SUL CAUCASO : UN BRANO DI TOLSTOJ :: da ” CHADZI-MURAT “, UN RACCONTO LUNGO DELL’ULTIMO PERIODO DI TOLSTOJ, PUBBLICATO POSTUMO PER VOLERE DELL’AUTORE NEL 1912 — DAL BLOG : IL DIALOGO.ORG. –link sotto

 

 

IL DIALOGO.ORG. –13 SETTEMBRE 2004

https://www.ildialogo.org/cultura/chadzimurat13092004.htm

Hadji-Mural by Lanceray.jpg

Illustration to Leo Tolstoy’s “Hadji-Murat” by Eugene Lanceray (1913)–WIKIPEDIA

 

wikipedia: 

Chadži-Murat è ritenuto da Pietro Citati «il capolavoro sconosciuto», i cui temi sono fusi, modulati, intrecciati da Tolstoj «con un’arte della polifonia che ricorda i suoi grandi romanzi». Šklovskij scrisse che Chadži-Murat è il racconto sui contadini che Tolstoj per tutta la vita desiderò scrivere. Colpiscono, nel racconto, i problemi dei rapporti fra Russia e Cecenia ancora nel XXI secolo. Ha affermato Evtušenko: «Se il presidente Eltsin avesse letto Chadži-Murat di Tolstoj, è assai improbabile che si sarebbe imbarcato in un conflitto coi Ceceni»

LETTURE
Chadzi-Murat, il Caucaso di Lev Tolstoj

di (il manifesto, 05.09.2004, p. 4)

Tolstoj scrisse il romanzo breve Chadzi-Murat, del quale pubblichiamo qui di seguito un capitolo, nella sua vecchiaia, tra il 1985 e il 1904. I fatti oggetto della narrazione vanno datati al 1851, quando l’autore era un giovane ufficiale in Cecenia. Il villaggio ceceno distrutto delle prime righe dello stralcio che qui pubblichiamo non dovrebbe essere molto distante da Beslan, in Ossezia.Ma da allora sono passati più di 150 anni, un secolo e mezzo, e il massacro si ripete, con armi enormemente più micidiali. Putin non è Nicola I, ma il massacro continua. Chadzi Murat è un eroe della lotta dei montanari ceceni, che per non subire la tirannia di un altro capo ceceni, èamil, passa ai russi. Ma non resiste, fugge e ritorna a combattere con i suoi montanari per finire ucciso in un’eroica battaglia da altri montanari al servizio dei russi. Neppure allora c’era un fronte ceceno unito. Leggete Chadzi-Murat e capirete che Beslan non è un’improvvisa esplosione di follia; ha una lunga storia alle spalle e il vecchio Tolstoj ci aiuta a capire.

(Lo stralcio qui riprodotto è tratto da Chadzi-Murat di Lev Tolstoj, a cura di Milli Martinelli , Bur, 7 euro).

Il villaggio distrutto dall’attacco dei nostri era lo stesso nel quale Chadzi-Murat aveva passato la notte, prima di consegnarsi ai russi. Sado, presso il quale si era fermato Chadzi-Murat, era fuggito con la famiglia sulle montagne appena i russi si erano avvicinati all’aul (villaggio montanaro del Caucaso, n.d.t). Tornato poi nel suo villaggio, Sado trovò la sua saclia semidistrutta, il tetto sfondato, la porta e le colonnine della loggetta bruciate e l’interno tutto sottosopra. Il figlio, quel bel ragazzo dagli occhi scintillanti che guardavano incantati Chadzi-Murat, era morto e il suo cadavere era stato portato al tempio su di un cavallo coperto da un mantello. Gli avevano trapassato la schiena con un colpo di baionetta. La donna che aveva servito, durante la sua permanenza, Chadzi-Murat, vegliava disperata il figlio. La camicia strappata sul vecchio petto cadente, i capelli arruffati, si graffiava il viso a sangue e gemeva senza interruzione. Sado, con pala e piccone, era uscito coi familiari a scavare la fossa per il figlio. Il vecchio nonno stava seduto presso il muro sventrato della saclia e, affilando un bastoncino, guardava fisso davanti a sé. Era appena tornato dai suoi alveari. Laggiù i due fienili erano stati incendiati; spezzati e bruciati gli albicocchi e i ciliegi che egli stesso aveva piantato e che erano ormai cresciuti; ma soprattutto egli pensava alle arnie e alle api bruciate selvaggiamente. Le grida delle donne si levarono da tutte le case e nelle piazze dove erano stati portati altri due morti.

I bambini piccoli urlavano insieme alle madri, urlava anche il bestiame affamato al quale non c’era niente da dare. I ragazzi più grandi non giocavano e guardavano gli adulti con occhi impietriti.

La fontana era stata riempita di lerciume, evidentemente per impedire che vi si potesse attingere acqua. Anche la moschea era stata sporcata e il mullah, con i suoi discepoli, era intento a pulirla. Gli anziani si radunarono in piazza e, seduti sui talloni, presero in esame la situazione. Il sentimento che provavano tutti, dal primo all’ultimo, era più forte dell’odio. Era la sensazione che quei cani di russi non fossero uomini, e il disgusto, lo schifo, lo sbalordimento di fronte a quella assurda crudeltà sfociavano in un desiderio di distruggerli, come si faceva con i topi, i ragni velenosi e i lupi, un desiderio ormai istintivo come lo spirito di conservazione.

Agli abitanti restava da scegliere: fermarsi lì e ricostruire con sforzi spaventosi ciò che era stato distrutto con tanta forsennata ferocia, aspettando che da un momento all’altro si ripetesse la strage, oppure contro la legge religiosa e con il disgusto e il disprezzo per i russi, sottomettersi a loro.

Gli anziani, dopo aver pregato, tutti d’accordo, decisero di mandare ambasciatori a èamil per chiedere aiuto, e subito cominciarono a darsi da fare per ricostruire il villaggio distrutto.

 

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1 risposta a SUL CAUCASO : UN BRANO DI TOLSTOJ :: da ” CHADZI-MURAT “, UN RACCONTO LUNGO DELL’ULTIMO PERIODO DI TOLSTOJ, PUBBLICATO POSTUMO PER VOLERE DELL’AUTORE NEL 1912 — DAL BLOG : IL DIALOGO.ORG. –link sotto

  1. Donatella scrive:

    Bellissimo questo brano, che illumina con poche frasi la tragedia di una popolazione braccata da potenze superiori economicamente e politicamente. L’essersi rifugiati tra i monti non ha salvato queste etnie.

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