VIDEO : 33. 52 –presentazione del libro di Fabrizio Barca e Patrizia Luongo
IL VIDEO PARTE DAL MINUTO UNO
Un futuro più giusto con Fabrizio Barca e Patrizia Luongo, intervistati da Monica Albertoni
Pubblicato da Le edizioni del Mulino su Mercoledì 3 giugno 2020
Un futuro più giusto. Rabbia, conflitto e giustizia sociale
Fabrizio Barca, Patrizia Luongo
Un’agenda radicale: intervenire subito perché nessuno resti indietro nella crisi da Covid-19.
È urgente imboccare la strada di un futuro più giusto, prendendo di petto il problema dei problemi: le gravi disuguaglianze e il senso di ingiustizia e impotenza che mortificano il paese. La crisi Covid-19 ha reso ancora più evidente questo stato di cose e ha aperto molteplici scenari. Come evitare che gli squilibri di potere e di ricchezza crescano ancora? O che prevalga una dinamica autoritaria? Quali sono le cause delle disuguaglianze e le responsabilità della politica e delle politiche? È possibile indirizzare l’accelerazione della trasformazione digitale alla diffusione di conoscenza e alla creazione di buoni lavori? E come? Come far funzionare la «macchina pubblica» e assicurare il confronto democratico sulle decisioni? Come assicurare dignità e partecipazione strategica al lavoro? Come affrontare la crisi generazionale? Sviluppando le «15 proposte per la giustizia sociale» elaborate dal Forum Disuguaglianze Diversità, alleanza originale di cittadinanza attiva e ricerca, il volume offre una risposta a queste domande, fornendo uno schema concettuale per affrontare l’incertezza e soluzioni operative per cambiare rotta.
indice:
I. Un progetto per un futuro più giusto
II. Ingiustizia sociale: i fatti e le cause
III. Disuguaglianza di ricchezza e progetti politici
IV. Un cambiamento tecnologico per la giustizia sociale
V. Un lavoro con più forza per contare
VI. Un passaggio generazionale più giusto
Appendice. Obiettivi di giustizia sociale
ALTRI LIBRI DI FABRIZIO BARCA::
Conversando con Fabrizio Barca. Viaggio nell’Italia disuguale
Fabrizio Barca, Fabrizio Ricci
La disuguaglianza è il peggiore nemico del tempo presente, essa può assumere molte forme: c’è quella economica, quella sociale, ma c’è anche quella di «riconoscimento». L’Occidente è attraversato da queste faglie di disuguaglianza, che hanno una natura fortemente territoriale: faglie fra aree rurali e urbane, fra periferie e centri, fra città in decadenza e fiorenti. Se queste sofferenze non trovano la strada dell’avanzamento sociale, si trasformano in rabbia verso élites e istituzioni e in deriva autoritaria. L’Italia non fa eccezione. C’è una parte importante del Paese che avverte l’abbandono. Sta nelle periferie. E nell’Italia delle due «erre», rurale e rugosa, l’Italia delle aree interne. Qui si combatte una sfida tra innovatori e rentiers, ovvero quelle parti di classe dirigente locale più preoccupate di difendere rendite di posizione che di invertire il declino. Quando sono questi ultimi a vincere, per i giovani e gli innovatori le possibilità sono due: una è la fuga, l’altra è l’insubordinazione ai rituali del passato. Fabrizio Barca è un sostenitore convinto di questa seconda ipotesi. Perché per costruire una nuova stagione di avanzamento serve uno shock, affinché le aree interne possano diventare motore di nuovo sviluppo per l’Italia. Il cambiamento va però innescato attraverso un processo «rivolto ai luoghi», che parta cioè dall’azione delle comunità e dei cittadini organizzati, che, nel vuoto lasciato dai partiti, diventano i protagonisti. E l’insegnamento della travagliata esperienza aquilana, dopo il sisma del 2009. Ed è un metodo che, in forme diverse, vale anche per le grandi città, persino per Roma. Questo piccolo viaggio fatto di domande e risposte, tra aree interne, zone terremotate e degrado urbano, vuole provare ad offrire spunti per la costruzione di un progetto, certamente ambizioso, ma possibile. In cui una parte del paese è già impegnata.