giacomo tagliavini, rep. 18-02-2018 ::: Il Picasso nascosto sotto il Picasso // p.21

 

 

Risultati immagini per la miséreuse accroupie

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il quadro nascosto –di un pittore sconosciuto —sotto quello di Picasso del periodo blu ( ” La miséreuse accroupie “, 1902) che lui ha usato girandolo di 90° verso destra, e usando la curva della collina per la curva del mantello…

 

Femme Assise de Pablo Picasso (1902) - Crédit : Wikimedia Commons

Acquarello::: Femme Assise de Pablo Picasso (1902) – Crédit : Wikimedia Commons

 

 

SCIENZE

La scoperta

L ’ a l t r a p a g i n a

Il Picasso nascosto sotto il Picasso

GIACOMO TALIGNANI,

ROMA

La schiena della donna disegnata seguendo la sagoma delle colline, un’ostia perduta, un braccio all’improvviso scomparso e soprattutto un Picasso sotto un altro Picasso.

C’era una meraviglia nascosta dietro “La Miséreuse accroupie”, quadro del periodo blu del genio spagnolo e se l’abbiamo ritrovata è grazie all’esperienza di un team italiano, capace di unire tecniche innovative alla storia dell’arte e riportare alla luce qualcosa di sconosciuto.

Francesca Casadio è una chimica, specializzata in Storia dell’arte: 15 anni fa, dopo l’ennesimo dottorato e poche chance di applicare le sue conoscenze in Italia, decise di andarsene negli Usa. Dopo una lunga trafila, oltre che mamma, è diventata executive director dell’Art Institute di Chicago e a maggio, insieme al collaboratore italiano Gianluca Pastorelli, ha ricevuto una chiamata. «La galleria d’arte dell’Ontario, che custodiva l’opera di Picasso, aveva bisogno del nostro aiuto», racconta a Repubblica dal Texas, dove ha presentato al mondo la scoperta. I curatori sapevano che sotto la “donna accovacciata” c’era un altro dipinto, ma non riuscivano a decifrarlo. Grazie a un’innovativa tecnica il team del Nu-Access co-diretto da Casadio, e di cui fa parte l’Università di Northwestern, va a controllare: «Di solito si trasportano container pieni di strumentazione o l’opera va trasferita in laboratorio, ma noi abbiamo sperimentato qualcosa di nuovo: abbiamo portato là in un paio di valigette uno spettrometro a fluorescenza X e lo abbiamo collegato a un braccio realizzato dal Politecnico di Milano, dando vita a uno strumento portatile in grado di scandagliare il dipinto». In due giorni la macchina fa il suo lavoro: analizza i pigmenti, i minerali e gli elementi del quadro attraverso i raggi X, crea una “mappa” e passa le informazioni al computer per una successiva interpolazione dei punti mancanti. Ed ecco la meraviglia: «Picasso dipinse su un quadro di un altro pittore a noi sconosciuto che aveva disegnato un paesaggio, si crede di Barcellona. Ruotò il quadro di 90 gradi e disegnò la schiena seguendo il paesaggio, poi fece un braccio e una mano che teneva in mano una forma circolare, un’ostia». Casadio spiega come attraverso i raggi X «ci siamo emozionati a rivivere tutto il processo creativo dell’artista. Un entusiasmo che potrà essere rivissuto su altri quadri grazie alla nostra strumentazione portatile».

Ma il genio di Malaga, dopo aver dipinto quel simbolo religioso, «lo cancella, così come modifica il braccio o alcuni dettagli della testa e toglie il senso della narrazione precedente. Il perché dobbiamo ancora chiarirlo». Quello che ci lascia è una “donna con gli occhi chiusi, avvolta in un mantello” ma «ciò che c’era sotto – appunto un altro Picasso – illumina nuove connessioni con altre sue opere: per esempio un acquarello, sempre con una donna con mantello che regge un piattino tondo simile a quello visto, è da poco stato venduto all’asta».

Ma c’è di più. Anche il Museo Picasso di Parigi si è messo in contatto con Casadio e colleghi che hanno studiato 39 bronzi e altre 11 sculture lì conservate.

«Su quelle opere c’erano passaggi storici oscuri, mancava il puzzle per datarli e capirne il percorso». Grazie alla loro tecnologia i ricercatori scoprono che il pittore, nel 1940, in piena guerra mondiale e preoccupato dai nazisti, porta a fondere e realizzare questi bronzi in alcune fonderie «che operarono quasi clandestinamente, crediamo, per aiutarlo». Laboratori di origine italiana. Studiando la composizione dei metalli gli scienziati fanno una scoperta: «Picasso usò dei fili d’argento, cosa mai saputa – chiosa Casadio – abbiamo rifatto l’analisi 15 volte per esserne certi. È stata una grande emozione

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