26 gennaio 2014 ore 21:47 LA CRISI DEGLI EMERGENTI: CONTAGIO SOLO NELL’AMERICA LATINA?

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Il Sole-24 Ore 2014-01-26 – Pag. 6

Mercati globali
LA CRISI DEGLI EMERGENTI

Argentina, il governo non ferma la fuga dei capitali

SENZA GUIDA
Nel Paese torna la paura del default ma la presidente Kirchner è partita per Cuba per partecipare a un vertice latinoamericano

 

la presidente cristina kirchner

Roberto Da Rin 

«Il tempo passa» dice Aureliano Buendia, in Cent’anni di solitudine. «Mica tanto», si sente rispondere. Dev’essere proprio ciò che stanno pensandoi alcuni milioni di argentini, anche quelli che non hanno letto Gabriel Garcia Marquez.

I commessi dei supermercati costretti a cambiare i prezzi di tutti i prodotti esposti sugli scaffali esprimono la confusione che un governo può trasmettere ai propri cittadini. È quanto accadeva negli anni dell’iperinflazione ed è quanto sta accadendo a Buenos Aires nelle ultime 48 ore.
Che succederà domani? Un altro lunes negro? La riapertura dei mercati darà una prima indicazione sullo sviluppo della crisi. Un ulteriore avvitamento o un’inversione di tendenza? Nessun analista finanziario è disposto a scommettere un dollaro sull’esito del braccio di ferro tra governo e mercati. Meglio sarebbe dire tra Cristina Fernandez de Kirchner – la presidenta adorata dai poveri e odiata dai ricchi – e l’establishment agroindustriale che non ha mai tollerato la politica dirigista del suo Esecutivo e ancora meno quello del suo predecessore e marito Nestor Kirchner. Ora però accade qualcosa di più grave: l’incertezza non avvolge solo l’operato degli imprenditori agrari, il vero potere forte di Buenos Aires, ma attanaglia chiunque debba fare quadrare il bilancio familiare. Sì, quella classe media e proletaria che perde qualsiasi elementare riferimento monetario riguardo alla propria capacità di spesa.

Dopo che giovedì il Banco Central è intervenuto per tamponare la corrida bancaria, il violento attacco speculativo al peso, il governo ha annunciato l’abolizione delle restrizioni sugli acquisti di dollari ma ciò non basta a rassicurare né i mercati né una popolazione sempre più smarrita. I 100 milioni di dollari immessi sul mercato giovedì e i 160 di venerdì riflettono la necessità di arginare un effetto valanga, di sfiducia, sul peso e sul governo. Il default nonostante la paura diffusa non sembra possibile: il Paese ha riserve valutarie per 29,4 miliardi di dollari, ai minimi da sette anni, che tuttavia bastano a coprire il fabbisogno finanziario verso l’estero pari a circa il 2% del Pil, meno di 10 miliardi di dollari.
Purtroppo Cristina Fernandez è partita per Cuba, con largo anticipo rispetto all’avvio dei lavori di un vertice latinoamericano, producendo un effetto-stupore tra la cittadinanza e tra gli osservatori.
Chi gestisce questa grave crisi finanziaria? Axel Kicillof, 42 anni, ministro dell’Economia con molte fans per l’allure da sexydivo ma pochi estimatori per le sue competenze? Oppure Jorge Capitanich, il capo di Gabinetto scelto dalla presidenta più per la sua obbedienza che per le sue capacità politiche?

Alfonso Prat-Gay, ex direttore del Banco Central, esprime proprio questo concetto: il governo pare stordito, incapace di comunicare le proprie intenzioni, di adottare scelte chiare. Anche se il prezzo per aver occultato e minimizzato l’elevata inflazione degli ultimi sei anni sarà inevitabilmente alto.

L’inflazione – insegnano i testi sacri di economia – è la più iniqua delle tasse, che si abbatte soprattutto su chi percepisce redditi fissi. E, come testimonia la cronaca di questi giorni, è il più potente detonatore di svalutazione della moneta, il peso.


Roberto Iskandarani, titolare di alcune valigerie a Buenos Aires, testimonia i primissimi effetti di quest’incertezza: «I miei fornitori non consegnano più la merce, di cui è sempre più arduo capire il valore».


Ma la vera incognita è l’effetto contagio che potrebbe propagarsi in altri Paesi latinoamericani, Uruguay, Cile e soprattutto Brasile. La più poderosa economia latinoamericana che, a fronte di molte virtù, presenta anche elementi di debolezza. Nonostante le rassicurazioni del leader brasiliano Dilma Rousseff

 

secondo la quale i segnali di crisi provenienti dall’economia argentina non dovrebbero avere «conseguenze molto significative» per il suo Paese.

 

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1 risposta a 26 gennaio 2014 ore 21:47 LA CRISI DEGLI EMERGENTI: CONTAGIO SOLO NELL’AMERICA LATINA?

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Mi piacerebbe tanto saperne di più su queste crisi, che nascono chissà dove e che devono essere subite dalle parti più indifese e più povere delle popolazioni mondiali: forse un’Internazionale contro queste lobby potentissime sarebbe necessaria.

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