REPUBBLICA DEL 12 aprile 2021
Scuola a distanza, la prof e la benda per interrogare. Gli studenti: ora basta
di Enrico Ferro
La studentessa bendata durante l’interrogazione a Padova
VERONA – Troppo brava per essere vero, troppo preparata per essere creduta. “Prenda una sciarpa e si bendi, voglio vedere se ha studiato davvero”. Una studentessa quindicenne di un liceo di Verona si è sentita fare questa richiesta dalla professoressa di Tedesco durante l’interrogazione. Mestamente ha accettato, nonostante la vergogna e l’umiliazione per il fatto di essere vista da tutti i compagni di classe collegati in quel momento. Storie di Dad, l’ormai famigerata Didattica a distanza.
Lo scorso mese di ottobre un caso analogo era stato segnalato in un liceo di Scafati, vicino a Salerno.
Scafati è un comune italiano di 48 762 abitanti ( dati 2020 ) della provincia di Salerno in Campania.
Scafati è all’altezza di Nocera Inferiore
Sette mesi dopo e 720 chilometri più a nord, ecco una nuova interrogazione orale bendata. Stavolta però gli studenti sono decisi ad andare fino in fondo: hanno già parlato con il dirigente scolastico e chiedono provvedimenti definendo la richiesta “repressiva e violenta”.
Giovedì mattina, dunque: giro di interrogazioni orali in Lingua e Letteratura tedesca nella seconda classe di questo liceo. Una studentessa inizia in modo brillante e questo, dopo poche battute, fa insospettire la prof. Dopo un anno di Didattica a distanza i docenti hanno aumentato in modo considerevole i sospetti sui trucchi usati da qualche studente: dal libro posizionato sulla scrivania fuori dal campo visivo della telecamera, ai bigliettini appesi intorno al monitor, ai post-it appiccicati alle pareti di casa, per finire con le diavolerie più tecnologiche. È probabilmente a causa di questi dubbi che la professoressa, a un certo punto, ha chiesto alla ragazza di coprirsi gli occhi.
Gelo nell’aula virtuale. Rifiutare avrebbe significato far terminare anzitempo l’interrogazione e, probabilmente, anche con un voto insufficiente. “Mi sono sentita a disagio, come se mi stessero accusando di imbrogliare”, ha detto la giovane parlando con i rappresentanti d’istituto e con gli esponenti della Rete degli studenti medi veronesi.
“Già è un momento difficile, non capiamo come si possa pensare di umiliare in questo modo i ragazzi”, dice Camilla Velotta, responsabile locale della Rete.
I compagni di classe, collegati con la piattaforma Teams, hanno fotografato la schermata. E quell’immagine è finita anche nelle chat dei genitori, suscitando uno sdegno unanime. “Il nostro appello è di denunciare tutti i professori che fanno simili richieste: noi ci siamo, ci occuperemo delle vertenze”, avvisa Lorenzo Baronti, rappresentante d’istituto.
La registrazione della lezione potrebbe arrivare fino all’Ufficio scolastico regionale, cui competono i provvedimenti disciplinari nei confronti degli insegnanti delle scuole del territorio. “È inaccettabile che sulla scorta dell’emergenza vengano calpestati i diritti”, protesta la Rete degli studenti medi, che il 7 aprile scorso ha organizzato uno sciopero per denunciare tutti i limiti della Didattica a distanza. L’interrogazione con gli occhi bendati è sicuramente uno di questi.
Forse la tarda età mi ha fatto diventare più conservatrice, ma francamente mi sembra eccessivo il clamore suscitato da questo fatto. Con la didattica a distanza credo che i trucchi per “ingannare” i prof. siano stati resi più facili da attuare. Per carità, è un po’ un gioco come ” guardie e ladri”: da parte dei prof. c’è un certo sospetto di raggiro, da parte degli studenti , almeno alcuni, la voglia di aggirare gli ostacoli. In presenza tutto questo diventa meno drammatico, mentre la benda sugli occhi richiama immagini di tortura e umiliazione. Bisognerebbe conoscere i soggetti: magari la studentessa era una brava, che non meritava quell’umiliazione; magari la prof. era troppo maliziosa. Insomma, da tutto questo emerge purtroppo un legame inesistente o scarso tra docente e studente, indispensabile perché l’insegnamento passi in modo positivo, avendo costruito una relazione “umana”. Di questo forse bisognerebbe preoccuparsi e non solo per la didattica a distanza, che speriamo sia un fatto contingente. Purtroppo non abbiamo finora sentito niente di concreto per quanto riguarda il miglioramento della scuola, se non un accenno all’aumento degli istitui tecnici.