TOMASO MONTANARI, “La mostra chiude i battenti” La direttrice saluta e se ne va — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 18 OTTOBRE 2021

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 18 OTTOBRE 2021

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/10/18/la-mostra-chiude-i-battenti-la-direttrice-saluta-e-se-ne-va/6358403/

 

 

“La mostra chiude i battenti” La direttrice saluta e se ne va

Liber Chronicarum, 1493, Il martirio di Simonino

 

“La mostra chiude i battenti” La direttrice saluta e se ne va

L’invenzione del colpevole (ebreo)

di Tomaso Montanari 

 

 

 

photo

MIMMA PRIMERANO, direttrice dei Musei Diocesani

” Il mio obbiettivo nel nuovo ruolo all’Amei è il medesimo che ho cercato di perseguire nel mio Museo (Diocesano di Trento ), ovvero portare al superamento del pregiudizio che spesso circonda un museo diocesano e far comprendere che si tratta di un’istituzione viva, capace di porsi in ascolto dei bisogni dei propri pubblici. Ma altrettanto importante è accettare le sfide che la contemporaneità pone; aprirsi al dialogo, al confronto. I nostri musei possono diventare straordinari ponti capaci di unire o, quanto meno, di stabilire relazioni tra persone di provenienza, cultura e fede diversa”.

( DAL  DISCORSO DOPO L’INVESTITURA )

 

DA :

Una donna laica a capo dei Musei diocesani

Fateci caso, i posti di responsabilità nel governo del patrimonio culturale sono tutti assegnati a figure allineatissime al potere costituito. Ortodosse, poco o per nulla innovative: meglio se grigie e ossequiose. Nessuno spazio per eretici talentuosi, creativi, visionari, sperimentatori: alla faccia della funzione rigenerativa della cultura. Se poi si tratta di donne, ciò che ci si aspetta è una totale sottomissione all’ordine stabilito dal dominio maschile. Figuriamoci se poteva reggere la brillante, intellettualmente insubordinata, responsabile di un museo ecclesiastico: e infatti Domenica Primerano, direttrice del Museo Diocesano Tridentino, si è da poco clamorosamente dimessa. La sua colpa? Aver pensato e realizzato la mostra italiana più importante degli ultimi anni, almeno sul piano intellettuale e politico. E poi aver proposto di renderla in qualche modo stabile e permanente.

 

 

 

italia Archivi | Storia dell'Arte

 

 

 

La mostra è quella, del 2019, su L’invenzione del colpevole. Il ‘caso’ di Simonino da Trento dalla propaganda alla storia. Vi si ricostruiva la storia terribile di Simonino: un martire inventato nel 1475 da un principe vescovo corrotto e in cerca di soldi e successo. La morte accidentale di un bambino divenne allora l’occasione per montare un processo atroce contro la comunità ebraica. Il capo di accusa era quello classico della persecuzione degli ebrei: Simonino sarebbe stato dissanguato nell’impasto del pane da consumare per la Pasqua, in una parodia cannibalesca dell’eucarestia cristiana. Tutto falso, ma la tortura strappò confessioni a spiriti prostrati e corpi massacrati, e, nonostante l’opposizione di illuminati prelati della curia romana, gli ebrei innocenti furono uccisi, e il bambino innalzato sugli altari.

 

 

Xilografia con Il martirio di Simonino, Historie von Simon zu Trient, Albrecht Kunne

 

 

Era la fine della presenza ebraica a Trento, una ferita che iniziò a rimarginarsi solo quando le ricerche di un prete e storico trentino (era il 1965) convinsero la Chiesa ad abolire il culto del bambino e a riabilitare gli ebrei innocenti. Ma ancora oggi nel discorso pubblico, e sulla rete, Simonino è un santo vero, gli ebrei assassini di bambini.

 

Processione celebrativa in onore di Simonino da Trento, 1925

 

La mostra smontava questa storia attraverso la potenza delle opere d’arte, dei libri, dei riti pubblici dedicati a un santo inventato e a un massacro perpetrato in nome della fede cattolica. E lo faceva in un momento in cui l’invenzione del colpevole (nero, immigrato, rom, omosessuale, povero: comunque diverso, come gli ebrei) è ancora il pane quotidiano delle più votate forze politiche italiane.

Pagina della rivista “La Difesa della razza”, anno V, n.6, 20 gennaio 1942

Non sembri un collegamento forzato: più di una volta la Difesa della razza (la rivista fascista, pubblicata tra 1938 e 1943, di cui era efferato caporedattore Giorgio Almirante: tuttora riconosciuto come padre politico dal partito di Giorgia Meloni) mise in copertina le immagini e la storia di Simonino, vittima dei perfidi giudei che allora fascisti e nazisti avviavano ai forni crematori.

 

Judensau, anonimo incisore tedesco, seconda metà del XVI secolo

 

La mostra di Domenica Primerano ha avuto uno straordinario successo (comprese le scritte antisemite che ne hanno imbrattato i manifesti: segni sicuri di efficacia), vincendo tra l’altro il Grand Prix per l’educazione dell’European heritage award, il più prestigioso premio europeo per il patrimonio culturale.

Di qui l’idea – necessaria – di musealizzarne permanentemente una parte nella cappella che, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, aveva ospitato per secoli le reliquie e i riti di questo culto “sacrilego” – sacrilego perché falso. Un’idea fortissima anche sul piano strettamente religioso: perché “i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Giovanni 4, 23).

Ma un’incredibile alleanza di fatto tra destra catto-fascista, alcune personalità della comunità ebraica trentina (smentite però dalla presidente delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, che si è rifiutata di firmare le lettere contro il progetto) preoccupate di una riaccensione del culto, e storici convinti che la storia non si possa spiegare al popolo ha indotto l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi (che pure aveva coraggiosamente sostenuto la mostra) ad archiviare il progetto, togliendo di fatto la sua fiducia alla direttrice Primerano. E così questa studiosa, questa intellettuale indomita e tutta intera alla quale dobbiamo così tanto, ha preso la bicicletta ed è partita per un viaggio lungo la Loira.

Chi l’ha costretta ad andarsene si è assunto una grave responsabilità morale. Perché raccontare proprio in quel luogo il tradimento abominevole che lì fu compiuto sarebbe stato importantissimo: così come lo è stato musealizzare Auschwitz. E perché si sarebbe trattato di uno dei rarissimi tentativi di far parlare a tutti il patrimonio culturale: con rigore storico, ma anche con tensione morale e con spirito costituzionale.

Abbiamo tremendamente bisogno di direttrici e direttori come Mimma Primerano: perché è solo con persone così che davvero “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura” (art. 9 Cost.).

 

 

 

LE IMMAGINI PROVENGONO DALL’ARTICOLO ” L’INVENZIONE DEL COLPEVOLE ” DI

FRANCESCA ALTOMARE

11 FEBBRAIO 2020

PUBBLICATO SU : 

 

l'Universitario

L’invenzione del colpevole

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1 risposta a TOMASO MONTANARI, “La mostra chiude i battenti” La direttrice saluta e se ne va — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 18 OTTOBRE 2021

  1. ueue scrive:

    L’importanza della cultura è proporzionale alla tensione morale che suscita e da cui è suscitata.

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