+++ Toni De Marchi e Carlo Tecce:: Lo shopping di Egitto e Turkmenistan: elicotteri, caccia e armi- IL FATTO QUOTIDIANO DEL 24 MAGGIO 2020 – pag. 16

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 24 MAGGIO 2020 – pag. 16

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Lo shopping di Egitto e Turkmenistan: elicotteri, caccia e armi

Lo shopping di Egitto e Turkmenistan: elicotteri, caccia e armi

Industria bellica italiana – Ecco tutte le commesse del 2019 contenute nella relazione presentata dal governo in Parlamento

di Toni De Marchi e Carlo Tecce |

24 MAGGIO 2020

 

 

 

Il Turkmenistan, dove sta il Turkmenistan? Pochi lo sanno davvero, e ancora meno probabilmente ne conoscono la Capitale, Ashgabat. Chi però lo sa, senz’altro, sono gli uomini di Leonardo, la multinazionale degli armamenti che ha preso il posto di Finmeccanica e che nel 2019 ha venduto ai turcomanni 6 modernissimi aerei da combattimento M346.

Facendo balzare il Paese asiatico, governato da una dittatura, al secondo posto dell’esclusiva classifica dei clienti di armi italiane con 446,1 milioni di euro su un totale del settore tricolore di 5,17 miliardi nel 2019. Nel 2018 il suo conto era a zero.

Primo invece, con quasi il doppio di cifra d’affari, è l’Egitto del generale Al Sisi: 881 milioni in gran parte spesi per l’acquisto di 32 elicotteri, 24 AW149 e 8 AW189. Anche questa una commessa targata Leonardo.

Gli AW149 sono destinati alla Marina egiziana che ha in corso un importante programma di potenziamento, soprattutto in funzione del controllo degli estesi giacimenti di gas recentemente scoperti nella sua piattaforma continentale.

E il Cairo attende la consegna di una coppia di fregate Fremm di Fincantieri, inizialmente fabbricate per la Marina italiana e per tale motivo ancora bloccate dai militari. Le Fremm potrebbero attivare altri e più sostanziosi accordi sulle armi a scapito dei sempre guardinghi francesi, ma l’Egitto resta, per la pubblica opinione italiana, lo Stato che non collabora con le autorità giudiziarie di Roma sull’uccisione del ricercatore Giulio Regeni e che, di recente, ha arrestato Zaki, lo studente che rientrava a casa da un viaggio di studio a Bologna.

 

I dati sulle vendite si ricavano in gran parte dalla relazione annuale – imposta dalla legge 185/90 – sul commercio delle armi che il governo presenta al Parlamento. Nel documento di quest’anno, Egitto e Turkmenistan hanno spodestato dai primi posti dei compratori emiri e sceicchi del Golfo. E lo hanno fatto con il botto.

L’acquisto degli M346 era stato smentito più volte da Leonardo. L’aereo è uno dei più moderni sistemi d’arma prodotti dall’industria italiana. I 6 aerei per il Turkmenistan (4 della versione FA da combattimento e 2 della versione da addestramento, per un totale di 293,1 milioni di euro) non sono mezzi particolarmente sofisticati, tuttavia abbastanza efficaci da essere stati acquistati persino da Israele.

Ma da nessuna parte della pur voluminosa relazione (sono oltre 1.800 pagine in due tomi) appare la notizia che il Paese asiatico, noto per il suo regime repressivo e per essere quasi agli ultimi posti nelle classifiche della libertà di stampa e ai primi della corruzione, sia il committente dei caccia Leonardo. L’informazione la abbiamo potuta ricostruire soltanto con un complesso intreccio di dati sparsi tra transazioni bancarie, contratti e altro.

Dalla relazione 2020 apprendiamo pure che Arabia Saudita con 105,4 milioni ed Emirati Arabi Uniti con 89,9 milioni arretrano dai primissimi posti rispettivamente all’11º e 12º. I ritmi di acquisto dei due Stati sono rallentati dopo che negli anni scorsi avevano fatto il pieno di bombe della sarda RWM (ma di proprietà della tedesca Rheinmetall) e fatte cadere a centinaia sulle teste degli yemeniti.

Al contrario aumentano gli acquisti dell’Algeria: 172 milioni per navi cacciamine. Queste sono informazioni poco più che aneddotiche perché la relazione è sempre più nebulosa. Per colpa di un’operazione sistematica di smantellamento della legge 185. Dalla relazione si apprendono altri andamenti del settore, alcuni curiosi, altri preoccupanti.

Scopriamo così anche l’attivismo sul mercato degli armamenti dell’Agenzia Industrie Difesa (Aid), una società del ministero della Difesa che commercializza i surplus delle forze armate e i prodotti degli stabilimenti industriali delle stesse.

Nel 2019 all’Aid sono state intestate 4 licenze per complessivi 4.675.530 euro. In maggioranza per materiali dismessi dalle Forze armate italiane. Si tratta di 26 elicotteri HH-3F Pelican e complessivamente 230 mezzi definiti “carri armati”, in realtà veicoli cingolati M-113. Gli elicotteri sono stati venduti, assieme a moltissime parti di ricambio alla società statunitense Clayton. Difficile sapere chi sia e cosa faccia veramente questa azienda. Probabile che usi gli elicotteri per venderli a pezzi come ricambi. Ma i Pelican sono elicotteri militari.

Così come è certo che finiranno lungo i rivoli e rivoletti del mercato parallelo delle armi i 230 veicoli cingolati M-113, venduti alla società belga Fts per un pugno di euro, appena 1,15 milioni di euro. La stessa azienda belga ha comperato dei cingolati antiaerei Sidam del- l’Esercito per 668mila euro. Questa vendita non risulta dalla relazione governativa.

Come non risulta la vendita per 4 milioni di euro alla società svizzera Ruag di 100 carri armati Leopard 1-A5, più ricambi, prelevati dai depositi dell’Esercito di Lenta, in provincia di Vercelli. Anche la Ruag propone mezzi militari “ricondizionati”. Il dilemma: a chi? Usciti dal territorio italiano, in che mani andranno i Pelican, gli M-113, i Leopard? Non potendo più controllare la destinazione finale di un’arma non si può sapere chi saranno gli utilizzatori degli armamenti. E la legge 185 non esiste più. Torniamo a Finché c’è guerra c’è speranza. Ma senza la satira.

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