21 luglio 2016 ore 05:47 mi arriva da fru84, l’oramai famosissimo caso di massimo cataldo e anna laura: SARA’ TUTTO VERO SARA’ UNA NUOVA FORMA DI FARSI PUBBLICITA’ OPPURE TUTTE E DUE INSIEME: UNA DENUNCIA-PUBBLICITA’? STA DI FATTO CHE ANCH’IO, COME TANTI, ADESSO SO CHI SONO.

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«Massimo Di Cataldo mi ha picchiata a sangue e ho abortito»: la denuncia choc di Anna Laura su Facebook

La replica del cantante: «Come può la madre di mia figlia arrivare a tanto, alterando la realtà?»

Una delle foto pubblicate sul profilo Facebook
di Marida Lombardo Pijola

ROMA – Dietro la prima rappresentazione ”social” di un aborto e di una violenza familiare, con condivisioni, commenti e approvazioni, c’è una terribile storia di brutalità contro una donna, oppure ce n’è un’altra inquietante di menzogne e vendette. In ogni caso, ci sono un lui e una lei.

Lui, Massimo Di Cataldo, è un romantico cantautore che elargisce emozioni dolcezze poesie sul tema dell’amore; lei, Anna Laura Millacci, è una trentenne artista bionda che raffigura mondi fantastici, fiabe, sogni. Sono sposati da 13 anni. Hanno una bimba di tre. E poi un incubo, e poi un tuffo al cuore, e poi un orrore: sul profilo Facebook di lei, compaiono foto del suo volto tumefatto, insanguinato, «per le botte -assicura- che lui mi dà da anni». E poi altre foto da gelare in sangue: un grumo informe, e attorno il sangue rosso denso di velluto che allaga un lavandino: «Questa volta le botte me le ha date al punto da farmi perdere il figlio che portavo in grembo». Un grido muto tra i sui millesettecento ”amici”, diffuso a cadenze regolari, molte volte, per un giorno intero. Lui prima risponde con lo stesso mezzo. «Sono sconvolto- scrive su Facebook- come può una donna, madre di mia figlia, arrivare a tanto, alterando la realtà, solo perché una storia finisce?». Poi, prima di un concerto si sfoga: «Non riesco a credere a quello che ho visto, mi verrebbe da agire per vie legali. Questa è diffamazione».

ORRORE ”SOCIAL”
Così il social network si trasforma nel teatro pubblico di un’interruzione di gravidanza e di una tragedia familiare. La Polizia indaga. Lui fornirà la sua versione. Lei non avrebbe potuto diffondere di più la sua: «Queste foto sono di venti giorni fa…Ci sono donne che ogni giorno subiscono violenze e continuano a perdonare… Io il signor di Cataldo, faccia d’angelo e aspetto da bravo ragazzo, l’ho perdonato tante volte. Anche quando ero incinta mi ha picchiata e R. é un miracolo sia nata..Io non ho un carattere facile e le liti possono accadere… Ma mai nessun uomo potrà mai più farmi questo». Comunque sia andata, ecco la pubblica condivisione dell’orrore, alla stregua di quella del link di una poesia o di un pezzo musicale, magari uno di quelli che cantava lui.
Che ne sarà di me, Come sei bella, Non ci perderemo mai, Soli, I consigli del cuore, La fine del mondo, Macchisenefrega, «domani è un altro giorno e ricomincerò». ”Teen idol”, com’era chiamato negli anni Novanta, faceva impazzire le ragazzine con le sue canzoni zeppe di intonazioni languide, con quella faccia da bravo ragazzo che era piaciuta pure a quelli della Rai, così che lo avevano ingaggiato nella serie tv I ragazzi del muretto. E poi lo vuole Bolognini in Sogno di una notte di mezza estate, e poi Castrocaro, e poi Sanremo, dove vince la sezione giovani nel ’95. Prolifico, album su album, successi anche all’estero, in cima alle hit parade. Con la maturazione arriva anche la malinconia, l’invecchiamento precoce com’era stato il suo successo, la frustrazione, qualcosa che assomiglia un po’ al declino. L’ultimo lavoro è per la sigla del palinsesto di Rai Yo Yo.

OUTING
Lei piomba nella sua vita quando lui è ancora al clou del successo. E’ una giovane artista promettente. Realizza rappresentazioni col computer mescolando pittura, materia, fotografia, grafica e design. Una trentina di esposizioni in Italia e in tutto il mondo. E poi arriva Massimo, reduce dal fallimento di un primo matrimonio, nel quale, giura Anna Laura su Facebook, sarebbero accadute le stesse cose che ha subito lei. «Spero che questo outing sia utile a tutte quelle donne che subiscono violenze da uomini che sembrano angeli e poi ci riducono così, continuando la loro vita sorridenti e divertiti, come se nulla fosse accaduto. Di Cataldo, se proprio devi continuare a fare musica, se hai un po’ di dignità, non nominare mai più le donne. Perché le hai sempre e solo menate». Se è così davvero, quello che le donne non dicono, ora si può pubblicare su Facebook. Qualcosa accadrà.

Sabato 20 Luglio 2013 – 08:28
Ultimo aggiornamento: 20:36
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