VARSAVIA
È LA svolta più radicale, oltre le migliori speranze delle destre europee: alle elezioni politiche polacche, secondo risultati parziali e proiezioni, il PiS (Diritto e Giustizia, il partito di Jaroslaw Kaczynski) ha stravinto e potrà governare da solo. La sua capolista, la biologa Beata Szydlo vicinissima al giovane neopresidente (eletto a giugno) Andrzej Duda sarà la nuova premier. I liberal al potere in otto anni in cui l’economia è cresciuta del cinquanta per cento crollano, e nel nuovo Sejm (Camera bassa) non ci sarà più alcun seggio assegnato a forze di sinistra. Gli elettori del più importante membro orientale della Ue e della Nato hanno fatto una scelta durissima, senza compromessi: più nazione e meno Europa, tradizioni nazionali prima di tutto. Un colpo al cuore, atteso ma durissimo, per Angela Merkel e Jean-Claude Juncker, per Matteo Renzi e Mario Draghi, per tutti i seguaci di una forte unione politica europea. E la certezza di un nuovo potere a Varsavia più antirusso che mai, e magari disposto a cercare intese pur difficili con l’amico filorusso Viktor Orbàn. E di una linea dura anti-migranti e con Bruxelles e Berlino.
«Ammettiamo la sconfitta», ha detto poco dopo le 21 locali e italiane, ora di chiusura dei seggi, la premier uscente, la liberal Ewa Kopacz. Con una partecipazione al voto del 51,6 per cento (buona per un paese della “nuova Europa”) i nazionalconservatori volano al 39,1 per cento, Platforma (i liberal della signora Kopacz) crollano al 23,4. Terzo partito col 9 per cento è quello conservatore- protestatario della rock star tradizionalista Kukiz, quarto Nowoczesna (modernità, nuova forza liberal) al 7, poi i Contadini (Psl). Sinistra unita e “Razem”(movimento progressista giovanile ispirato a Podemos) resteranno fuori dal nuovo Sejm, come l’ultradestra del razzista Janusz Korwin-Mikke. Conseguenza: per premi e riporti, il PiS avrà ben 242 dei seggi della decisiva Camera bassa e potrà governare da solo, senza alleati come Orbàn a Budapest. Platforma crolla a 133 seggi e rischia una letale scissione.
«Ai vincitori lasciamo un paese in crescita», ha ammonito Ewa Kopacz. Ma tutti in Polonia e in Europa, dicono gli amici di Gazeta Wyborcza , guardano ora alle scelte dei nazionalconservatori. Temendo una sterzata euroscettica e autoritaria. Kaczynski per primo cerca di calmare le paure, «non sono capo dello Stato e non sarò premier, ho capito che con me candidato il PiS sarebbe stato senza speranze», ha commentato a caldo. «Ma nella sua storia politica e personale», suggeriscono fonti diplomatiche occidentali, «l’idea del “mai” non esiste. Non esisteva negli anni Novanta quando prima fu col padre della democrazia Lech Walesa poi ruppe con lui da destra, né quando suo fratello gemello Lech, allora presidente, morì nella tragedia aerea di Smolensk, e “Jarek”sembrava distrutto nell’animo per sempre. Vedremo ora».
Molti ieri sera nella Varsavia percorsa da elettori e militanti del PiS in festa al canto dell’inno nazionale, non escludevano che Szydlo potrebbe un giorno lasciare la premiership al 66enne leader carismatico, scapolo convinto, vive con mamma e col gatto. Ma in ogni caso, Berlino, Bruxelles e i mercati attendono con allerta il colpo economico e di Borsa delle promesse elettorali dei nazionalconservatori: pensione di nuovo a 65 anni e non a 67, assegni di 125 euro per ogni secondo figlio, più spese sociali. Finanziabili con più tasse per le grandi banche, una scelta guarda caso mutuata di pari passo dal modello dell’autocrazia ungherese.
«I liberal hanno perso, dopo troppi errori, bisogna accettare la realtà, adesso tutto dipende da chi avrà più peso nel PiS», dice Konstanty Gebert, massimo esponente della cultura ebraica polacca e columnist di
Gazeta : «O davvero le facce nuove, i giovani come Duda e Szydlo, hanno trasformato i nazionalconservatori in partito ragionevole, oppure Kaczynski resta dietro le quinte il più forte ».
Soprattutto in questo caso, molti temono riforme centralizzanti o autoritarie sul modello di Orbàn, sebbene il PiS prometta dialogo, indipendenza della Banca centrale, dei media e di ogni istituzione e politica per la crescita. La linea più dura sui migranti, anche a costo di scontri frontali con la Ue sulle ripartizioni, è scontata. Kaczynski in persona li ha definiti «potenziali portatori di pericolose epidemie». Addio all’igiene del linguaggio che fu valore costitutivo della rivoluzione polacca del 1989.
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Ora le cancellerie occidentali temono una sterzata autoritaria e un avvicinamento a Orbàn