chiara: un assaggio lieve, il nostro, che non riesce a far emergere certe verità rivoluzionarie di questo gerande che servirebbero a noi…..c’è tempo, c’è tempo… Del resto tentare una sintesi o enucleare alcuni punti “è troppo” / e’ troppo comunque, ma sicuramente per chiara
Claude Lévi-Strauss (Bruxelles, 28 novembre 1908 – Parigi, 30 ottobre 2009[2]) è stato un antropologo, psicologo e filosofofrancese.
CLAUDE LEVI STRAUSS – FOTO DEL 2005
CITAZIONI SCELTE DA WIKIQUOTE (WIKIPEDIA) :
- Nel modo più inatteso, è proprio il dialogo con la scienza ciò che rende nuovamente attuale il pensiero mitico. (da Razza e storia e altri studi di antropologia)
- Nulla, allo stato attuale della scienza, permette di affermare la superiorità o l’inferiorità intellettuale di una razza rispetto all’altra. (da Razza e Storia. Razza e Cultura)
- La diversità delle culture umane non deve invitarci ad un’osservazione spezzettante o spezzettata. Essa è funzionale non tanto all’isolamento dei gruppi quanto delle relazioni che le uniscono. (da Razza e Storia. Razza e cultura)
[Claude Lévi-Strauss intervistato da Didier Eribon, Da vicino e da lontano, traduzione di Massimo Cellerino, Rizzoli, Milano 1988]:
- […] sono pervaso sempre di più dal sentimento che il cosmo e il posto dell’uomo nell’universo oltrepassino, e sempre oltrepasseranno, la nostra comprensione. Mi capita di intendermi meglio con certi credenti che con certi razionalisti a oltranza: perlomeno i primi hanno il senso del mistero. (p. 16)
- [Su Simone Weil] Chiacchieravamo nei corridoi della Sorbona. I suoi giudizi senza appello mi disorientavano. Con lei era sempre tutto o niente. La rividi in seguito negli Stati Uniti, dov’era venuta per un breve soggiorno, prima di andare in Inghilterra e morirvi. Si mise lei in contatto con me, mi diede appuntamento sotto il colonnato di un grande edificio – la biblioteca della Columbia o la Public Library, non ricordo. Discorremmo familiarmente seduti sugli scalini. Le intellettuali della nostra generazione erano spesso eccessive: lei non faceva eccezione, ma ha spinto questo rigorismo fino a farsi distruggere. (pp. 23-24)
- Una volta passato il primo momento di curiosità, una volta stufo delle buffonate, il maggio ’68 mi ha disgustato. Perché non ammetto che si taglino degli alberi per fare delle barricate (alberi, cioè vita; una cosa che va rispettata), che si trasformino in pattumiere luoghi pubblici che sono un bene e una responsabilità per tutti, che si coprano di graffiti degli edifici, universitari o meno; né che il lavoro intellettuale e la gestione delle istituzioni vengano paralizzate dalla logomachia. (p. 119)
nota: logomachia (dal greco) —letteralmente:
- Disputa che verte sull’attribuzione di significati diversi alle parole;
- per estensione. discussione inconcludente
- • sec. XVI
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