25 gennaio 2014 ore 09:28 RICEVO DALLA “NOSTRA” mg E PUBBLICO CON PIACERE: “Marijuana: dall’Uruguay a Torino, 
passando per Rovigo”— DI ALESSANDRO GRAZIADEI

Lunedì, 20 Gennaio 2014

È sì, forse dall’Uruguay del presidente José Mujica, che vive in una piccola fattoria

e dona  la quasi totalità del suo stipendioa un’istituzione per lo

sviluppo delle zone povere, potevamo anche aspettarci un progetto

di legge nato proprio

da un’idea del presidente, che non è una liberalizzazione

della marijuana, ma un’intelligente regolamentazione.

Così dopo l’iniziativa del 2013 Armas para la vida, che ha dato

la possibilità ai cittadini che consegnano un’arma di riceverne

in cambio una di conoscenza, come un computer portatile,

o una per la mobilità sostenibile, come una bicicletta, ora

“L’obiettivo non è diventare il Paese del fumo libero,

ma tentare un esperimento al di fuori del proibizionismo, che è fallito,

– ha spiegato Mujicaper riuscire a strappare un mercato

ùimportante ai trafficanti di droga. La tossicodipendenza

è una malattia, ma guai a confonderla col narcotraffico” che può

essere bloccato solo facendo dell’Uruguay “il primo Paese al mondo

a legalizzare e a gestire produzione e vendita delle droghe leggere

fissando le regole del nuovo mercato, compreso il prezzo e il divieto

di vendita agli stranieri per evitare la nascita di un turismo

della marijuana”.

Qui i cittadini con più di 18 anni potranno così entro

la seconda metà del 2014 comprare una dose mensile

di “erba” ad un prezzo relativamente basso, un dollaro

al grammo (l’equivalente di 0,75 euro), circa il 30% in meno

degli attuali valori sul mercato illegale.La legge prevede

inoltre la creazione di un Istituto di

Regolamentazione della Cannabis (Inc) che concederà

licenze per la coltivazione delle piante da parte di singoli

(massimo sei piante a testa), associazioni di consumatori

(massimo 45 soci e 99 piante) e cooperative private

controllate dallo Stato, che venderanno la marijuana

attraverso una rete di farmacie autorizzate, per un massimo

di 40 grammi mensili a persona. Per rendere possibile

il controllo del mercato della marijuana sarà creato anche

un registro di consumatori, la cui privacy sarà garantita

dalle norme già esistenti in materia di protezione dei dati.

Contemporaneamente lepene previste per il commercio

illegale saranno rese molte più dure. Una première

a livello mondiale, quindi, che sceglie un modello diverso

da quello di altri Paesi come l’Olanda o di alcuni Stati americani,

come California e Colorado e dove il monopolio statale, assicurano,

andrà di pari passo con campagne pubbliche che mettano in guardia

dagli eccessi del consumo, simili a quelle che avvengono con il tabacco.

Il sì definitivo alla nuova legge è arrivato il 10 dicembre scorso con il voto

favorevole del Senato e i soli 16 voti, su un totale di 30 seggi,

del Frente Amplio, la coalizione di sinistra al Governo

di Montevideo, e nonostante l’opinione contraria

di oltre il 60% degli uruguaiani certificata

da alcuni sondaggi. L’opposizione, da parte sua,

ha sostenuto che la legge approvata rappresenta

una chiara violazione dei trattati internazionali in materia di droghe,

presenta grosse difficoltà di implementazione e potrebbe

risultare incostituzionale, perché prevede la creazione

di un organismo statale, l’Inc appunto, a meno di un anno

dalle elezioni politiche e presidenziali previste per novembre

del 2014, il che è proibito dalla carta magna uruguaiana.

Anche se lo stesso Mujica ha ammesso che “forse

l’Uruguay non è pronto per questa esperienza”,

solo qualche giorno fa Umberto Veronesi, direttore scientifico

dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano(Ieo),

ha voluto ricordare come “in Italia, dove una legge sciagurata

ha riempito le prigioni parificando le droghe leggere

a quelle pesanti, non ci resta che far tesoro della lezione

di realismo che ci offre il piccolo e democratico Uruguay,

dove si è pensato a ridurre i danni, e non a perseguitare i singoli”.

Intanto Torino, da qualche giorno, sembra aver fatto

proprio il segnale che arriva da oltre oceano,

diventando la prima città d’Italia ad aver votato

un documento per la liberalizzazione della marijuana.

Il provvedimento è stato approvato il 14 dicembre dal Consiglio

comunale di stretta misura: 15 voti a favore (Sel, mezzo Pd, Idv, 5 Stelle),

13 contrari e 6 astenuti, fra cui il sindaco Piero Fassino. Anche se

si tratta di un via libera senza ricadute pratiche immediate, è politicamente

rilevante perché invita il Parlamento ad affrontare il passaggio

da un impianto di tipo proibizionistico a uno di tipo legale

della produzione e della distribuzione delle droghe

cosiddette leggere, con particolare riferimento alla cannabis

e ai suoi derivati. È la prima volta che si va oltre l’ok all’utilizzo

della cannabis a fini terapeuticichiedendo anche l’abolizione

della legge Fini-Giovanardi, ad oggi una delle principali

cause del sovraffollamento delle carceri.

Del resto non tutti sanno che la cannabis legale cresce anche

in Italia, ma per il momento solo nell’area industriale di Rovigo.

Al quarto piano di un piccolo palazzo tra la statale e l’autostrada,

il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione

in Agricoltura(Cra) ha allestito una serra con dodici

varietà diverse di marijuana. “È dal 1994 che qui portiamo

avanti sperimentazioni sulla canapa e sulle sue varie applicazioni”,

ha spiegato Gianpaolo Grassi, ricercatore del Cra,

e in questo momento di euforia antiproibizionista,

il lavoro del Consiglio sta ottenendo risalto anche

internazionale “visto che le richieste per le varietà selezionate

da noi arrivano anche da Colorado, Arizona, California.

E anche dall’Uruguay”, ha raccontato il ricercatore.

“Da millenni – ha puntualizzato Grassi – si conoscono

le applicazioni in campo medico della canapa” tanto che

dal 2007 anche in Italia le tabelle ministeriali dei farmaci

contemplano i derivati della cannabis. Sei regioni,

Toscana, Puglia, Friuli, Veneto, Marche e Sardegna

hanno legiferato in materia di medicinali a base di

cannabinoidi, garantendo il rimborso di tutte le cure

per i pazienti affetti da Aids, cancro, sclerosi multipla

o altre patologie caratterizzate da dolori articolari o neurologici. Per questo

il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) ha promosso una proposta

di legge per avviare coltivazioni protette di cannabis in Italia, allo scopo naturalmente di rifornire le Aziende Sanitarie Locali che per l’approvvigionamento all’estero dei derivati della canapa sostengono costi enormi. “Esistono purtroppo ancora troppe resistenze rispetto alla canapa e a quello che può fare alle persone che soffrono – ha conclusoGrassi – e pensare che un tempo l’Italia era il primo produttore di canapa in Europa. Sì, non era considerata una droga. Ma facendo un’analisi tra costi e benefici, appare evidente l’insensatezza dell’approccio proibizionistico”.

Alessandro Graziadei


 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a 25 gennaio 2014 ore 09:28 RICEVO DALLA “NOSTRA” mg E PUBBLICO CON PIACERE: “Marijuana: dall’Uruguay a Torino, 
passando per Rovigo”— DI ALESSANDRO GRAZIADEI

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Perché l’Italia non prende e fa suoi i buoni esempi che vengono, come dei miracoli, dai posti più insperati? E perché no, anche l’esempio di devolvere parte dello stipendio a chi non ha da vivere, oppure, da parte dei politici eletti, darsi uno stipendio che sia nella media di quelli normali?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *