MARCO CICALA, INVIATO :: La battaglia di Madrid contro il coronavirus –ANTEPRIMA DEL VENERDI’ IN USCITA IL 24 — REPUBBLICA DEL 23 APRILE 2020

Neri Pozza Editore | Marco Cicala

Marco Cicala è nato a Roma. Dal 2001 è inviato del Venerdì di Repubblica. Per Neri Pozza sta curando la pubblicazione delle opere del giornalista e scrittore spagnolo Manuel Chaves Nogales, del quale sono usciti nel 2014 Agonia della Francia e Juan Belmonte matador.

 

REPUBBLICA DEL 23 APRILE 2020

https://rep.repubblica.it/pwa/anteprima/2020/04/23/news/

madrid_coronavirus_covid_spagna_morti_quarantena_

silenzio-254524758/

 

 

Plaza de Cibeles, a Madrid, deserta per l’emergenza (Getty images)

 

 

Anteprima

Il Venerdì

 

Calle de Ponzano a Madrid è ricca di ottimi locali dove ...

 

La battaglia di Madrid contro il coronavirus

23 APRILE 2020

Gli errori del governo e dell’opposizione. Le polemiche su web e tv. L’inventiva e le follie della gente. Cronache da una città che viveva in strada e che anche in casa è più viva che mai

 

DAL NOSTRO INVIATO MARCO CICALA

Calle Ponzano Madrid | Spotted by Locals

CALLE DE PONZANO A MADRID

Ponzano - ME by Melia

MADRID.

Un chilometro di strada, settantadue bar.

Negli ultimi anni Calle de Ponzano è diventata la main street del mangia&bevi madrileno (finiamola con la parola movida, non se ne può più). Lo è diventata al punto da meritarsi un neologismo: il “ponzaning, ovvero lo sfarfallare da un locale all’altro lungo Calle de Ponzano. Un’attività che sbirciando dal balcone di casa ho visto ammutolire fino ad azzerarsi brutalmente nello spazio di 48 ore. Non c’è stata nessuna progressione: un giorno i bar erano sold out, il giorno dopo deserti. Poi li hanno chiusi. Perché, a ritmo tremendo, Madrid stava diventando la capitale del contagio.

Lonely Planet on Twitter: "Calle Ponzano: where to go on Madrid's ...

CALLE DE PONZANO

 

In una città callejera, stradaiola come questa, la grande serrata fa più impressione che altrove. Regna un silenzio di campagna, rotto soltanto dai camion della spazzatura, dall’ululato dei semafori sonori, dai flash mob che alle 20 si accendono sui balconi, ma che dopo l’euforia iniziale vanno facendosi più mosci.

Rientrando dal supermarket, mi cade l’occhio sul primo piano dei palazzi. Dalle finestre penzolano ancora i cartelli con scritto No ruido – Basta rumore – affissi per protestare contro gli schiamazzi etilici del ponzaning. Ma scommetto che adesso gli inquilini preferirebbero di parecchio la vecchia cagnara a quest’atmosfera lugubre.Per gli oltre 300 mila tra bar e ristoranti di Spagna si mette male. Hanno chiesto al governo una moratoria fiscale. Se non altro perché quando si comincerà a riaprire loro saranno gli ultimi a poterlo fare. Contingentare, scaglionare, mantenere la gente a distanza nei locali sarà ovunque un’impresa. Figuriamoci qui, dove un bar che si rispetti o è stracolmo oppure non è.

 

LA LIANTA » Calle Ponzano, 10. Madrid.

 

 

Dal millennial al pensionato, per un gin tonic o una tisana, lo spagnolo si muove di preferenza in branco. È attratto quasi sessualmente dalla calca. Se in una birreria c’è ressa lui non salta alla successiva, ma si tuffa ingolosito nella mischia. Adora incastrarsi in un timballo di grida, spintoni, fiati, sudori, odori, afrori. Più sta appiccicato e più è felice.

 

PONZANO 10

 

 

Lo spagnolo stravede insomma per tutto quanto veicola il virus. Anche per questo – lutti a parte – è oggi tra gli europei più afflitti. Però tiene botta con disciplina nella pubblica igiene, negli spostamenti, nelle file fuori dagli alimentari, gli uffici postali, le farmacie. Poi va a rintanarsi in appartamenti spesso angusti, che si sviluppano verso l’interno, le finestre affacciate su chiostrine. Delle terrazze molte sono state ricoperte per guadagnare una stanza. “Si vive in strada e le case sono particolarmente inadatte al confinamento” ricordava in un’intervista il presidente dell’Ordine degli architetti.

 

Casa Picsa, another gem on Calle Ponzano - Naked MadridNaked Madrid

CASA PICSA- CALLE PONZANO

 

 

Il 30 per cento degli spagnoli abita in spazi tra 75 e 90 metri quadrati. Contro la claustrofobia si dà fondo all’inventiva, vuoi alla santa follia latina: in un video, che prima dell’emergenza si sarebbe detto “virale”, si vedono due ragazzotti palleggiare a racchettoni dai rispettivi balconi. In un altro filmato – giocando forse sull’equivoco tra “mascherina” e “maschera” – un picchiatello travestito da Batman alza in trofeo, tra le ovazioni del vicinato, un pacco dell’ambitissima carta igienica che si è appena procacciato grazie alle sue bat-risorse. Va forte anche il tutorial dell’ingegnoso nonnetto che spiega come ricavare uno scudo facciale anti-Covid da una bottiglia di plastica.

 

Calle de Ponzano a Madrid è ricca di ottimi locali dove ...

 

Ma qualche incauto non regge. Svalvola. Giorni fa la polizia ha interrotto un festino in un appartamento – forse un lupanare – del barrio di Tetuán. Dentro, due tizi e quattro povere criste. Tutti sbronzi “y totalmente desnudos“. I bagordi andavano avanti da ore. A dare l’allarme sono stati i vicini, indispettiti dal via vai al portone e dalla musica a manetta.

 

El Secreto de Ponzano - Madrid

CALLE PONZANO

 

 

Distretto dell’immigrazione ecuadoriana, dominicana, colombiana, Tetuán è tra i quartieri operai più popolati di Madrid: 154 mila abitanti. L’epidemia l’ha colpito con ferocia. In percentuale, è il terzo della città per contagi. Ma “non fidatevi delle cifre: le stanno truccando al ribasso” continua a ruggire l’opposizione di destra. Più quella estrema di Vox che i centristi del Partido Popular. Censura, notizie manipolate, gestione scriteriata dell’emergenza: il già gracile governo a trazione socialista è accusato di ogni nefandezza. In rete, i propagandisti di Vox gli hanno sparato contro un fotomontaggio horror che mostra la Gran Via, l’arteria madrilena dello shopping, ricoperta di bare. E giù polemiche sulla polemica.

 

 

CALLE TETUAN ,MADRID DE LOS AUSTRIAS 6-8-2006 | CALLE TETUAN… | Flickr

CALLE TETUAN

 

 

Perlomeno all’inizio, la Spagna ha sottovalutato la crisi. Nelle settimane cruciali che hanno preceduto l’esplosione dell’epidemia si è rimasti in un torpido attendismo. L’8 marzo – appena sette giorni prima che venisse deciso il lockdown e in barba agli allarmi sanitari – non c’è stato verso di annullare la manifestazione per la festa della donna che a Madrid ha portato in piazza 120 mila persone. La grande macchina militante si era messa in moto e politicamente sarebbe stato troppo costoso fermarla. “Ne uccide più il machismo che il coronavirus” si leggeva sugli striscioni. Qualche intelligentona lo gridava pure.

Calle Topete | Imagina Madrid

CALLE TOPETE – DISTRITO DE TETUAN

 

Ma niente paura, la destra si è subito precipitata a bilanciare l’imbecillità di sinistra: quella stessa domenica 8 marzo novemila supporter di Vox si radunavano per un comizio nel palasport di Vistalegre. Ovviamente, mai sarà dato sapere in che misura i due dissennati assembramenti abbiano contribuito ad aggravare il contagio. Di sicuro c’è che in Spagna sono risultati positivi al test esponenti dell’intero arco parlamentare, dai socialisti ai leader di Vox passando per quelli di Podemos, l’ultrasinistra che appoggia il governo di Pedro Sánchez. Di bipartisan resta ormai solo il virus.

Mentre i bollettini giornalieri riferivano numeri da ecatombe, si guardava all’Italia come a un Paese solo un po’ meno esotico e remoto della Cina. Le liturgie quotidiane procedevano senza percepibili alterazioni. Per combattere l’insonnia, l’ultimo sabato prima che scattasse il confinamento mi sono fatto un lungo giro notturno in centro, con uno scaldacollo di Decathlon issato su a passamontagna.

Fuori dalle discoteche c’era la coda. Nei locali delle zone più gaudenti – Malasaña, Chueca, Puerta del Sol – l’affollamento era quello di un weekend qualsiasi. In uno storico bar della Gran Via comitive di turisti facevano il trenino. Notando che prendevo appunti, uno m’ha detto scherzoso: “Sembri un agente della polizia segreta albanese”.

La notte era rigida, ma davanti a una disco dell’elegante calle de Miguel Angel sbandavano grappoli di ragazzine inglesi con indosso abiti dello spessore d’una sottoveste. Niente calze. Qualcuna tornava in albergo a piedi nudi. Le scarpe in mano.

 

 

 

Hotel Miguel Angel (Madrid) da 120€ - Volagratis

 

Hotel Miguel Angel desde 106€, Madrid

 

Poco più giù c’è il sontuoso Hotel Miguel Angel. La Madrid-bene ci va a prendere l’aperitivo. Adesso 110 stanze sono state trasformate in ospedale per i malati meno gravi. L’associazione albergatori ha messo a disposizione 9 mila posti letto in 40 strutture.

In questa primavera madrilena, oltretutto straordinariamente piovosa, l’umore generale è molto distante da quello degli sbarazzini personaggi di Diarios de la cuarentena, la sitcom partita sulla tv pubblica tra le contestazioni. Coppie sull’orlo di una crisi da Covid, single nevrotici, pensionati arzilli e adolescenti che l’isolamento coatto rende più antipatici del solito. Gli sketch sono stati realizzati con mezzi emergenziali: agli attori la produzione ha recapitato a domicilio un kit per autofilmarsi.

 

Pedro Almodovar, il compleanno: I miei primi incredibili 70 anni

PEDRO ALMODOVAR — I MIEI 70 ANNI

 

Ma non è un po’ troppo presto – ci si chiede – per buttare in commedia questo macello? Meglio le cronache agrodolci che da qualche settimana Pedro Almodóvar pubblica su eldiario.es, giornale online, raccontando la propria reclusione di ipocondriaco, cinefilo, ex enfant terrible diventato un settantenne solitario, malinconico e dalla lacrima facile.

encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcS...

 

Come l’alter ego Antonio Banderas in Dolor y gloria, l’ultimo film, largamente autobiografico, in parte girato nell’appartamento di 400 metri quadrati dove Pedro sta scrivendo oggi le sue prigioni. Non lontano da lì sorge il grande ospedale San Carlos, che però tutti chiamano “el Clínico“. Nel 1939, tra le macerie dell’antico edificio, veniva firmata la resa alle truppe franchiste.

Ma, dopo 30 mesi di resistenza, Madrid non era caduta: l’avevano presa per sfinimento. I paragoni con la guerra sono un’idiozia. Però, a ottant’anni di distanza, guardo gli addetti che distribuiscono mascherine nel metrò, le cassiere che nei supermarket spruzzano disinfettante al passaggio di ogni cliente, le vecchiette che mettono in borsa birre da un litro; guardo l’impassibile coltello del norcino che affetta il prosciutto come se fosse un’arte marziale; guardo i miei dirimpettai che in finestra seguitano a fumare come ai tempi di Bogart.

Guardo tutto questo e mi dico che, in giorni d’incertezza cosmica, di una cosa sono sicuro: Madrid non cadrà nemmeno stavolta.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a MARCO CICALA, INVIATO :: La battaglia di Madrid contro il coronavirus –ANTEPRIMA DEL VENERDI’ IN USCITA IL 24 — REPUBBLICA DEL 23 APRILE 2020

  1. Donatella scrive:

    Da questa cronaca viene un’immagine simpatica, pasticciona, carpe diem degli Spagnoli: che ci superino in nefandezze?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *