Le difficoltà degli orfani rumeni svelano le cicatrici psichiche e fisiche di chi, nei primi anni di vita, è rimasto privo delle cure e dell’affetto di
“una persona sensibile ai suoi bisogni”.
RICERCA: di Charles A. Nelson; NathanA. Fax e Charles il Zeanah
IN BREVE- STORIA DELLA RICERCA
Segretario generale del Partito Comunista Rumeno dal 1965, fu il dittatore della Romania dal 1967 al dicembre 1989, anno in cui fu deposto e processato
Nel 1966 il dittatore comunista Nicolae Ceausescu bandì l’aborto e il controllo delle nascite per far crescere la popolazione della Romania. Sopraffatti dalle difficoltà, i genitori abbandonarono migliaia di bambini agli istituti statali.
In seguito alcuni funzionari statali rumeni, nel tentativo di rimediare a questi abusi, hanno autorizzato uno studio condotto da ricercatori degli Stati Uniti sui bambini istituzionalizzati, ancora numerosi, per determinare gli effetti aversi dovuti al trascorrere l’infanzia in orfanotrofio.
Lo studio, iniziato a Bucarest nel 2000 e tuttora in corso, è il primo di questo tipo mai realizzato, e ha messo a confronto il benessere fisico ed emotivo dei bambini istituzionalizzati + con quello dei bambini dati in affidamento familiare (provenienti dallo stesso ambiente) + i bambini mai istituzionalizzati– I GRUPPI A CONFRONTO SONO QUINDI TRE.
La vita in orfanotrofio impone un pesante tributo. Lo studio ha trovato che i bambini che avevano trascorso i primi due anni in un istituto avevano attività cerebrale più basse rispetto a quelli in affidamento e a quelli mai istituzionalizzati.
Orfani. Nel 1990, due bambini rumeni occupano un lettino di ferro inzuppato di urina in un istituto gestito dallo Stato.
Charles A. Nelson è professore di pediatria e neuroscienze e professore dì psicologia in psichiatria alla Harvard Medicai School. Gli è stato conferito un dottorato ad nonorem dall’Università di Bucarest, Romania.
Nathan A. Fax è Distinguished University Professorpresso il Dipartimento di sviluppo umano e metodologia quantìtatìva dell’Università del Maryland a College Park.
Charles H. Zeanah Jr. è professore di psichiatria e pediatria clinica alla Tulane University e direttore esecutivo dell’lnstitute of Infant and Early Childllood Mental Health della stessa università.
Nel1966 Nicolae Ceausescu decretò che la Romania doveva sviluppare il suo «capitale umano» facendo crescere la sua popolazione. Alla guida del paese dal 1965 al 1989, Ceausescu bandì contraccezione e aborto, imponendo una tassa alle famiglie con meno di cinque figli. Gìnecologi di Stato – la cosiddetta «polizia delle mestruazioni» – esaminavano le donne in età fertile nei luoghi di lavoro per vedere se stavano generando prole a sufficienza. n tasso di natalità sali alle stelle, ma dato che le famiglie erano troppo povere per mantenere i figli, molti di essi furono abbandonati e affidati a istituti gestiti dallo Stato. il risultato di questo esperimento sociale fu che entro il 1989 per quelle strutture erano passati più di 170.000 bambini.
La rivoluzione del 1989 ha deposto Ceausescu, e nei dieci anni seguenti i suoi successori hanno compiuto una serie di incerti tentativi di rimediare al danno. Ma il problema degli orfani lasciato in eredità da Ceausescu era enorme, e ha continuato a esistere per parecchi anni. n paese è rimasto povero, e il tasso di abbandono dei bambini non è molto cambiato almeno fino al 2005. Ancora dieci anni. dopo la cacciata di Ceausescu dal potere si poteva sentir dire da certi funzionari governativi che per allevare i bambini abbandonati lo Stato era meglio delle famiglie, e che quelli rinchiusi negli istituti erano, per definizione, bambini «difettosi»; un punto di vista fondato sul sistema di educazione dei disabili di ispirazione sovietica. la cosiddetta «ììfettologìa».
Anche dopo la rivoluzione, le famiglie hanno continuato a sentirsi libere di abbandonare i bambini. indesiderati negli istituti statall, Gli studiosi di scienze sociali sospettano da tempo che trascorrere i primi anni di vita in orfanotrofio possa avere serie conseguenze. Un certo numero di studi descrittivi, prevalentemente di piccole dimensioni e senza gruppi di controllo, condotti in occidente tra gli anni. quaranta e sessanta, in cui si confrontavano bambini vissuti in orfanotrofio con altri in affidamento, ha mostrato che il ricovero in istituto non valeva neanche lontanamente quanto le cure di un genitore, anche quando non era un genitore naturale. Un problema di questi studi era però la possibilità di una «distorsione da selezione»: i bambini tolti dagli orfanotrofi e dati in adozione o in affidamento avrebbero potuto essere i meno svantaggìatì, e quelli rimasti negli istituti i più disabili, L’unico modo per neutralizzare ogni distorsione dei dati sarebbe stata la scelta senza precedenti di inserire un gruppo di bambini abbandonati, del tutto a caso, in un istituto o in una famiglia affìdataria,
Capire gli. effetti prodotti sul primo sviluppo infantile dal crescere in istituto è importante a causa dell’enormità del problema degli orfani su scala mondiale. Guerre, malattie, povertà e talora le politiche dei governi hanno portato almeno 8 milioni di bambini in tutto il mondo a vivere in strutture gestite dallo Stato. Spesso questi bambini vivono in ambienti molto strutturati ma disperatamente freddi, ove tipicamente un adulto sorveglia 12-15 minori. Le ricerche condotte sono ancora insufficienti a darei piena una comprensione di quel che succede ai bambini che trascorrono i primi anni di vita in questa situazione di deprivazione.
Nel 1999 avvicinammo Cristian Tabacaru, allora segretario di Stato responsabi.le dell’Agenzia rumena per la protezione dell’infanzia, che ci incoraggiò a condurre uno studio sui bambini istituzionalizzati perché aveva bisogno di dati per decidere se pensare a forma alternativa di accudìmento per i 100.000 bambini rumeni allora ospiti delle strutture statali. Tabacaru affrontava la decisa resistenza di alcuni funzionari statali, convinti da decenni che i bambini fossero allevati meglio in istituto che quando erano affidati a una famiglia Il problema era ulteriormente esasperato dal fat. to che i fìnanzìamentì ad alcune agenzie statali dipendevano spesso anche dal loro ruolo nella gestione di quelle strutture. Di fronte a queste difficoltà Tabacaru ritenne che disporre di prove scientifìche sulla questione avrebbe offerto buoni argomenti per una riforma, e quindi ci invitò a proseguire lo studio.
molto importante quanto sin qui ho letto. Mi interessa conoscere per intero lo studio.
STO CERCANDO UN RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO PER SODDISFARE IL TUO DESIDERIO…HO RISTAMPATO OGGI SUBITO L’ARTICOLO CHE HAI VISTO AGGIUNGENDO QUALCOSINA, SPERO DI TROVARE ALTRO CHE PRONTAMENTE TI COMUNICHERO’, CIAO A-RIVEDERCI, CHIARA PER IL BLOG