ore 23:06 —- Scrivendo, non sempre, arriva un vento leggero che è sollievo…chiara, buona notte. addio. Ma per stasera….io credo.

 

 

 

La vita ha una sua malinconia—è una cosa che le viene assieme, una cosa sua, anche quando “stiamo bene”.

Parlo di persone della mia età ( avanzata assai, data la malattia mentale  che mi ha pettinato i nervi e il cervello in su e in giù e poi “turna”.), ma se penso alla mia gioventù, potrei dire che pochi attimi ha durato. Il resto era dolore, almeno dopo i 15 anni. Se non era sempre “dolore” era disagio, e un profondo “senso di indegnità”, di essere sempre fuori posto, ” di non poter mai essere all’altezza della situazione reale che mi trovavo ad affrontare.”

Mi dicevo, ” be’, adesso   questo sforzo  mi serve per farmi gli strumenti e poi..” . Non so dire il numero grandissimo di volte che me lo sono detto, in tanti anni, e sempre tutta la volontà c’era per un impegno anche eccessivo…ma oggi, che ne sto per fare 71, mi dico ogni tanto, o spesso, la stessa identica cosa.

Allora, però, me ne prende una desolazione…di tanto cretina che “onestamente e in verità ti sei tanto sforzata”… E non solo per acquisire…ma anche per “regalare” a chi, prima di tutto era mio vicino, e poi ad altri subito dopo, un” benessere ” che un po’–volendo–avrebbe potuto aiutarli a vivere. Tutto molto poco, ma la mia attitudine era di “dono”.

Ma qualcosa è andato errato;   pardom messieurs et madames…mi sono sbagliata per settant’un anni di impegno onesto.

Oggi so che è stato lì il problema: non puoi giocare le tue carte quando altri non solo non le riconoscono, ma hanno l’astuzia di usare contro di te, pur senza molto saperlo, o sapendolo, proprio la tua buona fede.

E tu, da buona idiota, vai avanti con lo stesso sistema.

 

Sì, è vero, dopo aver letto il discorso di Francesco a Scampia, mi è stato chiaro che voglio tenermi ben stretti i mie valori, cioè me stessa, anche  se facendo così …come si dice in Brasile, sarò io  ” a  consegnare l’oro all’eventuale bandito “, e so già che non mi spaventerò perché pur essendo in tanti, li conosco bene uno per uno.

 

Dell’infanzia …è stato un periodo (che in un certo senso continua ancora ora) che mi ha reso quello che sono, è stata lei la forma della mia più valida identità. Un lavoro serio, come seri sanno essere solo i bambini, di millimetri in millimetri finché alle medie non ho trovato qualcuno che li cucisse insieme. Meglio rattoppati insieme a punti labili. Nell’infanzia posso dire di aver avuto tutto meno l’essenziale, specie se rapportato all’Italia dove “la mamma”…

Il papà –anche se si vedeva pochissimo  per un lavoro inumnao–” c’era “.

“Lui mi vedeva, concretamente”, e ha continuato a vedermi.  Fino a quando se n’è andato.

 

A quest canzone sistematicamente piangevo dovunque mi trovassi :
“Tutta sfolgorante e’ la vetrina
piena di balocchi e profumi
entra con la mamma la bambina
tra lo sfolgorio di quei lumi
comanda signora Cipria colonia e Coty
Mamma mormora la bambina
mentre pieni di pianto ha gli occhi
per la tua piccolina non compri mai balocchi
Mamma tu compri soltanto i profumi per te….”

 

I bambini hanno gli occhi lunghi.

Mia madre era stata una bellissima ragazza ed era una bella donna anche da vecchia, passati gli 80; molto curata dalla madre..(.che curava tutti meno se stessa ). E molto curata da se stessa, almeno il viso… il corpo forse non  stava nella sua giurisdizione estetica. Per tanti motivi,  era quello che si potrebbe definire “una donna narcisica” ossia innamorata prima di tutto di se stessa. Tra l’altro era stata, ed era,  un’autentica femminista ( e mi piacerebbe raccontare ) nata nel 1907.  Non c’era solo lei, all’epoca, ma lei me la vedo bene davanti, fotogramma per fotogramma…proprio  come un film fatto dai suoi racconti alle mie incessabili domande.
Non aveva fatto l’Università, come avrebbe voluto, per mancanza di soldi. Tante cose le erano successe per mancanza di soldi. Cose brutte. Non è strano che la sua “testolina” li abbia voluti con persistenza e passione, era un modo di “tappare il buco”, e poi, se l’infelicità poteva derivare “solo” dalla mancanza di soldi, il più grande dono d’amore per i figli erano proprio questi.

 

Quella canzone strappacuore, almeno per me, significava che, pur piccola, avevo capito: non si trattava di salotti e profumi Coty,  ma un’eguale cosa sua, per lei,  veniva prima dei figli. Un volto, il suo, bellissimo, ci si stampava davanti mentre ci guardava. Lo sapete da voi, è così che accade a tutte le persone innamorate di se stesse. Non vedono “il mondo esterno” o, almeno, lo intravvedono solo.

Ma non lo sanno.  E’ inutile dirglielo : certamente trovano un problema tuo che ti fa parlare così.

 

In questo mondo di oggi, credo che la terapia psicoanalitica, così come pensata e verificata con i suoi pazienti, oltre che su se stesso, da Freud, credo che sia “fuori senso o fuori tempo”.

Dico solo una cosa che è l’essenziale.

 

Questo modo di curarsi, e vale per tutti, anche per  chi ha sballato l’orologio di un minuto e vuole a tutti i costi aggiustarlo, è basato su questo principio : il disagio, il malessere o il panico, fino al dolore mentale  ti prende nei momenti più diversi perché,  “quello che non vuoi vedere e non vuoi sapere di te stesso”, in quel momento-anche se non te ne accorgi –ti è balzato agli occhi.

La strada del bene-stare è dunque “guardarsi dentro”, non perdersi nel fuori anche se molto più colorato, e  “cercare la verità di te stesso “.

La ferita/  verità in te stesso senza infingimenti e senza commedie davanti allo specchio…

 

Non voglio fare la tiritera sulla società dello spettacolo, né sul fatto che la gente vuole tutto meno che la verità, anche se gliela calassero dall’alto,  pum! e olé!, figurarsi sudore e lacrime per cercarla!

Ma non vuole nessuna verità, né dentro di sé,  né fuori di sé.

Perché’ è proprio la realtà che non si digerisce, come qualcosa avesse essiccato i succhi gastrici del mondo tutto.

 

Si capisce così, io credo, perché la terapia analitica “non è più attuale”.

Dice Chiara: Punto-

Anche se io sono fiera e felice di averla fatta, giorno per giorno, con il terapeuta e ancor di più a casa, tutti quei quaderni da macero, per oltre vent’anni.

Io ci tenevo assolutamente a morire “uguale agli altri” o comunque “non pazza”.

Davanti a me stessa era, che dovevo togliermi l’etichetta.

 

Non sapevo, però, che non mi sarei più abituata alla normalità cosiddetta.

Tanta strada percorsa nella mia testa, e lo studio, e la ricerca negli altri, ha finito per essere “una strada percorsa in quello che è umano”.

Niente è /era stato scartato perché “umano” è tutto, dalla foglia al miagolio del mio piccolo cane quando implora perdono per le malefatte. E soprattutto le grandi stelle e le minime stelle, tutte insieme, lo vedete da soli,  sono lo specchio di cosa è vivere.

 

Un viaggio così lungo nell’umano, al punto che mi è troppo facile leggerlo, intorno a me e anche più lontano, negli altri virtuali, diciamo così, anche se stanno sui libri.

E questo non c’è cane umanissimo che possa tollerarlo, anche riuscissi a stare muta e con la faccia falsa.

E tu sai che hanno ragione loro. E’ loro diritto assoluto farsi l’immagine che pretendono di loro stessi.

Ma tu, se parli, non parli di cattiveria.

Parli perché continui ad essere stolta come sei sempre stata.

Mio nonno diceva che chi è nato rotondo non può morire quadrato. E così è per te.

 

E’ ancora vivo in te il desiderio, l’illusione di un po’ di armonia  tra te e gli altri che  ami.

Ma questo maledetto bisogno di positività. Di trasformare …

 

Ma veramente adesso me ne voglio stare zitta, prendere le pastiglie e dormire. Magari Didì è disposto alla pace, di solito alla notte diventa più docile, dimentica più facilmente “le offese alla sua immagine di capo-branco” ;  cerca gli abbracci e le tenerezze. Tante carezze che non gli basterebbero.  Poi si addormenta con il musetto tra i capelli gialli della sua bambola. Oppure ultimamente leccando un serpente che un tempo non lo attraeva. un serpente verde di pelouche con il ghigno giallo oro.

Quante cose ci dice, lui, dell’umano?

 

 

 

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2 risposte a ore 23:06 —- Scrivendo, non sempre, arriva un vento leggero che è sollievo…chiara, buona notte. addio. Ma per stasera….io credo.

  1. labarbara scrive:

    Anche se non mi faccio viva, ti seguo, condivido quello che dici, e … ti voglio bene
    bacio bi

    • Chiara Salvini scrive:

      cara “mia” bi, mi sento abbracciata e ti abbraccio: un abbraccio “insieme” è una rarità, bella stella. Grazie, ch.

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