio, in modo da farla finita con la storia dei meridionali attaccati alla mucca padana raffigurata nel manifesto della Lega Nord. Un capolavoro: la Lega Nord compirà la sua missione storica grazie alle messi di voti che mieterà nel Mezzogiorno, Calabria compresa o soprattutto.

E il prossimo governo regionale? Se vince la Santelli, il personale che si insedierà alla Cittadella sarà lo stesso di sempre. Uomini e donne per tutte le stagioni, responsabili in prima persona dell’indicibile condizione in cui versa la regione. Trasformisti, riciclati, boss delle preferenze, zombi dei governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni, tutti uniti a formare la nuova luogotenenza compradora al servizio degli interessi del nord.

Per questo, la Calabria avrebbe meritato una mobilitazione ancora più forte di quella andata in scena in queste settimane in Emilia Romagna. Invece, apprendiamo addirittura che a Bologna, sul palco del 19 gennaio, i calabresi non li hanno voluti. Non hanno voluto che una storica band calabrese, il Parto delle Nevole Pesanti, potesse esibirsi creando un ponte tra le due regioni chiamate al voto. Una vicenda brutta e triste.

Ma noi, noi calabresi, qui in Calabria, cosa abbiamo fatto in questi mesi per alzare il livello della mobilitazione? A parte qualche contestazione estemporanea, forse anche inopportuna perché fa gioco al modello propagandistico di Salvini, cosa abbiamo fatto perché le ragioni del no alla Lega Nord uscissero dalle nostre angosce e diventassero argomento e arma potente in questa campagna elettorale? Le piazze, gli intellettuali, dove sono?

Dove siamo? Io mi autoaccuso. Mi sento corresponsabile dell’irresponsabilità di certa intellettualità calabrese di fronte al rischio che corriamo e all’umiliazione che ci accingiamo a subire. Eppure, questa poteva essere un’occasione storica, per levarci finalmente la camicia sudicia dei pezzenti, fragili e per questo in balia del padrone o dell’imbonitore di turno, che la storia – e anche la nostra indole fatalista –, purtroppo, ci ha cucito addosso. Non più, mai più, la regione del Cardinale Ruffo, quella che dopo la fine del fascismo si mette fuori dalla storia aggrappandosi ai traditori di Casa Savoia, famigerata per la sua criminalità organizzata, da sempre a braccetto con la politica che conta. Sarebbe stato bello, uno schiaffo ai pregiudizi nei nostri confronti. Ma tant’è.

Se Salvini perderà in Emilia Romagna sarà un bene. Ma più grave – politicamente, storicamente e moralmente – sarà la sua vittoria in Calabria. Altro che Bologna, Catanzaro doveva – potrebbe ancora? – essere la “nuova Stalingrado”! Pensateci, amici calabresi. Pensateci fino a domenica.

 

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1 risposta a LUIGI PANDOLFI ::: Va bene l’Emilia, ma la Calabria? —VOLERE LA LUNA, 24-01-2020

  1. Donatella scrive:

    Certo, vincere in Calabria per la sinistra significa volere la luna. A cui però bisogna guardare se si vuole veramente rendere concreta l’unità dell’Italia. Dalla vittoria in Emilia, che ci ha fatto sperare e disperare, si potrebbe partire per una reale unificazione del nostro Paese.

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