MGP — grazie ! TOMASI DI LAMPEDUSA :: IL RACCONTO ” LA SIRENA ” / LIGHEA — scritto nell’inverno 1956/ 57, pubblicato postumo da Feltrinelli nel 1961– letto da INTV SAN LAZZARO

 

 

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Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo, 23 dicembre 1896 – Roma, 23 luglio 1957) è stato uno scrittore e nobile italiano. Letterato di complessa personalità e autore del noto romanzo Il Gattopardo. Personaggio taciturno e solitario, trascorse gran parte del suo tempo nella lettura. Ricordando la propria infanzia scrisse: ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone

 

 

La sirena è un racconto lungo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, noto anche come Lighea, dal nome scelto dalla moglie dello scrittore per la sirena che è al centro di una scrittura che si sviluppa tra un piano di realismo narrato e un piano fantastico evocato.

 

 

 

Nei due estremi e intensissimi anni della sua vita (1955-1957) Giuseppe Tomasi di Lampedusa mise insieme non solo le otto parti del Gattopardo, ma anche tre racconti e uno scritto di carattere autobiografico. Solo di recente, però, in seguito al ritrovamento di alcuni manoscritti originali, è stato possibile sottoporre i testi brevi a una rigorosa verifica filologica e, in particolare, è stato possibile ricostruire nella loro interezza i Ricordi d’infanzia, che ora acquistano una maggiore corposità. Il presente volume si apre appunto con i Ricordi d’infanzia, scritti nell’estate del 1955, che come spiega Gioacchino Lanza Tomasi nella prefazione “ci schiudono il laboratorio dello scrittore al tempo del suo capolavoro”. Segue La gioia e la legge, un breve apologo, perfetto di tono e di misura. Ma il racconto più celebre della raccolta è La sirena (precedentemente con il titolo Lighea, imposto dalla vedova dell’autore), scritto dopo una gita lungo la costa meridionale della Sicilia. Al centro della favola, al limite tra il reale e il surreale, spicca un personaggio formidabile: il vecchio professor La Ciura, che da giovane conobbe l’amore della Sirena e non poté più gustarne altro. Chiude il libro I gattini ciechi, dei tre racconti il più vicino come materia al Gattopardo, sebbene fosse nato come capitolo iniziale di un nuovo romanzo del quale ha mantenuto il titolo.

 

 

 

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Scritta nell’inverno del 1956-1957, la novella è il frutto della breve e tardiva stagione creativa di un autore che, in un giro brevissimo di anni (1956-1958), avrebbe portato l’autore a scrivere una piccola serie di racconti e opere di varia natura, inclusi lavori saggistici, tra cui il romanzo Il Gattopardo, a sperimentare l’insuccesso senza appello delle sue aspirazioni letterarie, ad andare incontro alla morte senza riuscire a vedere pubblicato alcuno dei suoi lavori letterari.

Il racconto, insieme ad altri, fu pubblicato solo postumo, nel 1961, da Feltrinelli, la stessa casa editrice a cui si doveva, tre anni prima, l’intuizione che aveva portato alla pubblicazione postuma del romanzo Il Gattopardo, una scelta coronata dal successo di critica e di pubblico che avrebbe consacrato l’autore su scala internazionale. Il manoscritto fu consegnato da Elena Croce (figlia del filosofo Benedetto) a Giorgio Bassani, che ne curò l’edizione e la prefazione presso l’editore milanese.

 

 

La narrazione ha inizio nel 1938 in una Torino brumosa e invernale, in cui avviene l’incontro tra due personalità diversissime tra loro, entrambi siciliani: l’illustre classicista Rosario la Ciura, professore in pensione, e il giovane Paolo Corbera di Salina, di nobili natali, laureato in legge e mediocre giornalista della Stampa, dall’orgoglio distrutto dopo essere stato “mollato” da due donnine (tote) ferite nell’orgoglio dalla scoperta della duplice relazione da lui intrattenuta.

Nonostante il divario culturale e generazionale, e le asprezze caratteriali del professore, dall’incontro, avvenuto in un bar di via Po, il giovane riesce a guadagnarsi, senza neppure saper come, la simpatia del professore. Ne nasce una reciproco interesse e un sodalizio di familiarità che porta pian piano il professore ad aprirsi con confidenza a quel giovane e a raccontargli di un episodio lontano, durante la preparazione al concorso per la cattedra di greco presso l’Università di Pavia. In quei giorni, rischiando di impazzire dopo mesi di studio matto, fu invitato da un amico a trasferirsi in una casupole sulle coste deserte della Sicilia, presso Augusta, dove l’incontro magico con una sirena lo avrebbe salvato e gli avrebbe cambiato per sempre la vita.

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