Martin Mordechai Buber (Vienna, 8 febbraio 1878 – Gerusalemme, 13 giugno 1965) è stato un filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato israeliano.
Si deve a lui l’emersione alla cultura europea del movimento hassidim, ma soprattutto a lui si deve l’idea che la vita è fondamentalmente non-soggettività, bensì intersoggettività, anzi per Buber soggetto e intersoggettività sono sincronicamente complementari e ne era talmente convinto che non esitò ad affermare: «In principio è la relazione».
segue :
ttps://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Buber
” Con ogni uomo viene al mondo qualcosa di nuovo che non è mai esistito, qualcosa di primo e unico… Ciascuno è tenuto a sviluppare e dar corpo proprio a questa unicità e irripetibilità, non invece a rifare ancora una volta ciò che un altro- fosse pure la persona più grande- ha già realizzato.
Quando era già vecchio e cieco, il saggio Rabbi Bunam disse un giorno: ” Non vorrei barattare il mio posto con quello del padre Abramo. Che ne verrebbe a Dio se il patriarca Abramo diventasse come il cieco Bunam e il cieco Bunam come Abramo?”
La stessa idea è stata espressa con ancora maggiore acutezza da Rabbi Sussja che, in punto di morte, esclamò: ” Nel mondo futuro non mi si chiederà: “Perché non sei stato Mosè?”; mi si chiederà invece: ” Perché non sei stato Sussja?”.
Martin Mordechai Buber (Vienna, 8 febbraio 1878 – Gerusalemme, 13 giugno 1965) è stato un filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato israeliano.
Si deve a lui l’emersione alla cultura europea del movimento hassidim, ma soprattutto a lui si deve l’idea che la vita è fondamentalmente non-soggettività, bensì intersoggettività, anzi per Buber soggetto e intersoggettività sono sincronicamente complementari e ne era talmente convinto che non esitò ad affermare: «In principio è la relazione».
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https://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Buber
Il principio dialogico e altri saggi
Martin Buber (Vienna, 1878 – Gerusalemme, 1875) è uno dei pensatori più originali del XX secolo. La sua riflessione, in parte dimenticata, restituisce l’immagine di un’umanità che trova nell’incontro e nella relazione io-tu, la soluzione alla crisi del moderno.
Un invito ad essere se stessi ( mica facile!).