EZIO MAURO, Lo scrittore senza nome. Mosca 1966: processo alla letteratura. -Feltrinelli 2021 + due recensioni + 2 note

 

 

Lo scrittore senza nome. Mosca 1966: processo alla letteratura - Ezio Mauro - copertina

Lo scrittore senza nome. Mosca 1966: processo alla letteratura

Feltrinelli, 2021

 

Da una parte due uomini soli. Dall’altra un potere anonimo e totale, invisibile e assoluto, con un compito metafisico: dosare la scrittura a uno scrittore, la notorietà a un autore, il cognome a un uomo, l’identità a una persona.

«Questo è un racconto della disperazione e della dignità, dal fondo dell’abisso totalitario sovietico. Ma è anche un’indagine sul potere»

Andrej Sinjavskij era soltanto la metà di una storia. L’altra metà si chiamava Yulij Daniel’. Insieme, i due scrittori russi sfidarono il regime sovietico con l’arma più potente e più temuta – la parola – pubblicando i loro libri in Occidente con gli pseudonimi di Abram Terz e Nikolai Arjak. Insieme, a soli quattro giorni di distanza, furono arrestati dal Kgb e nel ’66 giudicati in un processo che diventò uno scandalo mondiale, il primo dopo la caduta di Chruscëv e delle illusioni riformiste. Per loro la condanna fu quasi identica, cinque e sette anni di carcere e lavoro forzato nel gulag. Su entrambi, l’ultimo giorno del processo risuonarono le parole del giudice istruttore, la sua certezza impenetrabile: “Può darsi che fra vent’anni avrete ragione voi, ma per il momento sono io che ho ragione”. Poi il potere sovietico pensò di rompere il filo di quell’amicizia intellettuale tanto profonda da trasformarsi in politica, e tanto forte da tradurla in opposizione: aprì a Sinjavskij la via dell’esilio, mentre Daniel’ restava confinato in patria. Sinjavskij viveva a Parigi, insegnava alla Sorbona e i suoi libri si dovevano fermare all’immenso confine dell’Urss. Così lo scrittore veniva proibito nel suo Paese fino a essere dimenticato. Più difficile la partita a scacchi tra il potere e Yulij Daniel’. Lui viveva in patria, dopo il campo era tornato a Mosca in una casa vicino alla stazione Sokol del metrò. Non svolgeva alcuna attività sospetta. Ma la sua vita, il suo nome, la sua identità lo confermavano intellettuale per sempre e dissidente in eterno. Sul suo nome calò un’ombra. Ma lui, continuamente, tra sé e sé ripeteva: Julij Markovic Daniel’, scrittore e traduttore, già condannato per attività antisovietiche, uscito dal gulag, residente a Kaluga, vivente a Mosca, via Novaja Pishanaja, ingresso 3, piano secondo, appartamento numero 52. Tutto questo, per colpa di due libri.

 

Libri di Ezio Mauro

Ezio Mauro

1948, Dronero, Cuneo, Piemonte

 

Ezio Mauro entra nel mondo della carta stampata nel 1972 collaborando con la “Gazzetta del Popolo” di Torino, occupandosi soprattutto del terrorismo nero degli anni di piombo. Nel 1981 passa a “La Stampa”, dal 1988 lavora per “la Repubblica”. Nel 1990 torna a “La Stampa” assumendo l’incarico prima di condirettore, poi di direttore. Nel 1996 diventa direttore de “la Repubblica”, svolgendo questo ruolo fino al 2016. Ha collaborato con Zygmunt Bauman nella scrittura di La felicità della democrazia. Un dialogo (Laterza 2011) e Babel (Laterza 2015). È autore, tra gli altri, anche di L’anno del ferro e del fuoco. Cronache di una rivoluzione (Feltrinelli 2017), L’uomo bianco (Feltrinelli 2018), Anime prigioniere (Feltrinelli 2019), Liberi dal male (Feltrinelli 2020) e Lo scrittore senza nome (Feltrinelli 2021).

 

Sinjavskij, Daniel' e il peccato della divisione - La Nuova EuropaUna foto di Mosca in quegli anni – da ” La Nuova Europa ”

 

RECENSIONI ::

I.

Due scrittori trattati da dissidenti nel processo alla letteratura in Urss che mette in scacco il sistema

 

 

Quando il tempo si rasserena" di Boris Pasternak | Il Vascello Fantasma

BORIS PASTENAK
foto Il Vascello Fantasma

È l’ultimo romanzo di Ezio Mauro edito da Feltrinelli. Dal funerale di Pasternak un’indagine del Kgb per portare in aula chi è sfuggito alla morsa della censura

Non è necessario scomodare Emmanuel Carrère o Serena Vitale per dire che il nuovo libro di Ezio Mauro“Lo scrittore senza nome” (Feltrinelli, pp. 333, euro 20) è uno dei romanzi più belli usciti nel 2021.

La parola romanzo può suonare inaspettata: a far alzare il sopracciglio concorrono il nome noto di uno dei più importanti giornalisti italiani e la copertina del libro che, evocando la serietà di un saggio moscovita, manda fuori strada. “Lo scrittore senza nome” è un romanzo che unisce con naturalezza elementi che di rado si combinano: una storia vera oggi poco conosciuta eppure decisiva per comprendere il secolo scorso e un buon pezzo del nostro presente; una scrittura letteraria animata dalla familiarità con un mondo, quello russo, dove il potere della letteratura e della polizia segreta giocavano a scacchi con la società; un’ossessione

SEGUE :

https://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2022/01/02/news/due-scrittori-trattati-da-dissidenti-nel-processo-alla-letteratura-in-urss-che-mette-in-scacco-il-sistema-1.41086307

 

II.

IL MANIFESTO DEL 17 DICEMBRE 2021

https://ilmanifesto.it/una-partecipe-biografia-letteraria-sugli-anni-del-gulag

 

Una partecipe biografia letteraria sugli anni del gulag

PERCORSI. «Lo scrittore senza nome. Mosca 1966: processo alla letteratura», per Feltrinelli. Ezio Mauro indaga sul caso di Julij Daniel’ perseguitato dal Kgb. Insieme al più noto Andrej Sinjavskij subì una condanna per aver pubblicato in Occidente testi satirici e critici sull’Urss

Una partecipe biografia letteraria sugli anni del gulagUn’immagine d’epoca: un momento del processo contro Andrej Sinjavskij e Julij Daniel’ a Mosca nel 1966

Negli anni 1965-1966 la breve e comunque fredda primavera del disgelo sovietico volge al termine. Un nuovo inverno è ormai alle porte, l’epoca del cosiddetto zastoj, la stagnazione del lungo regno di Leonid Brežnev seguito dagli ultimi sussulti del regime sovietico sotto la guida di Andropov, prima, e di Cernenko, poi, che precederanno le tentate riforme di Gorbacëv e il susseguente tracollo dell’Urss.

Questa fase di passaggio coincide con la celebrazione del processo e la susseguente condanna comminata agli scrittori Andrej Sinjavskij e Julij Daniel’, rei di aver pubblicato all’estero sotto pseudonimo loro opere in prosa di contenuto satirico e critico nei confronti delle molte contraddizioni della vita dell’Urss. Il primo aveva pubblicato anche un dissacrante saggio sul realismo socialista. Se solo qualche anno prima, pur tra mille difficoltà, aveva potuto vedere la luce Una giornata di Ivan Denisovic di Aleksandr Solženicyn, ora per intervento diretto del Kgb la letteratura tornava ad essere oggetto di repressione come in epoca staliniana.

CERTO ESISTEVA il precedente del Dottor Živago, pubblicato in Italia nel 1957; ma pur tra tante vessazioni e umiliazioni Pasternak non era stato tuttavia sottoposto a processo penale. Proprio da una fotografia che ritraeva Sinjavskij e Daniel’ portare a spalla il feretro di Pasternak nel 1960 il Kgb, dopo anni di ricerche, era riuscito a risalire a quella coppia di giovani letterati che con gli pseudonimi di Abram Terz e Nikolaj Aržak avevano costretto i servizi sovietici a lunghe indagini e ricerche.

Il processo fu un vero e proprio caso che occupò la scena politica e le cronache giornalistiche internazionali a lungo e su questo tema esiste una ricchissima bibliografia oltre a un cospicuo numero di fonti a partire dal celebre Libro bianco curato da Aleksandr Ginzburg che per questo fu presto arrestato e condannato. Dei due protagonisti di questa vicenda Andrej Sinjavskij, dopo anni di prigionia espatriato e divenuto professore alla Sorbona, è certamente il più noto e le sue opere in prosa e i suoi saggi letterari hanno avuto ampia fortuna e diffusione in Occidente e poi in patria, nella Russia post-sovietica.

Il destino di Daniel’ fu diverso e la sua opera, sia le prose al centro della campagna repressiva degli anni 1965-66, sia le traduzioni poetiche, hanno avuto senza dubbio un minore impatto nel mondo letterario russo e egualmente in quello occidentale. È dunque da salutare con particolare interesse la pubblicazione da parte di Ezio Mauro del volume Lo scrittore senza nome. Mosca 1966: processo alla letteratura (Feltrinelli, pp. 335, euro 20), opera che si concentra sulla figura di Julij Daniel’.

NEL LIBRO SI RIPERCORRE, partendo dall’esperienza e dal punto di vista di Daniel’, tutta la vicenda del celebre caso, dalla pubblicazione delle opere all’estero, al processo, alla prigionia e alla successiva liberazione. Non si tratta di un saggio di natura storica e tantomeno di una semplice ricostruzione storico-giornalistica. Siamo di fronte ad un testo che acquista i tratti del romanzo, scritto con il respiro e i procedimenti del genere narrativo e non solo della saggistica. In definitiva, Lo scrittore senza nome è una raffinata e partecipe prova di biografia letteraria che si sviluppa con i tempi e i ritmi della prosa letteraria. Personalmente ho apprezzato moltissimo la scrittura densa e al tempo stesso lineare, la raffigurazione storico-psicologica dei personaggi, l’incalzare dei dialoghi, la ricostruzione dei realia del mondo sovietico.

Come Mauro ci informa in chiusura dell’opera, il testo si basa su una grande quantità di dati d’archivio e sui racconti di molti protagonisti della vicenda, da Marija Rozanova, moglie di Sinjavskij, al figlio di Daniel’, Sanja, e alla seconda moglie dello scrittore, Irina Petrovna. Mauro ha vissuto un’importante esperienza professionale e umana da corrispondente di Repubblica a Mosca (’88-’90).
Qui non poté conoscere Daniel’ (scrive «Ho incontrato Julij Daniel’ il giorno in cui è morto»), ma negli anni ha coltivato il desiderio di rendere omaggio e giustizia allo «scrittore senza nome» (Daniel’ aveva pubblicato le sue opere in Occidente con lo pseudonimo Aržak e poi fu costretto dalle autorità a utilizzare per le sue traduzioni poetiche l’anonimo pseudonimo di «Jurij Petrov»), raccogliendo notizie su di lui e ricostruendone in forma creativa la biografia fattuale e spirituale.

La costante e attenta frequentazione della migliore letteratura dell’epoca sovietica, accompagnata dai racconti dei protagonisti e lo studio delle stesse carte giudiziarie miracolosamente ottenute in un periodo di momentanea apertura degli archivi della Lubianka, permette a Mauro di offrire una narrazione certo anche aperta alla creatività artistica, ma sempre accompagnata da una quasi maniacale attenzione per il dettaglio, come nelle pagine dedicate alla prigionia di Daniel’ nel gulag di Dubravlag in Mordovia, ai vari interrogatori nella prigione della Lubianka o nelle tante descrizioni della vita quotidiana dei protagonisti. Mauro è sempre preciso e informato e mostra inoltre un’accurata attenzione per il mondo letterario russo con rimandi impliciti o espliciti a autori e opere, in particolare, a Mandel’štam, come nel caso dell’espressione «secolo-cane lupo» (in russo vek-volkodav), che ben caratterizza l’atmosfera generale della Russia negli anni delle grandi purghe. Malgrado il complesso intreccio di dati e di rimandi il libro si legge con la leggerezza e la passione di un romanzo. Mauro ha saputo sapientemente dosare il carattere di indagine della sua più che trentennale ricerca con uno stile narrativo appassionato, avvincente, a tratti commovente.

SIAMO DI FRONTE ad una genuina testimonianza di affetto e di responsabilità culturale e umana. In chiusura va sottolineato un particolare interessante. Mauro scrive nella postfazione di essersi basato anche su un centinaio di fotografie ricevute da Marija Rozanova. La ricostruzione storica trova una ricca humus anche nell’immagine che va letta, interpretata, resuscitata. Il carattere vivo, pulsante di questa narrazione si costruisce molto anche su questo approccio visivo alla memoria.

 

nota :

I.

” Realia ” –

realia (dal latino medievale, “le cose reali”), in scienza della traduzione, sono le parole che denotano oggetti, concetti e fenomeni tipici esclusivamente di una determinata cultura. Per questo motivo non hanno corrispondenze precise in altre lingue.

Due ricercatori bulgari, Vlahov e Florin, definiscono i realia in questo modo:

«parole (e locuzioni composte) della lingua popolare che rappresentano denominazioni di oggetti, concetti, fenomeni tipici di un ambiente geografico, di una cultura, della vita materiale o di peculiarità storicosociali di un popolo, di una nazione, di un paese, di una tribù, e che quindi sono portatrici di un colorito nazionale, locale o storico; queste parole non hanno corrispondenze precise in altre lingue.»

Vlahov e Florin suddividono i realia in categorie a loro volta contenenti sottocategorie. Esistono i realia geografici, che comprendono elementi della geografia fisica (steppafiordo) e della meteorologia (tsunamitornado), elementi geografici legati all’attività dell’uomo (polder) ed elementi della biologia (kiwi).

Un’altra categoria è quella dei realia etnografici, che possono riguardare la vita quotidiana (pizzaspaghetti), il lavoro (trade union), l’arte (graffiti), la religione (muezzin), la moda (tailleur)…

In seguito, Vlahov e Florin esaminano la categoria dei realia politici e sociali, al cui interno sono presenti: entità amministrative territoriali (provinciaarrondissementsuk); organi e cariche (dumasenatocameracongressocancellierekhanzarsciàdoge); vita sociale e politica (Ku Klux Klanwhigtorypartigianilobbybolscevicocollegeliceocampuspariasamuraifellah); realia militari (legionekatjušamaresciallogeniocorazziereparacadutista).

continua :

https://it.wikipedia.org/wiki/Realia

 

II.

 

IL LIBRO BIANCO DI ALEXANDER GINZBURG

 

The Arrest of Ginzburg, 3 February 1977 (44.3) – A Chronicle of Current Events

 

 

Alexander Ginzburg - WikipediaAl tribunale Sacharov  dell’Aia nel 1980

Alexander ” Alik ” Ilyich Ginzburg   ( Mosca,  21 novembre 1936 – Parigi, 19 luglio 2002 ),  poeta e attivista russo per i diritti umani.

 

 

 

 

 

(

 

 

Ginzburg

 

 

Libro bianco sul caso Sinjavskij - Daniel - Aleksandr Ginzburg - copertina
Jaca Book, 1967

 

Nipote di Evgenija Solomonovna Ginzburg, finita la scuola Ginzburg iniziò subito a fare lavoretti come aspirante giornalista. Alla fine del 1959, Ginzburg pubblicò, assieme a Jurij Timofeevič Galanskov la rivista letteraria cladestina“Feniks” (ne furono prodotti soltanto due numeri: (“Feniks-60”e poi “Feniks-66” nel 1966). Fu anche cofondatore dell’almanacco poetico “Sintaksis” (le prime due edizioni, 1959 e 1960, contenevano, tra l’altro, poesie di Bella Achatovna Achmadulina e Evgenij Aleksandrovič Evtušenko). Queste pubblicazioni clandestine sovietiche (samizdat), divennero, nonostante fossero proibite, assai diffuse grazie a una rete di agguerriti lettori-editori (chi riceveva una copia la ribatteva a macchina in sei copie e la distribuiva ad altri che si impegnavano a fare lo stesso, finche un esemplare non finiva in Occidente e allora veniva stampato e, spesso, tradotto). Per questa iniziativa, Ginzburg fu espulso dall’Università di Mosca, arrestato e condannato a due anni di campo di lavoro. Tornato libero nel 1962 fu impossibilitato a trovare un qualsiasi lavoro: si occupò di arte underground, vendita di libri proibiti e proiezioni domestiche di film vietati.

Nel dicembre 1965 realizzò un grande scoop giornalistico: il dossier Libro bianco sul caso Sinjavskij-Daniel’, che oltre a registrare le reazioni della società civile al clamoroso processo contiene i verbali delle varie udienze (raccolti dalle mogli degli imputati), i testi, le arringhe e le ultime dichiarazioni di Sinjavskij e Daniel’. Questo importante lavoro di controinformazione fu arrestato il 23 gennaio del 1967, nel 1968, fu condannato a 5 anni di Gulag a regime duro nella Repubblica di Mordovia. Laggiù Ginzburg, convinto assertore della non violenza ma consapevole dei suoi e degli altri diritti, fece ripetuti scioperi della fame e proteste. Tornato in libertà il 22 January 1972, fu costretto a risiedere a Tarusa (a 80 km a sud di Mosca). Divenne amico e allo scrittore Aleksandr Isaevič Solženicyn, col quale organizzò il Fondo per l’aiuto ai prigionieri politici, finanziato con i diritti derivanti dal successo internazionale del volume Arcipelago Gulag. Avendo anche l’Unione Sovietica firmato nel 1975 gli Accordi di Helsinki (che prevedevano, tra l’altro, l’impegno al rispetto dei diritti umani), nel 1976 Ginzburg fondò il “Gruppo Helsinki” a Mosca. Viene nuovamente arrestato nel 1977 e condannato a 8 anni di Gulag. Tuttavia nell’aprile 1979, insieme ad altri quattro esponenti del dissenso, venne scambiato con due spie sovietiche ed estradato direttamente negli Stati Uniti. Solo in un secondo momento, la moglie Arina Sergeevna Zholkovskaja, compagna di tutte le sue battaglie, riuscì a raggiungerlo insieme ai figli Aleksandr e Aleksej. Con loro Ginzburg si trasferì a Parigi, dove lavorò come editorialista, fino al 1997, nel settimanale in lingua russa “Russkaja Mysl'”.

Libri:

Nivat, Georges e Kravetz, Marc, URSS: gli scrittori del dissenso: Bukowsky, Calamov, Daniel, Guinzburg, Pliusc, Solgeniztin, La Biennale di Venezia/Marsilio, Venezia 1977.

da : 

GARIWO, la foresta dei Giusti
https://it.gariwo.net/giusti/gulag/aleksandr-alik-ilyich-ginzburg-1290.html

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