CARMELO BENE, POEMA ” ‘L MAL DE’ FIORI ” —UN’INTERVISTA DEL POETA ” DOVREBBE ” SPIEGARE :::MA SI POSSONO LEGGERE SOLO I VERSI CITATI::: IDEA MONCA RIMANE? MA CERTO! PER AVERE DOMAN MATTINA UNA RAGIONE PER TIRARSI DALLE AMATE COLTRI, NON VI PARE?

http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/152/cafelib.htm

 

 

Carmelo Bene
‘l mal de’ fiori
poema

Presentiamo, in esclusiva per libriAlice.it, una autointervista di Carmelo Bene che analizza il suo complesso Poema, permettendo così al lettore di coglierne tutta la ricchezza e di apprezzarne la eccezionale ricerca compositiva e linguistica.
Per questo ‘L mal de’ fiori Carmelo Bene ha già colto un prestigiosissimo alloro: è stato acclamato Poeta dell’Impossibile dalla Fondazione Schlesinger attualmente presieduta da Rita Levi Montalcini e fondata da Eugenio Montale. Il conferimento di tale onore avrà luogo a Milano il prossimo 10 luglio a Palazzo Isimbardi, sotto i saloni affrescati da Tiepolo, e gli verrà consegnato dal maestro Riccardo Muti.

‘L MAL DE’ FIORI
Autointervista
dell’autore
 

“Prima di questo ‘L mal de’ fiori non mi ero mai imbattuto in una nostalgia delle cose che non furono mai in nessuna produzione artistica (letteratura, poesia, musica). Sono da sempre stato privo d’ogni vocazione poetica intesa come mimesi elegiaca della vita come ricordo, rimpianto degli affetti-paesaggi, mai scaldato dalla ‘povertà dell’amore’, sempre nei versi del poema ridimensionato nella sua funzione di ‘amor facchino’, cortese o no. Riscattato dall’o-sceno demotivato, divino, svuotato una volta per tutte dell’affanno erotico nel suo ossessivo ripetersi senza ritorno

Relegato alle elucubrazioni del Lombroso, il bello/brutto non ha mai sollecitato il sentimento di nessun poeta sempre assillato da una più che smorfiata critica della ragion pratica che, come una veste stregata (camicia di forza), l’ha condannato alla stupidità dell’arte (Rimbaud). Eccettuati certi ‘privilegi della dannazione’ byroniani etc… Malridotti alla menzogna letteraria d’un satanismo d’accatto… Questa missione del poeta spessissimo civile-sociale pur se vissuta a volte da qualcuno come disillusione! È un problema? Tutt’altro: non si danno problemi (l’a b c di Deleuze). Così come in teologia non si danno risposte, ma domande, domande che grazie al cielo continuano sole a divertirmi… Finché l’esercitazione poetica è diventata un allenamento di massa. Sono subissato da infinite mortificanti missive giovanilistiche e no, impregnate di uno sformato verso libero, sintomatiche emulazioni di un qualcosa che i sedicenti autori già da lettori ritengono valore poetico: orrida ‘voce’. Le fonti consacrate dei vati ne sono più che responsabili, dal momento che hanno sempre proposto una ‘poesia’ comunicativa, edificante, a volte satura di decadentismo smidollato, spacciandola impunemente come opera d’arte.

Siamo sempre stati vittime d’una poesia che innanzitutto si è sempre beotamente illusa d’essere nel discorso autoriale che tramava. Come se si potesse essere autori di qualcosa! Come se (siamo o no quel che ci manca?) fosse scontato che l’essere parlante sia nel discorso in fieri e non s-parlato dal discorso stesso. Qualunque fare dovrebbe essere un fare altro da ciò che facciamo, (anche volendolo nessuno è autore di niente). L’esito non coincide con l’intento come l’effetto non è mai la causa… Questo ‘L mal de’ fiori è una ricetta farmaceutica di controindicazioni: struttura, dialettica, sociale, prossimo-lontano, il non esserci, etc… Non si può che confermarsi ‘stranieri nella propria lingua’. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d’una accademia di scuola interpreti. È ‘Nomadismo’: divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, etc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall’atto, cioè de-pensato. Poesia è l’immediato nella ruminazione orale d’uno scritto già estraneo a noi dicenti. Scritto in Voce. Voce come ri-animazione (rigor-mortis) del morto orale che è lo scritto.

Questo ‘L mal de’ fiori è un ventaglio di differenze in che il passato è niente anche laddove si illuse a esser presente. Questa mia esercitazione poetica non è contemporanea non soltanto al quotidiano eterno dell’oggi, ma nemmeno al passato che infatti è dovunque sentito come mai stato. Mai stato presente a se stesso. Da qui la nostalgia paradossale tributata a quanto mai fu. L’arte, infatti, è il resto di che mai fu, sia essa prosa, musica, immagine, architettura che nella sua consistenza ingombrante strazia l’aria siccome svenuta sui gradini di una chiesa magari del Borromini.

L’opera d’arte non è categoria estetica assoluta nemmeno nella differance… Nel ‘mal di questi fiori’ si fa sempre più solare il fatto che laddove il tutto possa sembrare una eruzione vulcanica, è invece somma-sottrattiva che, mediante le più svariate soluzioni chimico-linguistiche, via via si svuota. L’attentato alla forma è simultaneo alla forgia della forma stessa. Ecco quanto non è mai stato.

Roma 16 maggio 2000
Carmelo Bene

‘l mal de’ fiori. Poema di Carmelo Bene
Presentazione di Sergio Fava
Pag. 153, Lire 49.000 – Edizioni Bompiani
ISBN 88-452-4447-4

 

 

Mal de’ fiori (‘L)
Autore Bene Carmelo
Prezzo
Promozione -25%
€ 21,68
(Prezzo di copertina € 28,90)

 

 

 

le prime pagine------------------------
Coetera de troviero delle cose che non sono e

© 2000, RCS Libri

biografia dell'autore
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Carmelo Bene nasce a Campi Salentina (Lecce) nel 1937. Compie i primi studi classici presso un collegio di gesuiti. Nel 1957 si iscrive all’Accademia per lasciarla l’anno dopo considerandola inutile. Debutta come attore nel 1959 a Roma come protagonista del “Caligola” di Albert Camus. Successivamente diventa regista di se stesso, inizia a compiere un’opera di manipolazione integrale dei “classici” che chiama “variazioni”. Esplode infine il caso Carmelo Bene: Alberto Moravia, Angelo Maria Ripellino, Ennio Flaiano e Pier Paolo Pasolini sono solo alcuni degli intellettuali che vengono affascinati da Ben. Comincia poi l’esperienza cinematografica, prima come attore nel film di Pasolini Edipo Re, poi come regista del film Nostra Signora dei Turchi. Il film al Festival di Venezia vince il Premio speciale della giuria. Due altri film sono Capricci (1969) e Don Giovanni (1970). Con Salomè (1972) e Un Amleto in meno (1973) si chiude la sua esperienza cinematografica. Torna al teatro con La cena delle beffe (1974) e con S.A.D.E. (1974) e ancora con Amleto (1975). Molto importante è la sua cosiddetta “svolta concertistica”, rappresenta infatti Manfred(1980) un poema sinfonico con musiche di Shumann che raccoglierà successi di pubblico e critica. Nel 1981 dalla Torre degli Asinelli a Bologna recita la Lectura Dantis, poi seguono Pinocchio (1981), Adelchi (1984), Hommelette for Hamlet (1987), Lorenzaccio (1989) e L’Achilleide n. 1 e n. 2 (1989-1990).
bibliografia
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I titoli sono tratti da
Alice CD,
il catalogo su CD-ROM
dei libri italiani
pubblicato da
Informazioni Editoriali.
Bene Carmelo – Ghezzi Enrico, Discorso su due piedi (il calcio), 1998, 121 p., Euro 5,16, “Passaggi”, Bompiani (ISBN: 88-452-3773-7)

Bene Carmelo, Mal de’ fiori (‘L), 2000, XXX-158 p., Euro 25,31, “Bompiani overlook”, Bompiani (ISBN: 88-452-4447-4)

Bene Carmelo, Opere, 1604 p., Euro 16,00, “Nuovi classici”, Bompiani (data di pubblicazione prevista: Maggio 2002)

Bene Carmelo, Opere. Con l’autobiografia d’un ritratto, 1995, 1568 p., Euro 46,48, “Classici”, Bompiani (ISBN: 88-452-2656-5)

Bene Carmelo – Dotto Giancarlo, Vita di Carmelo Bene, Euro 21,69, “Biografie”, Bompiani (ISBN: 88-452-3828-8)

Campana Dino – Bene Carmelo, Canti orfici. Con CD, 2 ed., 2000, 64 p., ill., Euro 19,63, “Inversi”, Bompiani (ISBN: 88-452-4072-X)

 

A cura di Grazia Casagrande


19 maggio 2000
 

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