FRANCESCO MANACORDA. :: L’intervista. Monti “Conte dica la verità agli italiani Il Mes ci può servire”–REPUBBLICA DEL 19 APRILE 2020 –pag. 3

 

 

REPUBBLICA DEL 19 APRILE 2020 –pag. 3

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L’intervista

Monti “Conte dica la verità agli italiani Il Mes ci può servire”

— FRANCESCO MANACORDA

Mario Monti: "Il Mes è stato preparato dal governo Berlusconi-Lega"

Mario Monti (Varese, 19 marzo 1943)

 

 

«I l presidente Conte dovrebbe fare un’operazione verità, ma è difficile che possa farla».

In che senso Professor Monti?

«Governare, per me, significa dire la verità ai partiti e ai cittadini, anche quando questo significa prendere misure impopolari. Conte, invece, ha prima governato con due forze populiste e adesso con una di queste come primo partito della maggioranza. Così deve muoversi – pur avendo mostrato notevole capacità – in un contesto nel quale la realtà delle cose è spesso ignorata e i fantasmi creati per sconfiggere i nemici di parte si rivolgono contro chi li ha creati. Chi ha fatto del Mes un mostro adesso può anche convincersi che senza condizionalità quello strumento vada bene; ma ormai tutta la sua base elettorale è pronta a scagliarsi contro chi dovesse dirlo. Dunque, se Conte facesse quello che la coscienza gli detta e lo andasse a spiegare al Parlamento sarebbe la cosa migliore. Ma lo ripeto: è difficile che possa farlo proprio per la natura della sua maggioranza, parte della quale si basa su una falsa narrazione, una vera fake history fatta di tante fake news ».

Intanto, a cinque giorni dal vertice europeo, all’Europarlamento non solo la Lega, ma anche i 5 Stelle, votano contro i coronabond.

«Uno spettacolo tragicomico.

Coloro che si considerano sovranisti e dicono di mettere l’interesse nazionale sopra di tutto, come Lega e 5 Stelle, sono invece riusciti a calpestare questo interesse nella speranza di ricavarne consenso politico.

Rendono più difficile la vita al presidente del Consiglio nel negoziato e presentano all’Europa il volto di un’Italia che pretende solidarietà, è spaccata nella solidarietà che vuole e magari poi la rifiuterà. Se mai ci fosse stato bisogno di rafforzare i pregiudizi di alcuni europei sull’Italia, i nostri sovranisti l’hanno fatto da par loro».

Lei ha spiegato più volte come oggi, a differenza che in passato, l’Italia goda in Europa di solidarietà e simpatia. È un patrimonio che si sta già riducendo?

«Sì, purtroppo. L’Italia che si presenta divisa e litigiosa sulla scena internazionale è come l’Italia dei comuni che poi andava a cercarsi il podestà forestiero.

Che oggi si chiama troika. I nostri sovranisti hanno demonizzato tutti gli altri partiti per avere partecipato ad una maggioranza di unità nazionale che otto anni fa è riuscita, senza il loro appoggio, ad evitare l’arrivo della troika, allora imminente. Oggi probabilmente temono che, se continuano a governare come in questi due anni, la troika arriverà davvero. E allora ne vedono l’ombra anche là dove proprio non c’è ; mentre non vedono che sono le loro politiche a portare dritto alla troika. Coltivare il complottismo è molto più facile che governare bene».

Eurobond, coronabond e Recovery bond. Per l’Italia quale soluzione sarebbe la migliore o la più facilmente raggiungibile?

«L’Italia ha interesse a una Ue che funzioni bene, con una buona governance. Ho sottoscritto un appello italo-tedesco per i coronabond, ma ritengo che non ci si debba impiccare a una formula particolare. Quello che si profila adesso è una richiesta del Consiglio europeo alla Commissione di proporre un nuovo bilancio, più dotato di quello bocciato a febbraio e costruito in modo da essere la base per l’emissione da parte della Commissione di bond europei – chiamiamoli come vogliamo o non chiamiamoli proprio se questo ostacola l’intesa – che è la soluzione che permetterà di avere un pacchetto molto ricco anche contro la crisi da pandemia. Questo si aggiungerà, non dimentichiamolo, all’azione della Bce, ad un Mes senza condizionalità se non sulla destinazione delle somme, all’indennità di disoccupazione europea, alla sospensione del patto di stabilità e delle regole sugli aiuti di Stato».

Dunque, sul Mes l’Italia non dovrebbe proprio avere dubbi?

«Il Mes non è mai stato una creatura malefica in sé, ma nella crisi dell’eurozona è stato utilizzato nei confronti di Paesi, che comunque avevano abbondato in malgoverno, con una serie di errori e durezze eccessive da parte della Ue e del Fmi. È il caso della troika per la Grecia. Dunque è giusto guardare con grande attenzione la questione delle condizionalità.

Ma ho l’impressione che qualcuno, chiedendo condizionalità zero, cerchi in realtà un salvacondotto per poter fare in futuro qualsiasi disavanzo o debito pubblico. E questo il Mes, oserei dire per fortuna, non lo può dare».

Eppure il governo sostiene ancora ufficialmente che questo strumento non verrà utilizzato.

Ha senso?

«L’Italia è uno dei Paesi che hanno più interesse a che il Mes esista, sia ben dotato e all’occorrenza possa essere utilizzato con prontezza. Sì, perchè il nostro Paese – se fosse governato ancora a lungo all’insegna delle falsità e delle illusioni – potrebbe averne bisogno più di altri. Io avrei speso tutta l’energia negoziale italiana, come credo il ministro Gualtieri abbia fatto, per evitare condizionalità improprie o nascoste. Se questo risultato si confermerà, non vedo perché l’Italia, per timore di fantasmi che turbano i sonni di chi li ha scatenati, debba rifiutarsi a priori di utilizzare il Mes».

Mes e bond significano però anche debiti che poi andranno a un certo punto rimborsati.

Come farà l’Italia?

«Non voglio essere quello che dice sempre che ci vuole una patrimoniale, anche perché, a differenza di altri che ne parlano, una volta l’ho fatta. Ma l’Italia senza dubbio dovrà arrivare a un momento di verità in cui affrontare il tema di un debito che sarà cresciuto in modo consistente. Da questo punto di vista anche la lotta all’evasione va intensificata. Nel decreto “Salva Italia”, a fine 2011 introducemmo la totale trasparenza dei conti bancari per l’autorità fiscale, ma solo un anno fa lo strumento informatico che permette al Fisco di vedere i conti è stato attivato.

Non so se questo ritardo di sette o otto anni fosse proprio necessario».

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