Piero Bevilacqua, Il sud dei borboni non era il migliore dei mondi possibili – IL MANIFESTO DEL 13 LUGLIO 2017 – al fondo, video, 57 minuti ca — Laterza presenta il libro con l’autore e il direttore dell’Ist. St. del Risorgimento, Carmine Pinto e Carlo Greppi, curatore della collana Fact Checking

 

 

IL MANIFESTO DEL 13 LUGLIO 2017

https://ilmanifesto.it/il-sud-dei-borboni-non-era-il-migliore-dei-mondi-possibili/

 

 

COLLANA LATERZA : FACT CHECKING

Il fantastico regno delle Due Sicilie. Breve catalogo delle imposture neoborboniche - Pino Ippolito Armino - copertina

Il fantastico regno delle Due Sicilie. Breve catalogo delle imposture neoborboniche 

di Pino Ippolito Armino (Autore)
Laterza, 2021

Il sud dei borboni non era il migliore dei mondi possibili

 

Saggi. «Il fantastico regno delle Due Sicilie» di Pino Ippolito Armino, pubblicato da Laterza: l’autore smonta una serie di leggende antistoriche che circondano il processo che ha portato all’Unità d’Italia

 

 

Piero Bevilacqua

 

EDIZIONE DEL 13.07.2021

PUBBLICATO13.7.2021, 0:05

AGGIORNATO24.12.2021, 22:38

 

Fra i fenomeni politico-culturali più sorprendenti e civilmente dannosi, che hanno imperversato in Italia negli ultimi dieci anni, un posto speciale merita il cosiddetto neoborbonismo.

Vale a dire la credenza secondo cui il Sud prima dell’Unità, o meglio il Regno borbonico, fosse stato il migliore dei mondi possibili. Non solo, ma Il fantastico regno delle Due Sicilie – come Pino Ippolito Armino intitola il suo denso pamphlet, col sottotitolo Breve catalogo delle imposture neoborboniche (Laterza, pp.125, euro 14) – avrebbe subìto dal processo di unificazione nazionale, condotto dai Savoia, una sequela di massacri e danni irreversibili che ne avrebbero condizionato il futuro.

 

 

Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero «meridionali» - Pino Aprile - copertina

Piemme, 2013

 

 

A DARE VITA alla leggenda è stato il giornalista Pino Aprile che con Terroni (2010), un libro da oltre mezzo milione di copie, ha ripreso antichi motivi recriminatori aggiungendo molti temi romanzeschi alla storia reale. Quel successo merita di essere interpretato. È per un verso il sintomo di un malessere profondo del Sud, sempre più emarginato dalle politiche pubbliche, e al tempo stesso una rivalsa tardiva contro l’opera di criminalizzazione con cui la Lega di Bossiha imposto all’immaginario degli italiani un Sud di delinquenti e spreconi.

 

LA RICOSTRUZIONE ROMANZATA e vittimistica di Aprile è apparsa come una riparazione attesa, un riscatto dell’onore ferito, ma ha creato una corrente ideologica, un nuovo modo di pensare, che ancorché storicamente infondato, ha favorito la nascita di un leghismo meridionale.

Il distillato politico di questo risentimento antisabaudo e antisettentrionale fa oggi il paio con la richiesta di autonomia differenziata di alcune regioni del Nord Italia. Una via davvero progressiva per il futuro del nostro Paese.

Va subito detto che il libro di Pino Ippolito non è un contropamphlet polemico rivolto al testo di Aprile e alla letteratura che ne è seguita, ma un agile saggio di storia che demolisce con puntiglio documentario uno per uno i luoghi comuni e le vere e proprie panzane che punteggiano la leggenda generale.

 

 

L’AUTORE INIZIA col ricordare il capostipite della rinata vulgata che èLa conquista del Sud (1972) di Carlo Aiello, un romanzo scambiato per un testo di storia, e poi passa in rassegna le notizie più clamorose come l’affermazione di Aprile secondo l’unificazione sarebbe stato «un genocidio» con almeno 800mila morti. Davvero una incredibile enormità che Ippolito smonta con le cifre elencando il numero dei soldati borbonici morti in battaglia, i briganti uccisi, e parte di popolazione civile. Così fa anche per la leggenda nera costruita intorno alla prigione sabauda di Fenestrelle, posta a 1200 metri, che vuole migliaia di vittime, non registrate da nessuna parte.

 

IN REALTÀ I MORTI sono stati registrati e, ricorda Ippolito, «dal 1860 al 1865 si registrarono circa quaranta decessi fra i soldati ex borbonici e papalini». Ma qui siamo alle cifre. Ben altre sono le invenzioni di geopolitica relative alle

 

Secondo uno di questi storici, Giulio Di Vita, l’impresa sarebbe stata finanziata con tre milioni di franchi francesi dalla massoneria inglese. Gli inglesi che finanziano in franchi è una ben strana storia che diventa esilarante quando Ippolito scopre che l’autore è un fantasma, sconosciuto anche ai colleghi che lo citano: «Non esistono studiosi con questo nome e nessuno è in grado di dire chi sia».

 

 

MOLTE ALTRE sono le menzogne ridicolizzate dall’autore, ma merito di Ippolito è di non lasciarsi trascinare in una controstoria, ricordando anche i misfatti reali compiuti dall’esercito piemontese, i danni subiti dall’economia meridionale a causa delle scelte dei primi governi unitari, ad esempio le improvvide leggi di unificazione doganale del 1860 e 1861, l’unificazione del debito pubblico che fu spalmato sulle spalle di tutti gli italiani.

L’autore si muove in una prospettiva storica e civile avanzata, non dimentica il valore dell’unità nazionale, una conquista fra le più importanti nella storia del nostro Paese, che i borboni non ebbero l’ambizione progressista di perseguire.

 

 

 

 

 

video, 57 minuti ca —

 

Presentazione del libro da Laterza –

con l’autore, il giornalista Pino Ippolito Armino, il professor Carmine Pinto, direttore dell’Istituto per la storia del Risorgimento e lo storico e scrittore Carlo Greppi, curatore della collana.

https://www.facebook.com/watch/live/?ref=watch_permalink&v=318367166569345

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1 risposta a Piero Bevilacqua, Il sud dei borboni non era il migliore dei mondi possibili – IL MANIFESTO DEL 13 LUGLIO 2017 – al fondo, video, 57 minuti ca — Laterza presenta il libro con l’autore e il direttore dell’Ist. St. del Risorgimento, Carmine Pinto e Carlo Greppi, curatore della collana Fact Checking

  1. ueue scrive:

    Molto interessante anche la presentazione del libro. Credo che molti della nostra generazione siano stati influenzati dalla vulgata che definiva come piemontesizzazione tout court l’unificazione dell’Italia. Meno male che ci sono gli storici e chi ne vuole sapere di più.

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