ore 09:52 — ++++++ Il viaggio di Domenico Quirico alle origini del Grande Califfato

 

QUI E’ APPENA ARRIVATO IN ITALIA—dietro vedete la Bonino ad accoglierlo

 

ma guardate come può essere bello se non lo rapiscono!

 

 

 

 

 

Il viaggio di Domenico Quirico alle origini del Grande Califfato

 

PRESENTAZIONE NEL LINK SOTTO:

 

 

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DAL 9 APRILE E’ STATO LIBERATO PROPRIO L’8 SETTEMBRE 2013

 

Chi è Domenico Quirico
62 anni, inviato di guerra, è da molto tempo in prima linea nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, di cui è un grosso conoscitore e a cui nel 2011 ha dedicato un libro: “Primavera araba“. Nell’agosto 2011 nel tentativo di arrivare a Tripoli, durante la rivolta anti-Gheddafi in Libia, fu rapito insieme con due colleghi del Corriere della Sera e uno di Avvenire. Durante il sequestro fu ucciso il loro autista, i reporter sono stati liberati solo due giorni dopo.

Quirico ha seguito tutte le vicende africane degli ultimi vent’anni, dal Ruanda al Congo, alla Somalia. Negli ultimi anni si è dedicato alla guerra in Mali, è stato in Somalia e ora era la quarta volta che si trovava in Siria.

E’ “uno di quei giornalisti – si legge sul sito del suo giornale – per cui ha ancora senso consumare le scarpe per andare alla ricerca non solo di una notizia, ma di qualcosa da raccontare ai lettori di oggi e alle generazioni future, con una promessa: parlare solo di ciò che conosce e ha visto con i propri occhi”.

Il rapimento
L’inviato de La Stampa Domenico Quirico era sparito lo scorso 9 aprile in un vero e proprio “buco nero” della Siria in guerra. Con una lunga esperienza in teatri di guerra e scenari ad altissimo rischio, sembrava esser stato risucchiato nella regione tra Homs e Damasco.

L’ultimo contatto con lui si è avuto il 6 giugno, quando è riuscito a chiamare per pochi istanti la moglie dopo 58 giorni di silenzio in cui si era temuto il peggio. Quirico aveva probabilmente telefonato da Qusayr, cittadina roccaforte dell’insurrezione a ridosso del confine libanese e a sud-ovest di Homs, successivamente espugnata dalle forze del regime del presidente Bashar al Assad. Le informazioni rese note da La Stampa dalla fine di aprile si erano limitate a dire che Quirico era entrato in Siria all’inizio di quel mese dalla frontiera libanese. Altre fonti ben informate avevano in seguito affermato che il giornalista italiano aveva passato il confine con lo storico e arabista belga Pierre Piccinin, anch’egli liberato. Piccinin in passato aveva già accompagnato Quirico nel nord della Siria e risultava anch’egli scomparso dall’inizio di aprile.

Quirico non era entrato con visto concesso dal regime di Damasco, ma era dovuto passare tramite i valichi informali tra i due Paesi, controllati da contrabbandieri ma ormai anche da milizie non sempre organiche col variegato fronte dei ribelli locali che lottano contro il presidente Bashar al Assad.

Dopo alcuni giorni di attesa, il primo allarme era stato lanciato lunedì 15 aprile quando era stata allertata l’unità di crisi della Farnesina, che ha subito iniziato le ricerche. Il 18 maggio era intervenuto sulla scomparsa anche il presidente siriano che, in un’intervista al quotidiano argentino Clarìn, aveva fatto sapere di non avere informazioni su Quirico. Il primo giugno le figlie del giornalista, Eleonora e Metella, avevano pubblicato un videomessaggio per chiedere notizie sul padre. Un appello alla liberazione era arrivato anche da Papa Francesco, che il 2 giugno ha chiesto la liberazione di tutti gli ostaggi presi in territorio siriano.

 

 

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