ORE: 19:19 CLAUDIO RISE’ (MILANO 1939)–VOGLIO CELEBRARLO NEL SUO PRIMO LIBRO—PARSIFAL, RED 1988—NON SOLO “BELLO BELLO”, MA CHE FA RIDERE PERSINO CHIARA…VERSO LA FINE C’E’ –se ricordo tempo è passato–UNA LOTTA DI MOBILI IN UN ENORME PALAZZO…E POI, LUI E LEI, SI “CONOSCONO” ACCAREZZANDOSI, OGNI ANFRATTO —DIREBBE IL RETORE — del corpo dell’altro e del proprio –si guardano–si riconoscono —solo alla terza notte fanno all’amore come lo conosciamo noi—OH NOSTALGIA DI UN MONDO —O’! O’!

 

conduce il blog Psiche lui su Io Donna, settimanale del Corriere della Sera,

ONLINE :  http://blog.iodonna.it/psiche-lui/

 

 

è il suo primo libro pubblicato, 1988 —Poi, deve aver avuto una specie di ” rivoluzione”…se vi interessa tanto, potete cercarlo…ha un blog frequentatissimo che si chiama…

Claudio Risé, Parsifal. L’iniziazione maschile all’amore, Red Edizioni [1988],

 

 

D. Nel suo libro Parsifal è l’ultimo eroe di una civiltà che vedeva nella donna un valore supremo, immagine della stessa divinità. Ma l’archetipo della Grande Madre esprime anche la dimensione negativa del femminile: la ossessività, l’immobilità. La madre di Parsifal è una donna che cerca di imprigionarlo nella sua gabbia dorata. Quindi il femminile non è un valore assoluto.

R. «No, certamente, soprattutto nell’area mediterranea la figura della madre tende a identificarsi in colei che aspira più al potere che all’amore, a possedere e controllare il figlio, a impedirgli di costruire mondi alternativi al proprio. Invece nelle civiltà dei trovatori e delle corti d’amore che fiorirono in Europa si era affermata un’immagine positiva della donna come di colei che sa accogliere e contenere, con amore, l’altro. La crociata contro gli Albigesi poneva fine a questa civiltà: la donna, da signora delle corti, diventava schiava. Parallelamente la Terra, altra espressione simbolica del femminile, cominciava a perdere il suo carattere di sacralità e a valere solo in quanto sfruttabile».

D. Parsifal contempla Condwiramurs e il suo «bel corpo» nudo. Dietro questo atto (che non è certo voyeurismo) c’è lo stupore per la propria «ombra», per la dimensione femminile nascosta in ogni uomo?

R. «C’è anche questo. Ma a livello più elementare c’è la voglia e la necessità di conoscere l’altro da sé. La contemplazione della donna parte dalla dimensione fisica per arrivare a cogliere la differenza psichica, lo specifico femminile e il suo valore. Oggi la crisi delle coppie risente molto di questa incapacità, soprattutto dell’uomo, di riconoscere le differenze originali. La compagna (ma anche il compagno) diventa una specie di alter ego, una proiezione di sé. Il mancato riconoscimento della diversità, l’omogeneizzazione progressiva dei sessi ha finito per comportare una caduta del desiderio».

D. Solo la terza notte Parsifal e Condwiramurs “intrecciarono gambe e braccia assieme”. Prima si guardano, si parlano, si consolano. Questa prova d’amore è l’esatto opposto di quella richiesta oggi, in una società dove il sesso è mercificato e predatorio. Emblematica, nel libro è la contrapposizione fra il mostruoso e meccanico “letto delle meraviglie” e quello di Condwiramurs “bianco di luna” e “bagnato di tenerezza”. C’è ancora spazio per un rapporto diverso tra uomo e donna?

R. «Nel costume provenzale l’uomo dormiva per un certo tempo con la donna amata senza possederla. Si voleva così mettere alla prova la sua cortesia, e capacità di intrattenimento, sviluppando altresì la tensione erotica, anziché scaricarla subito. Il letto delle meraviglie è invece la dimensione puramente aggressiva del rapporto sessuale. Non solo oggi c’è spazio per un modo diverso di rapportarsi, c’è una necessità profondamente sentita. La donna avverte la mancanza nell’uomo di un’educazione sentimentale dovuta alla scomparsa di tutti i riti iniziatici e, per certi versi, del rapporto col padre. L’uomo non sa più avvicinarsi alla donna, resta per lei un bambino frustrante e poco attraente, subito come un invasore, uno stupratore. Ma anche l’uomo avverte il bisogno di cambiare per non sentirsi condannato alla solitudine o al rapporto con un alter ego».

D. Sul versante opposto di Condwiramurs c’è Orgeleuse, la donna orgogliosa che vuol poter fare a meno dell’uomo e assoggettarlo ai propri capricci. Sembra il prototipo di certe femministe ultrà…

R. «Ma io la vedo più come espressione della fantasia di potere della donna emancipata, della donna in carriera che si pone  lo scopo di diventare simile all’uomo, mentre la femminista resta convinta dei valori dello specifico femminile. In Orgeleuse si esprime, al peggio, l’  “animus”, l’aspetto maschile della donna».

D. Nella locanda cui approda Parsifal si radunano “uomini con uguale nostalgia, nel corpo e nel cuore, della donna che ritroverai, forse, la sera, bella e così diversa da te dopo una giornata tutta diversa dalla tua: in casa mentre tu eri fuori, al caldo mentre tu eri al freddo, al sicuro mentre eri in pericolo». Non è un’immagine un po’ troppo tradizionale, da angelo del focolare ? Non propone una divisione dei  ruoli troppo rigida e anacronistica?

R. «Questo è in realtà un punto molto delicato. Potrei cavarmela dicendo che siamo nel 1200. Ma, onestamente, quella è anche una localizzazione psicologica, non solo storica. Nel nostro profondo, l’immagine maschile è sinonimo di avventura, rischio e protezione, quella femminile di caldo rifugio e bisogna tenerne conto, se siamo alla ricerca di una rigenerazione delle due dimensioni. E’ vero che sia l’uomo che la donna vivono esperienze connaturate all’altro, è vero che Condwiramurs è un’immagine estrema, l’importante è che non avvenga – come di frequente oggi – una perdita della propria profonda identità sessuale. L’altra parte, quella in ombra, va certo ricuperata ma con l’intelligenza, altrimenti la donna rischia di esprimere il lato più volgare dell’uomo e lui quello più futile di lei».

D. Che cos’è in definitiva il Graal di cui va alla ricerca Parsifal? Chi è il vero eroe dei nostri tempi?

R. «Il Graal è simbolo della capacità femminile di accogliere e fare da contenitore alle sofferenze dell’altro. Il mondo è pieno di dolore, dai bambini del Sahel alle vittime dell’Aids e della droga. Forse il vero eroe d’oggi è quello che sa rispondere in qualche modo  a questo grido che si alza dal mondo».

D. Parsifal non chiede al re Amfortas le ragioni della sua malattia che lo consuma giorno dopo giorno. “Non fare mai domande” gli aveva raccomandato sua madre. E’ questa chiusura a riccio il peccato che Parsifal dovrà scontare con una durissima peregrinazione nel mondo?

R. «Il suo vero peccato è l’iniziale mancanza di pietà. Figura chiave della vicenda è Sigune, la cugina che esce dal castello del Graal tenendo fra le braccia e carezzando il suo bel cavaliere morto. L’incontro con l’esperienza della carità matura Parsifal e gli assegna il vero ruolo: guarire la sofferenza facendosene carico, chiedendone il perché».

D. Anche la Terra si disertifica se non si coltivano questi valori tipicamente femminili. Parsifal diventa alla fine il custode del Graal e “la Terra torna a respirare”. Parsifal è il principe dei verdi? Le sue battaglie saranno anche ecologiche?

R. «La riscoperta del femminile va di pari passo con la riscoperta della sacralità della Terra e quindi con una sua rigenerazione. Quella dei Trovatori era una civiltà decisamente contadina. Non si può conoscere e rispettare il femminile se non si rivaluta la Terra, che è una sua rappresentazione vivente. In Africa un capo zulu espresse il suo stupore per come i bianchi sfruttavano le miniere aprendo nella Terra quelle terribili ferite. Anche noi – diceva – utilizziamo il ferro per costruire utensili ma poi, una volta che non servono più, scaviamo una buca, li gettiamo dentro e ricopriamo tutto, scusandoci con Madre Terra».

 

 

da :: http://www.claudio-rise.it/parsifal/viaggio.htm

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