REPUBBLICA DEL 21 MAGGIO 2021
https://www.repubblica.it/cronaca/2021/05/18/news/trivelle-301606262/?rss&ref=twhr
Trivelle in Adriatico, via libera del governo. L’ira dei sindaci: “Così scivoliamo sotto l’acqua. Addio a vongole e turismo”
dalla nostra inviata Brunella Giovara
Il ministero alla Transizione ecologica ha dato l’ok a trivellare il giacimento di gas davanti alle coste venete ed emiliano-romagnole. I cittadini del delta del Po sono in allarme, in attesa delle direttive nazionali, in arrivo a settembre
21 MAGGIO 2021
GORO (FERRARA) – Qualcuno ha paura di Teodorico? Un sacco di gente, sparsa qua e là sul delta del Po, che sono tanti Po che qui finiscono in mare. E guardando in direzione Croazia, si può solo immaginare la vastità del giacimento di gas che porta il nome minaccioso del re degli Ostrogoti. C’è il progetto di cominciare a trivellarlo, costruendo una nuova piattaforma estrattiva.
Il ministero alla Transizione ecologica ha dato il via libera ambientale, la cosa ha fatto arrabbiare (è un eufemismo) tutti i sindaci della zona, di destra e di sinistra, i due parchi del Delta – parte veneta e parte emiliana-romagnola – una Regione come il Veneto, e si aspetta la pronuncia dell’Emilia Romagna, in attesa delle direttive nazionali che arriveranno a settembre.
“Sia chiaro, noi non vogliamo diventare come Taranto”.
Gianni Padovani è il sindaco di Mesola, ed è anche presidente della Comunità del Parco, che associa i colleghi di Ravenna, Alfonsine, Cervia, Comacchio, Codigoro, Ostellato, Goro, Argenta.
Al di là del confine, quelli di Porto Tolle, Ariano nel Polesine, Taglio di Po, Porto Viro, Rosolina.
Territorio enorme, 136mila ettari di area protetta, riserva di biosfera e quindi Mab Unesco, che significa “Man and the Biosphere”, sono aree dove si tutelano la biodiversità e lo sviluppo sostenibile.
“Da quando siamo stati incoronati come Mab, abbiamo puntato tutto sul turismo ambientale, e slow. Il nostro è un territorio poco urbanizzato, il mare è quello della pesca e delle vongole, per noi anche una trivella è già troppa”, dice Padovani, e ricorda anche che nel Boscone della Mesola vive il cervo autoctono (Cervus Elaphus), unico in Italia.
“Il discorso è questo: non puoi essere un parco, con un’economia basata su pesca e turismo, e contemporaneamente un punto di estrazione di idrocarburi. Un conto è l’idrogeno, un altro il gas…”.
COMACCHIO
In più, nel Recovery Fund sono previsti ben 55 milioni per un progetto di protezione delle pinete e delle dune, paludi e saline, musei e capanni, e il birdwatching, da Rosolina a Ravenna, Padovani non può che rilevare l’incongruenza.
Ma c’è una parola chiave, in tutta questa faccenda, ed è subsidenza. Vuol dire l’abbassamento del territorio, che lentamente scivola a mare. “Un centimetro all’anno. Da Goro a Tresigallo, per 50 chilometri siamo già sotto il livello del mare. Come l’Olanda, mi spiego?”.
Qui parla Diego Viviani, sindaco di Goro: “Questi impianti di trivelle sono estremamente negativi, sottraggono materiale dal sottosuolo, l’impatto c’è”.
E già c’è il cambiamento climatico, “ma se anche noi gli diamo una mano…”.
Goro è solo un paese di 3600 abitanti, però piuttosto agguerriti, e anche questo è un eufemismo. Alla rotonda di ingresso, un cartello “Benvenuti nel paese natale di Milva, la pantera di Goro” appena defunta, l’altro spiega che questo è anche il paese delle vongole veraci, rappresentate con una corona in testa, che nella vongola è il guscio (40 per cento della produzione nazionale).
E questo è anche il regno acqueo di Vadis Paesanti, uno che ha ereditato un nome di battesimo importante da uno zio (“all’epoca si imparava a leggere con le suore, il libro più letto era ‘Quo vadis?’).
Paesanti è vicepresidente Confcooperative FedAgriPesca, ruolo cruciale essendo questa “la prima marineria d’Italia, con 1200 barche iscritte e 3mila addetti”.
Acquacultore, riceve nella pescheria-friggitoria di Filippo, e con lui si potrebbero passare ore a discutere delle qualità del bisato, “che non è l’anguilla, ma il maschio non ancora ermafrodita”. Ma questa volta preferisce parlare della subsidenza:
“Le banchine parlano da sé. Andiamo a vedere”. Si va sul molo e nello squero, il cantiere che va sott’acqua regolarmente, si vedono i gradini che ogni tanto vengono aggiunti alle banchine per restare all’asciutto. “Io penso che prima di dare l’ok a Teodorico, dovrebbero fare un protocollo per spostare tutta la popolazione da qui fino a Cattolica”. E “se a Venezia hanno il Mose, noi abbiamo i nostri argini”, intanto mostra le paratie di legno e i sacchi di sabbia, “ma a Ravenna non li hanno, e neanche a Cesenatico, Bellaria, Igea, Riccione”.
La paura è che tutta l’area – una delle più turistiche d’Italia – finisca miseramente sotto, forse è il destino scritto nei secoli. “E tanto per fare un esempio, Porto Garibaldi è andato sotto due anni fa, sono bastati tre giorni di scirocco”.
Sulla stessa banchina, si sente forte l’ostilità del Copego, Il Consorzio pescatori di Goro, che nella loro sacca allevano tonnellate di vongole, cozze, lupini, fasolari, canolicchi e tartufi, e anche le ostriche tra cui la famosa Golden (unica italiana autoctona, come il cervo), al Centro ricerche molluschi che è spin off dell’Università di Ferrara.
Intanto, si attraversano su e giù i vari Po che poi sono quello di Volano, e quello di Goro, e Donzella, Tolle, il Venezia che diventa Pila, il Maistra e il Levante, ogni volta sono ponti da passare, golene, pezzi di laguna, e si arriva a Porto Viro, provincia di Rovigo,
dove Marco Gottardi sta preparando per conto del Parco di parte veneta il ricorso al Tar, che sarà firmato dai Comuni, dalla Provincia e dalle associazioni di pesca regionali.
Mostra le mappe e spiega che “il decreto di compatibilità ambientale è il presupposto perché il ministero dello Sviluppo economico rilasci la concessione alle estrazioni”. E per fare un esempio che tutti capiscano, “il giacimento Teodorico è come un pallone, se lo buchi si affloscia. La costa si abbassa, naturalmente. E intanto spendiamo soldi per il ripascimento delle spiagge, perché il territorio scivola a mare. In più, lo stesso ministero ha imposto alle Regioni di adottare delle aree marine precluse a tutto, per tutelare i delfini e le tartarughe. Poi, lo stesso ministero autorizza l’estrazione che va sicuramente ad aggravare l’impatto. Forse, una parte del ministero non sa cosa sta facendo l’altra”.
Quindi, i veneti hanno deciso che “non si estrae niente, né in terra né in mare”.
Poi, si torna a Comacchio, che è deserta, nei suoi campielli e ponti sui canali, nessuno in giro a parte Marino Rizzati di Legambiente.
“Vede, Teodorico non è la transizione ecologica. Ricominciare ad estrarre gli idrocarburi? Una scelta incomprensibile”. Piuttosto, bisognerebbe facilitare “e semplificare la corsa al rinnovabile”, ma tanto per fare un esempio: “Ci sono assurdi ritardi autorizzativi sull’impianto eolico off-shore previsto di fronte a Ravenna. Un’altra proposta di impianto simile davanti a Rimini è ferma. E perché si dà il via libera a nuove trivellazioni? Le fonti fossili vanno lasciate nel sottosuolo“, sennò il pallone bucato si sgonfia, e si scivola tutti tra le vongole, e mica solo nella sacca di Goro