Ispica (Ragusa), Chiesa di Santa Maria Maggiore e Loggiato del Sinatra
BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE A ISPICA
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La Chiesa e il Loggiato davanti e la piazza
foto da ” Paesi online ”
LOGGIATO DI VINCENZO SINATRA DAVANTI ALLA BASILICA DELIMITANDO LA PIAZZA
FOTO : https://www.viaggioinsicilia.it/esplora/ispica/
Loggiato del Sinatra in piazza Santa Maria Maggiore
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CHIESA E LOGGIATO INSIEME
https://www.sicilybusandshuttle.it/it/tour/ispica.html
Palazzo Bruno di Belmonte
Foto : https://www.touringclub.it/
Palazzo Bruno di Belmonte è uno dei palazzi più imponenti della città e testimonianza principale dello stile liberty in provincia di Ragusa.
L’onorevole Pietro Bruno di Belmonte (Immagini tratte dalla rivista Hyspicaefundus)
Fu voluto dall’onorevole Pietro Bruno di Belmonte, il quale voleva riunire in questo palazzo la sua famiglia con i suoi sette figli. Volontà che purtroppo non poté mai essere soddisfatta.
Infatti, il palazzo, che fu commissionato all’architetto palermitano Ernesto Basile nel 1905, ha subìto diverse vicissitudini che fermarono spesso i lavori: lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la morte di Donna Giovanna, moglie di Pietro, e dello stesso Pietro due anni dopo, resero il palazzo un eterno cantiere.
FACCIATA ESTERNA – Ispica (©RYU_T_08)
I figli che lo ereditarono negli anni Venti riuscirono con molte difficoltà a completarlo e l’unica figlia che visse nel palazzo fu Preziosa Bruno di Belmonte che si stabilì al piano terra.
Alla morte di Donna Preziosa nel 1962, il palazzo fu acquistato dall’amministrazione comunale ed è attualmente sede del Municipio di Ispica. Il piano terra e il primo piano sono adibiti ad uffici comunali, mentre il secondo piano ospita l’aula consiliare e le sale espositive dedicate a Salvo Monica, scultore ispicese.
Leggenda vuole che una sera alla fine degli anni Settanta, si vide quella che sembrava la figura di una donna vestita di bianco, affacciarsi da una finestra aperta nella torre del palazzo disabitato. Che fosse il fantasma di Donna Preziosa o un semplice riflesso di luce sul vetro della finestra, poco importa. Agli ispicesi piace comunque pensare che Donna Preziosa si aggiri ancora per le stanze del suo palazzo.
All’esterno il palazzo si contraddistingue per la sua imponenza che contrasta con lo stretto corso sul quale si affaccia, imponenza che colpì Paolo Portoghesi il quale affermò:
“il palazzo con la sua arcaica identità di un vero e proprio castello spicca nel paesaggio urbano e sembra rappresentare la contraddittorietà della sua terra”.
Paolo Portoghesi
PARTICOLARE DEL PALAZZO BELMONTE
Palazzo Bruno di Belmonte in stile liberty, municipio
Leandro Distefano – Opera propria
Particolare interni di palazzo Bruno di Belmonte – Ispica (©RYU_T_08)
TESTO E IMMAGINI DI PALAZZO BELMONTE DA :
https://www.visitispica.com/palazzo-bruno-di-belmonte/
Torre del Palazzo Bruno di Belmonte
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Corso Garibaldi di giorno
Fabio Tumino – Opera propria
Corso Garibaldi di notte
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Corso Garibaldi in una scena di Divorzio all’Italiana
ISPICA E’ SOPRA POZZALLO
cartina da :
http://www.italyis.com/sicilia/ragusa.html
ISPICA – VEDUTA DA C. DA MARGITELLO
Cypher84 – Opera propria
Ispica ( Spaccaforno fino al 1934; Ìspica o Spaccafurnu in siciliano) è un comune italiano di 16 215 abitanti[ dati Istat 2021 ] del libero consorzio comunale di Ragusa in Sicilia.
Situato sulla costa sud-orientale dell’isola, confina a nord-ovest con il territorio del comune di Modica, a ovest con Pozzallo, a sud-est con il territorio di Pachino e ad est con il territorio di Rosolini e Noto (questi ultimi tre nel libero consorzio comunale di Siracusa).
Chiesa Madre – Si legge il nome della città in latino Hyspicefvndi
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Lapide di Antonio III Statella, sita all’interno della Chiesa Madre S. Bartolomeo –
Nel territorio si succedettero le dominazioni sicula, greca, romana e bizantina. Lo storico palermitano Antonio Mongitore, nel suo Della Sicilia Ricercata, riferisce che l’apostolo Paolo avendo soggiornato a Spaccaforno, non lontano dal castello, fece scaturire una fonte, al contatto della cui acqua i serpenti intorpidivano e morivano.
Parco Forza: Resti del Castello – Fortilitium
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ISPICA, NUOVA PIAZZA UNITA’ D’ITALIA
Nuova piazza Unità d’Italia e Palazzo Bruno –
vista dalla chiesa madre San Bartolomeo
Fabio Tumino – Opera propria
LE NOTIZIE E MOLTE DELLE FOTO SONO DI WIKIPEDIA:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ispica
IL LITORALE DI ISPICA
PORTO ULISSE
FOTO RAGUSA NEWS
La località di Porto Ulisse sulla costa fu usata come porto naturale dall’antichità, come conferma il ritrovamento nel tratto di mare antistante di un relitto datato al VI secolo.
LA SPIAGGIA DI ISPICA HA UNA SABBIA FINISSIMA
I musulmani arabi e berberi dominarono la regione dal IX all’XI secolo. È in questo periodo che nasce la leggenda di una magha sarachina a cui si attribuisce la costruzione di un centro abitato: secondo tale leggenda la maga fu seppellita a Ispica, e volle trasmettere le sue virtù alle abitanti, che pare le perpetuarono per parecchi secoli. Ad ogni modo la dominazione saracena ebbe fine quando tutta la Sicilia sud-orientale fu liberata da Normanni guidati da Ruggero il Normanno. Il primo documento che menziona l’abitato con il nome di Isbacha è del 1093 in una bolla che papa Urbano II emanò subito dopo la fine dell’occupazione araba della regione.
La Spiaggia di Santa Maria del Focallo, nota per le sue spiagge sabbiose
ISOLA DEI PORRI – L’ISOLA CHE VA SCOMPARENDO-
È posta di fronte alla frazione di Santa Maria del Focallo. Lunga 150 m e larga 125 m, è costituita per lo più da tre scogli.
Punta Ciriga o Cirica è una porzione di spiaggia che si trova a est di Santa Maria del Focallo. È caratterizzata da piccole calette protette da una scogliera di tufo bianco.
Elementi distintivi di questa porzione di mare sono i faraglioni, due caratteristici isolotti che, con le loro pareti verticali a strapiombo, raggiungono un’altezza di 15 metri.
Antistante punta Ciriga, vi è lo scoglio Jannazzo (chiamato anche scoglio Iannuzzo o Jannuzzo) di forma triangolare e senza vegetazione.
«Seguendo le rive del mare mi trasferii a Castellazzo alla Marza, chiamato anche porto di Ulisse, dove si vedono ancora le rovine di una città antica di cui tutto è perduto, perfino il nome e financo le rovine». (Jean Houel, Voyage pittoresque…, 1776)
Così scriveva il viaggiatore francese del Grand Tour Jean Houel alla fine del Settecento. Ed è così che doveva apparire questo luogo, ricordato dalle fonti con diversi toponimi.
Si trova poco dopo punta Ciriga ed è qui che la storia incontra il mito, proprio a Porto Ulisse. È una larga spiaggia sabbiosa che tutte le fonti di periodo romano, da Cicerone a Plinio, chiamano con diverse varianti, Odysseae Portus, porto Ulisse appunto. Sembra infatti che proprio qui arrivò Ulisse durante il suo lungo viaggio di ritorno a casa e qui fece costruire un tempio dedicato ad Atena.
Durante il periodo arabo questo luogo cambia nome: “porto” viene tradotto nell’arabo “marsa” e questo toponimo viene sicilianizzato in Marza e ancora oggi contraddistingue tutto l’entroterra.
Nell’Ottocento è ancora testimoniato l’utilizzo del porto della Marza da William Henry Smyth che scrive: «nella piccola e profonda baia della Marza si caricano carbone e legna. Sul lato orientale si trova il misero villaggio di Castelluccio circondato da rette mura merlate».
«Il misero villaggio di Castelluccio» di cui parla Smyth corrisponde oggi a Punta Castellazzo, una striscia di terra che si allunga verso il mare formando la baia di Porto Ulisse. Doveva essere più larga e più lunga in precedenza tanto da ospitare «le rovine di una città […] e con essa una fortezza rovinata dal mare […] detta Castellaccio» come afferma Fazello già nel Cinquecento. (Tommaso Fazello, Le due deche della historia di Sicilia, 1574)
Punta Castellazzo
Porto Ulisse
Questo luogo è stato anche identificato come la statio di Apolline dell’Itinerarium Antonini, importante luogo di rifugio per le navi che facevano la rotta da Siracusa ad Agrigento durante l’impero romano.
Qui sono stati fatti diversi scavi archeologici e sono state ritrovate sepolture di epoca tardoantica, resti di focolari e di muraglie, di edifici e di antiche abitazioni ma anche una fossa di lavorazione di età romano imperiale. Tutto sta a testimoniare che l’insediamento doveva essere piuttosto grande, estendersi nell’entroterra e che doveva essere servito da un piccolo porticciolo, scalo obbligato per chi percorreva queste rotte. I ritrovamenti in mare di diversi relitti e di anfore da trasporto avvalorano ancora di più la tesi che il porto fu utilizzato per diversi secoli continuativamente.
I pantani
Il complesso sistema della zona umida della Marza comprende tre pantani: Bruno, Longarini e Cuba.
È un crogiolo di biodiversità ricco di vita dove nidificano i fenicotteri e moltissime altre specie. Insieme all’isola dei Porri fa parte delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) della Regione Siciliana.
Dalle rive dei pantani Bruno e Longarini è possibile ammirare i fenicotteri
E se oggi possiamo parlare soltanto di ricchezza naturalistica, per secoli è stato la ricchezza economica dell’antica Spaccaforno. Infatti, i pantani erano delle saline e ne venne intensificata la produzione con Antonio Caruso, il signore di Spaccaforno alla fine del Quattrocento. Per secoli il sale della Marza partiva su navi proprio dal caricatore di Punta Castellazzo per raggiungere varie zone del Mediterraneo.
Anche Fazello vide la «salina detta Lungarina» e «uno stagno, chiamato Murra (oggi pantano Bruno), il quale di (e)state si converte tutto in sale». (Tommaso Fazello, Le due deche della historia di Sicilia, 1574) Rimasero in funzione fino a inizio Ottocento quando, con la fine della feudalità ma anche col sopraggiungere della malaria, gli Statella le abbandonarono.
Ma a testimonianza della vita economica vissuta in questi luoghi vi è uno dei più importanti reperti archeologici trovati in questa zona: il relitto della nave Longarini. Fu ritrovato nel 1962 durante i lavori di pulizia del canale principale di Pantano Longarini. Si tratta dei resti di una nave da trasporto lunga circa 40 m databile al periodo bizantino.
Memorial Monument Operation Husky : LO SBARCO IN SICLIA, 9-20 LUGLIO 1943
Sbarco in sicilia (Operation Husky)
Sbarco in sicilia (Operation Husky)
Lungo la SP 67 si trova un monumento in memoria dello sbarco in Sicilia della Seconda Guerra Mondiale, la cosiddetta Operazione Husky. Era la notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943 quando le truppe britanniche e canadesi sbarcarono. Per gli abitanti di questi luoghi dovette essere uno spettacolo impressionante: il mare era una distesa di moltissime navi, talmente tante da nascondere l’orizzonte.
Lo sbarco avvenne proprio a Porto Ulisse e nonostante le truppe italiane fossero in minoranza resistettero. Infatti, su due delle tre lapidi poste sul monumento si ricordano i finanzieri caduti nella battaglia di Porto Ulisse e le vittime civili dell’evento.
L’altra lapide, quella centrale tradotta anche in inglese, invece ricorda il momento dello sbarco e fu posta nel 1991 in presenza del Colonnello Charles Sidney Frost, town mayor del Governo militare alleato dei territori occupati istituito subito dopo lo sbarco. L’iscrizione dice: «10 Luglio 1943. In questo giorno i soldati canadesi della I Divisione sbarcarono su questi lidi da piccole città di una terra lontana. Essi vennero per la causa della libertà Eretto alla loro memoria dai cittadini di Pachino e Ispica. 22 Settembre 1991».
tutta la parte del ” Litorale di Ispica ” è del link sotto :
https://www.visitispica.com/ispica-mare-il-litorale-di-ispica-da-santa-maria-del-focallo-a-porto-ulisse/
PARCO ARCHEOLOGICO E CAVE DI ISPICA :
Parco Archeologico Forza, Cava d`Ispica
Cava d’ Ispica
CAVA D’ISPICA
La Cava Ispica è la più importante delle “cave” (profonda valle scavata dall’erosione dell’acqua) nella Sicilia orientale. Lunga 13 km si estende nel territorio dei comuni di Modica, di Ispica stessa e di Rosolini. È attraversata da un torrente che prende diversi nomi: Pernamazzoni all’ingresso e Busaitone all’uscita.
Vi si trovano una serie di abitazioni rupestri ed è stata abitata dalla preistoria all’Ottocento. Le varie fasi si sovrappongono l’una all’altra.
Cava Ispica vista dal Parco Forza
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Parco archeologico della Forza
Ingresso principale del parco Forza
Leandro Distefano – Opera propria
Situato presso lo sbocco sud-orientale nella bassa Cava Ispica, il toponimo attuale della località, “Forza”, deriva dalla corruzione volgare di Fortilitium, ossia “piccola fortezza”. Sullo sperone roccioso sorgeva infatti la dimora fortificata dei feudatari della famiglia Statella. Ai piedi del castello si trovava l’antico abitato di Spaccaforno: entrambi vennero distrutti dal terremoto del 1693.
La zona ha restituito tracce di frequentazione a partire dalla prima età del bronzo (reperti ceramici rinvenuti in corrispondenza dell’attuale ingresso). L’Antiquarium del parco ospita reperti tra la prima metà del bronzo e il 1693.
Il parco è raggiungibile per mezzo di una discesa scavata nella roccia (“cento scale”) che parte da Cava Ispica, lungo la quale sono visibili tracce di affreschi bizantini e tombe.
Catacombe di San Marco
Le catacombe di San Marco, a 2 km dal centro abitato costituiscono una testimonianza della presenza cristiana nel territorio in epoca tardo romana
L’ingresso di una grotta.
Emanuele Egiziano – Opera propria
La cava vista da grotta S.Ilarione
Pietro B. e Salvo N. – Opera propria
Cava Ispica e Fortilitium (Parco Forza)
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Chiesetta rupestre di Santa Maria della Cava
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CAVA D’ISPICA –NECROPOLI
Necropoli Contrada Crocefia
Il 2 novembre 2013, a circa 3 km dal centro abitato verso Modica e a 300 metri dal lato ovest di Cava Ispica, durante una battuta di caccia è stata casualmente rinvenuta dal Dott. Giuseppe Bellisario (figlio del più celebre studioso di storia locale Prof. Sesto Bellisario) una necropoli fino ad allora ignota alla letteratura locale. La Soprintendenza di Ragusa ha stabilito che la necropoli risale al periodo tardo-antico. La necropoli conta circa 20 loculi funebri, tutti rivolti ad est. Nello stesso sito e nelle sue prossimità sono state rinvenute anche diverse lastre di copertura. Si tratta dell’ultima necropoli fino ad oggi rinvenuta in territorio ispicese. L’intera area, con provvedimento della Soprintendenza di Ragusa, è stata sottoposta a tutela archeologica
per gli interessati di archeologia, consiglio questo link schematico ma chiaro e ricco di notizie, nonché aggiornato:
Magnifico questo territorio che contiene in se’ la storia di tante popolazioni e civiltà che si sono succedute. Molto bello il Palazzo di Ispica, che contiene sia l’impronta del Liberty che una lontana reminiscenza di fortezza.
Più guardi questi paesaggi e più te ne innamori.