VIDEO SULL’OPERA DI ANDY WARHOL — ” RACE RIOT ” ( ” RIVOLTA RAZZIALE “)- 1964 — durata : 3.12 — parlato in inglese ma con le immagini si intuisce il proposito del documentario.
REPUBBLICA — 15 GIUGNO 2020
https://rep.repubblica.it/pwa/robinson/2020/06/15/news/andy_wharol_arte_antirazzista-259284296/
Andy Wharol, Race Riot, 1964 (particolare)
Andy Warhol profeta antirazzista a sua insaputa
15 GIUGNO 2020
Con “Race Riot”, ispirato ai disordini di Birmingham del 1963, il genio della Pop Art svelò l’ingiustizia contro gli afroamericani, pur non avendo alcun intento politico. Un esempio che dimostra come le opere d’arte non vanno cancellate ma solo interpretate in maniera aggiornata
DI FRANCESCO BONAMI
Per comprendere meglio l’assurdità della distruzione dei simboli delle tragedie perpetrate dall’umanità, basta pensare al campo di sterminio di Auchwitz. Non solo gli ebrei non lo hanno distrutto ma anzi hanno contribuito a far sì che quel simbolo dell’orrore diventasse un baluardo della memoria. Senza il simbolo la memoria si dissolve aprendo la strada ad ogni possibile ritorno della malvagità. Non è questione di difendere il valore artistico di un’opera d’arte. La bellezza per quanto insuperabile di certa arte non è sufficente a nascondere l’orrore delle ingiustizie. L’opera d’arte, al di là del suo valore estetico, è fondamentale per la memoria della storia che si porta dietro.
Ecco un esempio:
Andy Warhol nel 1964 creò alcune opere intitolate Race Riot. Erano basate su una foto presa da un quotidiano, un cane lupo che stava azzannando un manifestante nero durante le proteste a Birmingham in Alabama del 1963.
Warhol non era razzista, ma nemmeno particolarmente politicizzato. Guardava principalmente all’aspetto formale ed estetico di un’immagine e al suo impatto visivo . Poteva essere il cane feroce aizzato dal poliziotto come la sedia elettrica. E nonostante Warhol sfruttasse superficialmente il contenuto di certe immagini, davanti a opere del genere, esposte in molti musei del mondo, anche un bambino può iniziare a capire la natura dei due terribili soggetti.
Ma chi ha decapitato la statua di Colombo o ha deciso di eliminare Via col vento dovrebbe esigere che pure queste opere di Warhol venissero rimosse e magari distrutte. Tentare di correggere dei torti commetendone altri non produce un risultato giusto ma un doppio errore e una grande ingiustizia verso le generazioni future.
In un magazzino del museo della guerra a Washington anni fa ebbi l’occasione di vedere un ritratto di Hitler in armatura a cavallo che regge la bandiera nazista come un vessillo. Il quadro fu dipinto nel 1936 da Hubert Lanzinger. Opera d’arte bella, soggetto orribile.
Ma quello che la rendeva unica era uno squarcio sul volto di Hitler, prodotto dalla baionetta del soldato americano che aveva trovato l’opera durante l’occupazione di Berlino. Il soldato avrebbe potuto benissimo distruggerla anziché sfregiarla.
La distruzione forse gli avrebbe dato più soddisfazione ma l’avrebbe eliminata dalla storia e io come tanti altri di un generazione che non ha vissuto la guerra non avremmo avuto l’opportunità di riflettere davanti a quel dipinto.
E’ un illusione pensare che la storia e la storia dell’arte siano modificabili cancellandone i simboli.
Ma il simbolo e l’arte possono, devono, essere aggiornati, la loro interpretazione migliorata e resa più chiara.
Ad esempio, perché Andy Warhol è riuscito attraverso l’arte a mostrare l’orrore del razzismo, anche se in fondo non gliene importava nulla.
Condividi
chiara : il testo è senz’altro pieno di buone intenzioni a favore della storia documentata dalle statue, ma per quanto riguarda Andy Warhol mi sembra quasi un insulto per un artista come lui che tanto ha cambiato non solo del mondo dell’arte, ma anche della nostra sensibilità e di come stiamo al mondo.
Voler separare un’opera d’arte, oggi — e forse allora – riconosciuta come un marco nella lotta al razzismo — e siamo nel ’64 –da colui che l’ha fatta, mi sembra un’operazione assurda…” è riuscito attraverso l’arte a mostrare l’orrore del razzismo, anche se in fondo non gliene importava nulla. ” / Warhol ” antirazzista a sua insaputa “, è il titolo. ” Warhol non era razzista, ma non particolarmente politicizzato ” …forse non era iscritto ad un partito. Ma la politica culturale che denuncia di soprusi e ingiustizie non richiede una ” politicizzazione ” ?
Sono perfettamente d’accordo con Chiara.
NON SO NEANCHE DIRE LA GIOIA DI VEDERVI QUI…STO ZITTA, CHIARA
A parte che abbattere e/o sfregiare statue che ormai fanno parte dell’arredo urbano non mi sembra una grande idea, non vedo cosa c’entri Warhol. Voglio sperare che a nessuno sia venuto in mente di danneggiare queste sue opere. Wharhol mantiene in queste , come in tutte le sue opere , un atteggiamento distaccato fino sl punto di immergere il drammatico bianco e nero in colorini “carini”. Ma questo non ne diminuisce l’impatto drammatico, anzi ,può risultare più efficace di una rappresentazione trasbordante partipazione emotiva.
Insomma, mi sembrano opere politichissimamente correttissime. E sono grandi opere, ma questa non era la questione. Il valore dell’opera è un aspetto della personalità sociale dell’autore, non l’unico. Ma non giudicherei la “figura sociale” di Warhol dal fatto che amasse frequentare il jet set.
P.S. In genere si abbattono le statue dopo aver fatto una rivoluzione. Vedo che abbattono le statue, mi è sfuggita la rivoluzione.