NEMO—-LIANA MILELLA, REP. 19-3-2018, pag.8 INTERVISTA A GLAUCO GIOSTRA, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CHE PER DUE ANNI HA STUDIATO LA RIFORMA DEL SISTEMA PENITENZIARIO

 

 

19/3/2018

QUARTAPAGINA

L’intervista

 

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GLAUCO GIOSTRA, nasce a Fermo nelle Marche nel 1952, è ordinario di procedura penale alla Sapienza a Roma

 

L’autore della riforma Glauco Giostra

Le nuove carceri “Ma ai ladri nessuno sconto”

LIANA MILELLA,

 

 

 

ROMA

«Non si esce mai dal carcere automaticamente». E quindi «non c’è alcun salvacondotto per i ladri». Non vuole essere definito il “padre” della riforma penitenziaria, ma solo colui che ha presieduto la commissione e seguito gli Stati generali sul carcere voluti dal Guardasigilli Andrea Orlando. Ma Glauco Giostra, docente di procedura penale alla Sapienza di Roma, sulla riforma è netto: «Una prigione senza speranza è solo una scuola del crimine».

Sta leggendo le polemiche? Fuori i ladri e i mafiosi? Ha riflettuto su queste possibili conseguenze?

«Sto leggendo, sì: con amarezza, ma senza sorpresa. Basterebbe avere la pazienza di leggere il progetto di riforma per capire quanto simili preoccupazioni siano infondate».

Andiamo per ordine: la riforma conferma che per condanne sotto i 4 anni la pena non si sconta in carcere ma fuori. Lega e M5S sono scatenati. Che gli risponde?

«È dal 2013 che il limite di pena per l’affidamento è stato portato a 4 anni; per la detenzione domiciliare “ordinaria” il limite è di 2 anni, tranne che per le ipotesi “umanitarie” (madri, malati, ultrasessantenni), che è fino a 4 anni, e per gli over 70, che è senza limiti».

Sta dicendo che non ci sono novità?

«La riforma porta la possibilità di scontare in detenzione domiciliare la pena fino a 4 anni per eliminare l’attuale incongruenza che consente di beneficiare della misura più favorevole, cioè l’affidamento, e non di quella più restrittiva, cioè la detenzione domiciliare. Ma è importante chiarire che non c’è alcun diritto alle misure alternative».

Cioè non sono automatiche?

«Perché sia concessa una misura alternativa è necessario, oltre alla presenza di specifici meriti, che non ci sia il pericolo di recidiva. Per la cronaca: in Italia, queste misure sono nettamente inferiori a tutti gli altri principali ordinamenti occidentali».

Da noi un furto è punito fino a 6 anni. E non sempre il giudice dà il massimo della pena. Quindi, con la legge Orlando, non c’è il rischio che tutti i ladri restino fuori?

«Le pene per il furto sono in media abbastanza consistenti perché spesso ricorrono le aggravanti, e comunque già ora l’autore di un furto può ottenere, se è meritevole, l’affidamento in prova. Francamente non riesco a capire da cosa si desuma che la riforma Orlando abbia concesso particolari salvacondotti ai ladri. Forse si pensa alla circostanza che viene elevato da 3 a 4 anni il limite di pena (ma alcuni reati sono esclusi) che consente di attendere in libertà la decisione del giudice sulla possibilità di scontare la pena non in carcere. Nulla, credo, che debba suscitare allarme. Si consideri che, quand’anche non passasse la riforma, la Consulta si è già appena pronunciata nello stesso senso».

La legge elimina il blocco dei permessi per i recidivi passato nel 2005 con la legge Cirielli. Quindi, anche chi è tornato a delinquere più volte potrà uscire dal carcere e godere di permessi premio?

«Oggi non vi è alcun blocco dei permessi, ma solo un più elevato limite di pena da espiare prima di poterne usufruire. La riforma elimina gli sbarramenti temporali imposti in modo da far dipendere il beneficio dai meriti del condannato. Le do, comunque, una dimensione statistica dell’allarmante problema dei permessi-premio: la percentuale di mancati rientri si aggira, nell’ultimo quinquiennio, intorno all’1 per mille».

Il carcere duro, il 41 bis. Il trattamento rigido sarà attenuato, come sostiene il procuratore aggiunto di Catania, ed ex Dap, Sebastiano Ardita?

«Tutto questo resta disciplinato proprio come oggi. Né poteva essere altrimenti, dato che la legge delega aveva un incipit perentorio, “fermo restando quanto previsto dall’art.41-bis…”».

Nessun vantaggio per i mafiosi?

«Se davvero ci sono e qualcuno li individua, allora li denunci. Finora però non ho né letto, né ascoltato preoccupazioni di favori alla mafia che non fossero smentite dalle norme stesse».

La tesi di M5S — nessuna agevolazione prima di costruire nuove carceri — è realistica?

«Quasi vent’anni fa il Consiglio d’Europa, affrontando il problema del sovraffollamento carcerario, ha suggerito di cercare i rimedi in un ampio ricorso alle misure alternative e alla depenalizzazione, nonché — in casi di emergenza — ai provvedimenti di amnistia e indulto. Sconsigliava fortemente di creare nuove strutture penitenziarie: un rimedio inappropriato e anzi controproducente poiché, dove sono stati costruiti nuovi penitenziari, si è spesso registrato un incremento della popolazione carceraria senza alcun vantaggio in termini di sicurezza sociale».

Un carcere duro elimina la delinquenza e ottiene vantaggi? O ne crea altra?

«Guardi, le rispondo con le parole di un autorevolissimo studioso della psiche umana, Vittorino Andreoli: “Il carcere come camicia di forza, come immobilità per non far male è pura follia, è antieducativo. Non appena viene tolto il gesso, c’è subito voglia di correre, e di correre contro la legge. Senza considerare l’assurdo di un luogo dove si accumula la criminalità, che ha un potere endemico maggiore di un virus influenzale”. Statistiche internazionali e nazionali dimostrano che il carcere come cieca segregazione è criminogeno e spinge alla recidiva. Ricorda quella battuta del film Blow? “Non era una prigione. Era una scuola del crimine: entrai con una laurea in marijuana, ne uscii con un dottorato in cocaina”».

“Fuori i delinquenti? Basta leggere il progetto per capire che non è così. Non c’è alcun automatismo nelle misure alternative”

Giurista

Glauco Giostra, 66 anni, odinario di procedura penale alla Sapienza, nel 2010 al Csm, è presidente della commissione di studio incaricata di elaborare interventi per la riforma dell’ordinamento penitenziario

 

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  1. Donatella scrive:

    Che il carcere fosse l’università del crimine si è sempre saputo. Il carcere fine a se stesso non c’è nello spirito della Costituzione: deve contribuire alla sicurezza dei cittadini e contemporaneamente operare per la riabilitazione del condannato.

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