IL MANIFESTO — 24 LUGLIO 2020
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Da Gelli un milione ai Nar prima del 2 agosto
Strage di Bologna. Riscontri nella nuova indagine della Procura generale: pagamenti in contanti dai conti cifrati svizzeri, conferma di un incontro
Licio Gelli
M. Fr.
EDIZIONE DEL 24.07.2020
PUBBLICATO23.7.2020, 23:59
Un milione di dollari in contanti. Per la Procura generale di Bologna sarebbero la quota consegnata a mano da Licio Gelli pochi giorni prima della strage del 2 agosto 1980 ad alcuni esponenti dei Nar (Fioravanti, Mambro, Ciavardini) già condannati in via definitiva per l’attentato alla stazione. Soldi che arrivavano dai conti svizzeri di Licio Gelli e che facevano parte di una fetta più ampia di cinque milioni di dollari – o forse anche maggiore – che a più riprese sarebbero transitati da febbraio 1979 e fino al periodo successivo alla strage anche agli organizzatori e ai depistatori.
È uno dei nuovi particolari emersi dalla nuova indagine sui mandanti dell’attentato che poco tempo fa ha visto la richiesta di rinvio a giudizio per Paolo Bellini, ex di Avanguardia Nazionale, accusato di concorso nella strage del 2 agosto 1980.
L’inchiesta si è concentrata soprattutto sulle “menti” dietro la bomba, individuando in Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti già deceduti, come mandanti, finanziatori o organizzatori dell’attentato.
Gli inquirenti hanno scoperto che nei giorni immediatamente precedenti la strage Licio Gelli, un suo factotum e alcuni degli esecutori materiali dei Nar si trovavano nella stessa località. Gelli, o un suo emissario secondo i magistrati, avrebbero consegnato il milione di dollari in contanti agli attentatori. Un’altra parte di quei cinque milioni, circa 850mila dollari, finì invece a D’Amato, ex capo dell’Ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno e piduista, che teneva i contatti con la destra eversiva tramite Stefano Delle Chiaie, capo di Avanguardia nazionale.
E ancora un’altra fetta di quel denaro sarebbe servita invece a finanziare il depistaggio a mezzo stampa. In particolare, la Procura generale ritiene che una somma andò a Mario Tedeschi, ex senatore del Msi iscritto alla P2 e direttore del settimanale Il Borghese, perché portasse avanti una campagna sul suo giornale avallando l’ipotesi della pista internazionale – ancora in voga in alcuni ambienti come “pista palestinese” – dietro la strage.
Meno male che si continua a scavare nei molti “misteri” della nostra storia più recente. Quello che non capisco e di cui nessuno sui giornali parla è come mai due degli esecutori della strage di Bologna, condannati per questo ( parlo di Mambro e di Fioravanti) siano liberi e belli.