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Nâzım Hikmet (Salonicco, 15 gennaio 1902 – Mosca, 3 giugno 1963) è stato un poeta, drammaturgo e scrittore turco naturalizzato polacco. Definito “comunista romantico” o “rivoluzionario romantico”, è considerato uno dei più importanti poeti turchi dell’epoca moderna.
Nâzım Hikmet nacque a Salonicco, nell’allora Grecia ottomana, il 20 novembre del 1901 da un’agiata famiglia aristocratica. Il padre, Hikmet Bey, era un diplomatico, figlio di Çerkes Nâzım Pascià, un console turco[4], oltreché autore di poesie e racconti brevi (e da cui i genitori presero poi il nome per il futuro poeta), mentre la madre, Ayşe Celile Hanım, era una pittrice, appassionata di poesia francese, in particolar modo di Lamartine e Baudelaire, proveniente da una famiglia aristocratica di origini circasse, polacche, serbe, tedesche e francesi ugonotte.
…
Durante la guerra d’indipendenza turca, lavorò come insegnante a Bolu, aderendo al partito nazionalista di Atatürk, ma lasciandolo poco tempo dopo.[12] Costretto ad espatriare per motivi politici, nonché per la sua pubblica denuncia del genocidio armeno, riparò in Unione Sovietica.
Attratto dagl’ideali socialisti, studiò poi sociologia presso l’università di Mosca (1921-1928), dove scoprì i testi di Karl Marx e della rivoluzione sovietica e divenne comunista e antimilitarista.
A Mosca conobbe Lenin (per il quale nutrì profonda ammirazione e al quale dedicò in particolare Comunista! Voglio dirti due parole), Esenin e Majakovskij, che ebbe su di lui un’importante influenza. Si sposa la prima volta, ma l’unione dura poco e viene annullata dopo il suo ritorno in patria, in seguito ad un’amnistia. Nel 1924 fu una delle guardie d’onore accanto alla bara di Lenin
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https://it.wikipedia.org/wiki/Naz%C4%B1m_Hikmet
AUTOBIOGRAFIA (1962)
Sono nato nel 1902
non sono più tornato
nella città natale
non amo i ritorni indietro
quando avevo tre anni
abitavo Alepcon mio nonno pascià
a 19 anni studiavo a Mosca
all’università comunista
a 49 ero a Mosca di nuovo
ospite del comitato centrale
del partito comunista
e dall’età di 14 anni
faccio il poeta
alcuni conoscono bene le varie specie
delle piante altri quelle dei pesci
io conosco le separazioni
alcuni enumerano a memoria i nomi
delle stelle io delle nostalgie
ho dormito in prigioni e anche in alberghi di lusso
ho sofferto la fame compreso lo sciopero della fame
e non c’è quasi pietanza
che non abbia assaggiata
quando avevo trent’anni hanno chiesto
la mia impiccagione
a 48 mi hanno proposto
per la medaglia della Pace
e me l’hanno data
a 36 ho traversato in sei mesi
i quattro metri quadrati
di cemento
della segregazione cellulare
a 59 sono volato
da Praga all’Avana
in diciotto ore
ero di guardia davanti alla bara di Lenin nel ’24
e il mausoleo che visito sono i suoi libri
hanno provato a strapparmi dal mio Partito
e non ci sono riusciti
e non sono rimasto schiacciato
sotto gl’idoli crollati
nel 51 con un giovane compagno
ho camminato verso la morte
nel 52 col cuore spaccato ho atteso la morte
per quattro mesi sdraiato sul dorso
sono stato pazzamente geloso delle donne ch’ho amato
non ho invidiato nemmeno Charlot
ho ingannato le mie donne
non ho sparlato degli amici
dietro le loro spalle
ho bevuto ma non sono stato un bevitore
ho sempre guadagnato il mio pane
col sudore della mia fronte
che felicità
mi sono vergognato per gli altri e ho mentito
ho mentito per non far pena agli altri
ma ho anche mentito
senza nessun motivo
ho viaggiato in treno in areoplano in macchina
i più non possono farlo
sono stato all’Opera
i più non ci vanno non sanno
nemmeno che cosa sia
e dal ’21 non sono entrato
in certi luoghi frequentati dai più
la moschea la sinagoga la chiesa
il tempio i maghi le fattucchiere
ma mi è capitato
di far leggere la mia sorte
nei fondi di caffè
le mie poesie sono pubblicate
in trenta o quaranta lingue
ma nella mia Turchia
nella mia lingua turca
sono proibite
il cancro non l’ho ancora avuto
non è necessario che l’abbia
non sarò primo ministro
d’altronde non ne ho voglia
anche non ho fatto la guerra
non sono sceso nei ricoveri
nel mezzo della notte
non ho camminato per le vie
sotto gli aerei in picchiata
ma verso i sessant’anni mi sono innamorato
in una parola compagni
anche se oggi a Berlino sono sul punto
di crepare di tristezza
posso dire di aver vissuto
da uomo
e quanto vivrò ancora
e quanto vedrò ancora
chi sa.
foto di Nazim Hikmet e la moglie Munevver
Si fanno brevi i giorni,
incombono le piogge.
La mia porta era in attesa, spalancata.
Ma perché mai così in ritardo?
Peperoncini verdi e sale e pane, sulla mensa.
Metà del vino l’ho bevuto
nell’attesa.
Era per te.
Ma perché mai così in ritardo?
Ma ecco, dolce e tenera la frutta
sta sui rami, sana, piena.
Sarebbe stata a terra senza essere raccolta,
se avessi tu tardato un altro po’…
BIOGRAFIA
Il tormento della poesia
Il poeta turco Nazim Hikmet nasce a Salonicco (oggi parte della Grecia) il 20 novembre del 1902. Il padre Nazim Hikmet Bey è un funzionario di Stato, la madre, Aisha Dshalia, una pittrice. Studia prima francese ad Istanbul, in Turchia, poi si iscrive all’Accademia della Marina militare, ma è costretto ad abbandonarla per problemi di salute.
Come lui stesso confessa nella poesia “Autobiografia” (1962) comincia a fare il poeta a soli quattordici anni, introducendo per la prima volta il verso libero nella lingua poetica turca. La passione per la poesia gli viene trasmessa dal nonno paterno, che, oltre che pascià e governatore di varie province, è anche scrittore e poeta in lingua ottomana.
Durante la guerra di indipendenza in Anatolia si schiera con Kemal Ataturk, ma rimane molto deluso dagli ideali nazionalisti. Si iscrive così al partito comunista e inizia la carriera di insegnante nella Turchia orientale. Nel 1922 purtroppo viene condannato per marxismo e sceglie l’esilio volontario in Russia. Gli è infatti impossibile rimanere in patria, dove è oggetto di una forte ostilità a causa della sua pubblica denuncia dei massacri avvenuti in Armenia nel periodo 1915-1922 (degli Armneni, sopratutto ). In Russia la sua vita cambia radicalmente: si iscrive all’Università dei lavoratori d’Oriente e studia alla facoltà di sociologia.
Grazie agli studi universitari, viene in contatto con i grandi poeti e scrittori russi e riesce persino a conoscere uno dei suoi maestri: il poeta Majakovskij. Durante la permanenza in Russia si sposa, ma il matrimonio dura poco e viene annullato a seguito del suo ritorno in Turchia nel 1928. Riesce a tornare in patria, infatti, grazie all’amnistia generale. Il clima persecutorio però che lo circonda si fa sempre più pesante e, siccome il partito comunista è stato dichiarato illegale, lo stato turco non perde l’occasione di arrestarlo usando a pretesto dei futilissimi motivi, come l’affissione di manifesti illegali.
Nel periodo 1928-1936 Nazim Hikmet trascorre circa cinque anni in carcere, durante i quali scrive ben cinque raccolte di versi e quattro poemi lunghi. Durante questo periodo i suoi interessi letterari si diversificano ed, oltre alle poesie, lavora alla stesura di romanzi e testi teatrali, collaborando anche con alcuni giornali in qualità di giornalista e correttore di bozze. Compie qualsiasi lavoro, anche il rilegatore, pur di mantenere sua madre (rimasta vedova), la sua seconda moglie e i figli di lei.
Nel 1938 Hikmet viene arrestato con l’accusa di aver incitato la marina turca alla rivolta con le sue poesie. Sembra, infatti, che i marinai amino leggere il suo poema “L’epopea di Sherok Bedrettini” che racconta della rivolta dei contadini contro l’impero ottomano nel 1500. La condanna è durissima: ben ventotto anni di carcere. Rimane in prigione per quattordici lunghi anni, durante i quali scrive le sue poesie più significative. I libri di Nazim Hikmet vengono tradotti in tutto il mondo e la sua fama di poeta cresce ovunque tranne che in patria, dove, come dovrà ammettere lui stesso con rammarico, le sue poesie non vedranno mai la luce nella loro lingua originale.
Ne chiede la scarcerazione una commissione internazionale tra i cui membri ci sono anche Jean Paul Sartre e Pablo Picasso. Il poeta continua la sua dura battaglia contro il governo turco e dà vita a ad uno sciopero della fame della durata di 18 giorni, a seguito dei quali è vittima di un attacco cardiaco. Durante il periodo di prigionia, divorzia dalla seconda moglie per sposare una traduttrice dalla quale avrà un figlio. Grazie all’intercessione della commissione internazionale, viene scarcerato nel 1949, ma è vittima di ben due tentativi di assassinio che lo costringono a fuggire nuovamente a Mosca. Tutto questo accanimento contro Hikmet, che lo stato tenta addirittura di mandare al fronte nonostante la salute sia malconcia dopo l’attacco cardiaco, contrasta con i riconoscimenti internazionali che gli vengono tributati, tra i quali il “World Peace Council prize”; viene anche candidato al Nobel per la pace nel 1950.
L’ultima fuga di Hikmet all’estero è quasi un romanzo d’avventura: parte con una barchetta da Istanbul, ma mentre tenta di attraversare il Bosforo viene colto da una tormenta. Il caso vuole che riesca ad attirare l’attenzione di una nave bulgara, urlando il suo nome. Ma per quanto la nave segnali di averlo visto, non effettua nessun tentativo di salvataggio. Nazim quasi dispera di potersi salvare, quando la nave si avvicina e gli consente di salire a bordo. Nella cabina del capitano si ritrova di fronte ad un manifestino con la sua foto e la scritta “Salvate Nazim Hikmet”. Il capitano aveva quindi impiegato un po’ di tempo a salvarlo solo per ricevere indicazioni sul da farsi dal governo di Bucarest.
Si trasferisce così nuovamente a Mosca. La Turchia intanto lo priva della cittadinanza. E’ la Polonia a conferirgli una nuova cittadinanza, grazie all’esistenza di un vecchio progenitore da cui, secondo Nazim, derivano i suoi capelli rossi. Di nuovo a Mosca nel 1960, divorzia dalla terza moglie per sposare la giovanissima Vera Tuljakova ( 38 anni )
Vera Tulyakova ( 19 Mag 1932,
Russia- 19 Mar 2001 (68 anni)
http://tuttoho.altervista.org/2017/01/09/nazim-hikmet-ce-un-albero-dentro-letto-mimmo-pelini/
Ho sognato della mia bella
Ho sognato della mia bella
m’è apparsa sopra i rami
passava sopra la luna
tra una nuvola e l’altra
andava e io la seguivi
mi fermavo e lei si fermava
la guardavo e lei mi guardava
e tutto è finito qui.
DA : ” IL SENTIERO “, LINK SOPRA
I tuoi occhi
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che tu venga all’ospedale o in prigione
nei tuoi occhi porti sempre il sole.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
questa fine di maggio, dalle parti d’Antalya,
sono così, le spighe, di primo mattino;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
quante volte hanno pianto davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,
nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
ma non un giorno han perso il loro sole;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che s’illanguidiscano un poco, i tuoi occhi
gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:
allora saprò far echeggiare il mondo
del mio amore.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
così sono d’autunno i castagneti di Bursa
le foglie dopo la pioggia
e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
verrà un giorno, mia rosa, verrà un giorno
che gli uomini si guarderanno l’un l’altro
fraternamente
con i tuoi occhi, amor mio,
si guarderanno con i tuoi occhi.
Angina pectoris
Se qui c’è la metà del mio cuore, dottore,
l’altra metà sta in Cina
nella lunga marcia verso il Fiume Giallo.
E poi ogni mattina, dottore,
ogni mattina all’alba
il mio cuore lo fucilano in Grecia.
E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno
quando gli ultimi passi si allontanano
dall’infermeria
il mio cuore se ne va,dottore,
se ne va in una vecchia casa di legno,
a Istamburg.
E poi sono 10 anni,dottore,
che nn ho niente in mano da offrire al mio popolo,
niente altro che una mela
una mela rossa,il mio cuore.
E’ per tutto questo,dottore,
e non per l’alteriosclerosi,per la nicotina,per la
prigione,
che ho questa Angina Pectoris.
Guardo la notte attraverso le sbarre
e malgrado tutti questi muri che mi pesano sul petto
il mo cuore batte con la stella più lontana.
Nazim Hikmet, come Neruda, potrebbe dire: “Confesso che ho vissuto”.