+++ DARIO FABBRI, PRIMA PUNTATA SULLE ELEZIONI USA :: Le elezioni non cambieranno la traiettoria degli Stati Uniti — LIMES ONLINE DEL 24 SETTEMBRE 2020

 

 

LIMES ONLINE DEL 24 SETTEMBRE 2020

https://www.limesonline.com/elezioni-usa-2020-presidenziali-trump-biden-politica-estera-strategia/120168

 

 

Le elezioni non cambieranno la traiettoria degli Stati Uniti

 

Carta di Laura Canali - 2020

Carta di Laura Canali – 2020

 

 

 24/09/2020

Prima puntata di una serie sulle implicazioni geopolitiche delle presidenziali americane, in esclusiva su Limesonline. Trump e Biden possono avere retoriche e tattiche diverse, ma gli obiettivi strategici della superpotenza rimangono gli stessi.

 

di Dario Fabbri

USA 2020S  DONALD TRUMP

 

Questa è la prima puntata di “Usa 2020s”, una serie sulle presidenziali americane in esclusiva su Limesonline. Uno sguardo ai fattori (e agli Stati) che più influenzeranno il voto e alle conseguenze delle elezioni sulla traiettoria geopolitica della superpotenza nel prossimo decennio. Dopo la pubblicazione, tutte le puntate di Usa 2020s sono qui:::

https://www.limesonline.com/tag/usa-2020s

 

 

 

Cogliere il senso geopolitico delle prossime presidenziali negli Stati Uniti d’America è compito complesso, trascendente le spiegazioni convenzionali – mediamente politologiche, se non drammaticamente partigiane.

 

Nel valutare le elezioni altrui l’analista geopolitico deve comprendere se queste determineranno una variazione delle tattiche adottate dal soggetto in questione, quindi stabilire se tali cambiamenti risulteranno o meno favorevoli alla nazione cui appartiene. Nient’altro.

 

Non deve sognare mutamenti strategici, perché questi sono provocati da sconvolgimenti strutturali, domestici e internazionali, mai dalle consultazioni politiche. Di più. Quotidianamente intento a muoversi negli abissi, deve saper immaginare cosa sarà di una potenza indipendentemente dalle elezioni – nel caso specifico, senza conoscere se vincerà Trump oppure Biden.

 

Perché, se esistenti nel medesimo periodo storico, presidenti di opposto colore politico si ritrovano a perseguire una politica estera assai simile.

 

Nel pieno di una congiuntura che si impone alla politica, la superpotenza non cambierà la propria inclinazione. Segnata da notevole fatica imperiale, obbligata a rimanere nel mondo per difendere il primato benché desideri tornarsene a casa, l’America continuerà a raccontare disimpegno pur conservando la propria proiezione sul pianeta.

 

Future amministrazioni targate Trump o Biden proporranno retoriche diverse, forse impiegheranno tattiche divergenti, ma inseguiranno gli stessi obiettivi strategici, con mezzi identici.

 

 

Carta di Laura Canali - 2019Carta di Laura Canali – 2019

 

 

Nei prossimi anni Washington continuerà ad aggredire le crepe strutturali della Cina, incrementerà il soffocamento della Russia, confermerà il proprio dominio sull’Europa, danneggerà le velleità della Germania, impedirà a una nazione autoctona di governare il Medio Oriente. Senza cacciarsi in guerre di portata massiccia, senza intestarsi il post di possibili cambi di regime.

 

 

Nel concreto, colpirà ulteriormente le esportazioni e lo sviluppo tecnologico della Repubblica Popolare, costringendola nei mari rivieraschi.

Se rieletto, Trump annuncerebbe nuovi dazi e sanzioni, difenderebbe propagandisticamente i diritti di uiguri e hongkonghesi, magnificherebbe gli accordi raggiunti con indiani, australiani, giapponesi.

Se vincente, Biden manterrebbe le tariffe del predecessore; userebbe la questione della privacy per isolare il settore informatico cinese; al massimo conierebbe un nuovo slogan (dopo “perno asiatico” e “Indo-Pacifico”) per avvicinare le nazioni asiatiche, per geografia inclini a scegliere gli Stati Uniti, già cooptate dall’attuale amministrazione.

 

 

L’America non aprirà alla Russia e non siglerà alcuna intesa con il Cremlino. Per ritrosia degli apparati, sicuri che la riabilitazione del vecchio nemico produrrebbe una pericolosa intelligenza tra Mosca e le principali cancellerie occidentali, con il concreto rischio di perdere il controllo sull’Europa, tuttora spazio decisivo del pianeta. Per somma delusione di entrambi gli sfidanti, disposti a trattare con Putin per utilizzare il potenziale militare e geografico della Federazione russa contro la Cina. Sebbene portatori di retoriche opposte, più utilitaristica quella trumpiana, genuinamente affascinata dall’uomo forte; più positivista quella bideniana, dolosamente pensata per offrire alla Russia la possibilità entrare nell’immaginifica “comunità internazionale”.

 

 

Esaltando i legami con gli ex paesi comunisti, la superpotenza insisterà nel disarticolare l’Unione Europea, giudicata nella nefasta disponibilità della Germania. I due possibili presidenti impiegherebbero tattiche diverse per centrare lo stesso scopo. Trump rilancerebbe la propaganda nazionalistica, il proprio (irrilevante) astio per le costruzioni multilaterali. Pur cantando le lodi dello spazio comunitario per segnare discontinuità col suo (eventuale) predecessore, Biden si impegnerebbe per creare distanza tra le nazioni che lo compongono e criticherebbe dietro le quinte un altro salvataggio dell’area economica.

 

 

Carta di Laura Canali - 2020

Carta di Laura Canali – 2020

 

 

Così proseguirà l’ostilità nei confronti di Berlino. Anche qui, con impianti scenografici alternativi. L’amministrazione Trump adopererebbe toni apocalittici, provando a trasferire altrove una parte dei militari statunitensi per costringere i tedeschi a uscire allo scoperto, nella certezza che un ritorno alla storia di Berlino terrorizzerebbe gli altri europei. L’amministrazione Biden rilancerebbe posticciamente l’impossibile asse con la Repubblica Federale, quindi manterrebbe (forse aumenterebbe) i soldati presenti tra Reno e Oder; per guidare dall’interno l’offensiva anti-teutonica, per manipolare la traiettoria dell’alleato.

 

Infine, si confermerà l’americano perseguimento di un equilibrio di potenza in Medio Oriente, attraverso la proclamazione di improbabili ritiri, obbligando le nazioni autoctone sul territorio. Con Trump che rinnoverebbe la massima pressione applicata all’Iran, prima di concentrarsi sulla Turchia. Con Biden che fin da subito ripartirebbe la propria attenzione tra Teheran e Ankara.

 

Manovre distinte nella forma eppure identiche nella sostanza, pensate per rincorrere traguardi strategici indifferibili, a fronte di un acuto malessere percepito nel ventre del paese. Realtà inaggirabile che, specie alle nostre latitudini, dovrebbe sconsigliare ogni tifo per i due candidati, perfettamente estranei agli schieramenti politici nostrani.

 

Non solo perché l’azione delle rispettive amministrazioni avrebbe conseguenze molto simili sul nostro paese. Anche per la decisiva consapevolezza che tanto Trump quanto Biden guiderebbero una nazione straniera. Ovvero, se chiamati a scegliere, si salverebbero reciprocamente giacché membri della medesima collettività, mentre non muoverebbero un dito per i loro (candidi) fan italiani.

 

 

Carta di Laura CanaliCarta di Laura Canali

 

 

 

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1 risposta a +++ DARIO FABBRI, PRIMA PUNTATA SULLE ELEZIONI USA :: Le elezioni non cambieranno la traiettoria degli Stati Uniti — LIMES ONLINE DEL 24 SETTEMBRE 2020

  1. Donatella scrive:

    Questa analisi sulla probabile politica estera degli USA, qualunque sia il suo presidente, sembra molto verosimile. Forse, con Biden presidente, migliorerebbe però la situazione interna.

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