PAOLO FLORES D’ARCAIS : Elogio della nostra finita esistenza. Finitudine – Telmo Pievani crea un dialogo immaginario tra Albert Camus e Jacques Monod –.IL FATTO QUOTIDIANO DEL 1 DICEMBRE 2020

 

 

Paolo Flores d’Arcais (Cervignano del Friuli, 11 luglio 1944) è un filosofo, pubblicista e ricercatore universitario italiano, direttore della rivista MicroMega. È stato collaboratore de la Repubblicail Fatto QuotidianoEl PaísFrankfurter Allgemeine Zeitung e Gazeta Wyborcza.
Ha sempre unito l’attività di studioso, il lavoro editoriale e l’impegno civile.

 

 

 

 

BOMPIANI, 2013

 

 

BOMPIANI, 2002

 

 

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 1 DICEMBRE 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/01/elogio-della-nostra-fisistenznita-ea//6022237

 

Elogio della nostra finita esistenza

Finitudine – Telmo Pievani crea un dialogo immaginario tra Albert Camus e Jacques Monod. Uniti contro le fantasmagorie delle religioni e l’animismo sempre ricorrente. Per una filosofia del finito


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di Paolo Flores d’Arcais |

1 DICEMBRE 2020

 

Albert Camus vince il premio Nobel per la Letteratura nel 1957. Jacques Monod vince il premio Nobel per la Medicina nel 1965. Uno scrittore e uno scienziato, dunque. In realtà entrambi anche filosofi, nel senso più vero e profondo: contribuiscono alla filosofia del dopoguerra con testi di straordinaria originalità e di raro rigore, Il mito di Sisifo e L’uomo in rivolta Albert Camus, Il caso e la necessità e i due saggi conclusivi di Per un’etica della conoscenza Jacques Monod.

 

Filosofi che la filosofia accademica ovviamente non vorrà riconoscere come tali, tanto più che sviluppano entrambi, in perfetta autonomia, tutte le componenti essenziali di una filosofia del finito, rigorosamente antimetafisica, partendo da materiali di riflessione lontanissimi e complementari: l’assurdità dell’esistenza per Albert Camus, che solo la rivolta potrà riscattare mettendo in solidarietà (“mi rivolto, dunque siamo”) gli uomini che si battono per “diminuire aritmeticamente il dolore del mondo”; il radicale disincanto cui la scienza costringe secondo Jacques Monod, l’Homo sapiens, mandando in frantumi plurimillenarie concezioni religiose e filosofiche, “i concetti tradizionali che da tempo immemorabile hanno fornito il fondamento etico alle società umane”, frutto tutte, nella loro differenza e concorrenza, di “ontogenesi immaginarie, nessuna delle quali può resistere al confronto con l’indagine scientifica”.

Se la filosofia ufficiale avesse fatto tesoro dei loro lavori, avrebbe potuto imboccare la strada fecondissima di una filosofia del finito, anziché avvitarsi da mezzo secolo nei piaceri insensati di tutte le varianti metafisiche, e neo e post, e nelle fantasmagorie teologiche o para, e nelle presunzioni autoreferenziali delle ermeneutiche col loro nietzschiano “non esistono fatti, solo interpretazioni”, che ha infine celebrato i suoi trionfi con le “verità alternative” canonizzate da Donald Trump.

Filosofie accademiche in asperrima concorrenza, che hanno tutte in comune, però, la fuga consolatoria dalla finitezza dell’esistenza e il disprezzo per la scienza, banco di prova di ogni pretesa conoscenza e tribunale di ogni filosofia.

Ora, finalmente, una filosofia del finito, che mette in dialogo, e in reciproca ibridazione, e in fruttuosa sinergia il pensiero di Camus con quello di Monod, ha preso corpo. Grazie a

Telmo Pievani e al suo Finitudine (Raffaello Cortina editore, 280 pagine, 16 euro).

 

 

CORTINA, 5 NOVEMBRE 2020

 

 

Pievani ha scritto il lavoro filosofico che Monod e Camus avrebbero potuto scrivere insieme, e lo ha fatto unendo alla maturità filosofica e alla competenza scientifica una rara capacità di espressione letteraria, talvolta di poesia, se il termine non fosse abusato. L’argomentazione razionale come unico strumento di indagine, proposto ai lettori con una “leggerezza” che sarebbe piaciuta a Italo Calvino.

 

Il sottotitolo del libro recita “Un romanzo filosofico su fragilità e libertà”. In effetti la cornice è pura finzione, Pievani immagina che Albert Camus non muoia sul colpo nell’incidente di macchina del 4 gennaio 1960. Resta gravemente ferito, e Jacques Monod lo va a trovare ripetutamente, leggendogli ogni volta le bozze di un capitolo del libro che, nella finzione di Pievani, stanno scrivendo insieme.

La cornice è in realtà la struttura del libro, consente a Pievani di esporre la propria filosofia come sintesi e sinergia di quelle di Monod e Camus, ma anche di far dialogare i due che si raccontano gli episodi salienti delle reciproche vite, e in questo modo rivisitare momenti cruciali del dopoguerra europeo, innanzitutto la Resistenza contro il nazifascismo, l’impegno a sinistra degli intellettuali, la rottura con il mondo comunista, la coerenza di un socialismo libertario minoritario ed eretico.

 

Albert Camus giornalista: una lezione di etica civile (09/03/2020) - Vita.it

Camus: «Tutto quel che degrada la cultura, accorcia le strade che portano alla schiavitù» | by Marco Dotti | Nov, 2020 | Medium

 

Il partigiano Camus fa ancora paura alla destrafrancese

 

 

JACQUES MONOD: IL CASO E LA NECESSITÀ | Manuel Cappello

jacques monod

 

French Resistance fighters line the streets of Chartres to listen to the speech of leader of the Free French For… | French resistance, Chartres, French armed forces

Franc-tireurs Partisans

 

Camus (nomi di clandestinità Albert Mathé e Bauchard) nella Resistenza sarà l’animatore del giornale clandestino Combat, che giocherà un ruolo fondamentale nella vita civile e politica anche nei primi anni dopo la liberazione di Parigi. Monod fa parte dei gruppi armati Franc-tireurs Partisans fino a diventare, col nome di Commandant Malivert, il numero due delle Forces Françaises de l’Intérieur.

HISTOIRE DES SCIENCES MÉDICALES - PDF Free Download

vedi articolo di Jacques Monod su Lyssenko

 

L’alternarsi della lettura delle bozze con il reciproco “raccontarsi” permette inoltre a Pievani di mettere in bocca ai suoi personaggi/autori pagine di affascinante divulgazione scientifica, e di criticare le derive filosofiche del loro tempo, che presentano in evidente filigrana un de te fabula narratur rispetto alle derive successive, diventate il mainstream della filosofia continentale fino ad oggi, ahimé.

Pievani riesce a mostrarci in modo persuasivo, anzi stringente, come tutte queste filosofie di evasione spiritualista o dialettica o ermeneutica dal finito, costituiscano in realtà forme di animismo, forme elaboratissime, sia chiaro, esattamente come le religioni, del resto. Ma di animismo. E qui si saldano in modo inaggirabile la riflessione filosofica e l’accertamento scientifico: è il processo di selezione darwiniano – che per via evolutiva ha dato vita alla peculiarissima scimmia che tutti noi siamo – che ha impregnato di animismo la nostra neocorteccia, perché vantaggioso nella iniziale competizione di Homo sapiens.

 

La storia della scienza è anche il percorso di emancipazione da tale animismo, che continua a permanere come tentazione e stigmate e imprinting in ciascuno di noi. Non siamo animali razionali. Lo siamo solo potenzialmente, e sempre in lotta con l’animismo prepotente ma resistibile di un viluppo di connessioni sinaptiche inestirpabile nel nostro cervello. Quando riusciamo a venirne a capo e a dominarlo, quando riusciamo a essere razionali, riconosciamo il carattere illusorio delle religioni e di ogni aldilà, il carattere irrimediabilmente finito, materiale, della nostra esistenza. Non è un caso, allora, che Pievani metta in esergo ad ogni capitolo della sua (e di Camus/Monod) filosofia alcuni versi dal De rerum natura di Lucrezio.

 

Scientismo, materialismo, ateismo, sono le accuse che a questa filosofia saranno ovviamente rivolte, e che Pievani è pronto ad assumere con orgoglio come coerenza del disincanto. Cui consegue l’inaggirabile libertà della nostra scelta etica, perché la natura è muta, non esiste nessuna “morale naturale”, siamo noi i padroni della norma.

Pievani è scrupolosamente fedele ai testi di Camus e Monod. Fino quasi al collage di brani originali o comunque ad ampie parafrasi. Esponendo la loro/sua filosofia del finito critica con sferzante lucidità i continui tentativi di aggirare il finito insensato che la scienza ci squaderna davanti, i trucchi di nuovo finalismo, gli escamotage di Intelligent design con cui il neo animismo teo-filosofico cerca di metabolizzare il carattere sovversivo del darwinismo.

Chiunque ami la filosofia e la scienza, questo libro dovrebbe correre a leggerlo.

 

 

Intervista a Telmo Pievani - SIC 2016 - 1000miglia

TELMO PIEVANI

Dietelmo (detto Telmo) Pievani  (Gazzaniga- Bergamo, 6 ottobre 1970) è un filosofo, accademico ed evoluzionista italiano.

 

Gazzaniga - Sito ufficiale Valseriana e Val di Scalve

GAZZANIGA IN PROVINCIA DI BERGAMO IN VAL SERIANA, è un comune di 5027 abitanti ( dati nov. 2019 )

 

 

CORTINA, MAGGIO 2019

 

«Forse – come suggerisce Telmo Pievani nel libro Imperfezioni – è proprio l’imperfezione la chiave della nostra creatività. Due fra i sistemi più complessi che la natura abbia prodotto, il nostro genoma e il nostro cervello, sono pieni di imperfezioni coronate dal successo.» – Stefano Gattei, La Lettura

Sono le strutture imperfette a farci capire come funziona l’evoluzione, che non è un ingegnere che ottimizza le sue invenzioni ma un artigiano che fa quel che può e trasforma con fantasia il materiale a disposizione, arrangiandosi e rimaneggiando.

 

 

Nell’evoluzione vige un’asimmetria: noi abbiamo bisogno della biosfera per vivere; la biosfera invece non ha alcun bisogno di un mammifero proclamatosi Homo sapiens. Come sarebbe la Terra senza la nostra pervasiva presenza? Selvaggia, indomita, indifferente alle nostre sorti, nuovamente rigogliosa. Frans Lanting ci permette di fare questa esperienza estetica, emozionale e spiazzante. Per ritrovare un’alleanza con la Terra, sapendo di non essere indispensabili.

Homo Sapiens e altre catastrofi. Per una archeologia della globalizzazione. Nuova ediz. - Telmo Pievani - copertina
MELTEMI, 2018

2016

 

 

Homo sapiens. Le nuove storie dell'evoluzione umana - Telmo Pievani - copertina

2016

 

 

 

Il maschio è inutile. Un saggio quasi filosofico

 Telmo Pievani, Federico Taddia

 

BUR, MAGGIO 2020

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