“perla per perla, intessete una collana” …che vi viene offerta! UN PO’ DI NEMO, MIEI CARI, “PRA MATAR A SAUDADE” (lett. “per uccidere la nostalgia” che in Brasile, per definizione, è “inestinguibile come ” a seca” del Nord-Est del paese…”

 

Sebastiano Salgado

 

 

 

http://cinelibri.iobloggo.com/

 

SE LA LISTA D’ ATTESA E’ LUNGA L’ ESAME D’URGENZA NON SI PAGA

20
MAG
2016

“””… < In attesa dell’ aggiornamento del Piano nazionale sulle liste di attesa, vige quello di Novembre 2010, che prevede tempi massimi per 58 prestazioni tra visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici ( www.cittadinanzattiva.it/approfondimenti/salute/2897-nuovo-piano- nazionale-sul-contenimento-delle-liste-dattesa.html. ). Per la diagnostica e la specialistica i tempi massimi devono essere rispettati nel caso di prime visite specialistiche comprese nell’ elenco (massimo 30 giorni) o primi esami diagnostici sempre in elenco (60 giorni); non sono previsti tempi massimi per le visite successive alla prima e per i controlli. Il piano, inoltre, prevede la possibilità per il medico prescrittore di indicare sulla ricetta un codice di priorità diverso, per accelerare i tempi: il codice U (urgente) permette di erogare la prestazione entro 72 ore, il codice B (breve) entro 10 giorni, il codice D (differibile) prevede 30 giorni per la specialistica e 60 per la diagnostica, il codice P sta per programmabile. Il rispetto dei tempi relativi ai codici di priorità deve essere garantito nell’ ambito del distretto sanitario d’ appartenenza. Nel caso in cui i tempi non fossero rispettati, il cittadino ha diritto ad ottenere la prestazione nei tempi previsti, anche in intramoenia senza oneri aggiuntivi oltre al ticket, se dovuto. Per quanto riguarda gli interventi chirurgici esclusi dal piano di governo delle liste d’ attesa se il cittadino è in lista d’ attesa da molto tempo ha diritto a conoscere, sulla base della legge sulla trasparenza 241/90, la posizione occupata nella lista d’ attesa con richiesta formale alla direzione sanitaria. >pit.salute@cittadinanzattiva.it

 

da Articolo32 a cura di Valeria Fava in RSalute, la Repubblica di Martedì 26 Aprile 2016

 

 

Gaia: “Giovani sull’ orlo di un mondo uguale e diviso”

14
MAG
2016

“””… < […] Il mondo sta diventando tutto uguale. Per noi millennials che cresciamo insieme all’ interconnessione del mondo, il mondo è uno solo. Viaggiamo nella quasi totale assenza di barriere e dove non possono arrivare i nostri piedi arrivano i nostri click. Siamo abituati a trovare in ogni parte del mondo gli stessi segni di identità, dai cibi agli smartphone ai format televisivi. Finché il mondo non esplode, ricordandoci tutte le sue contraddizioni. Riconoscere negli attentatori giovani della nostra generazione è forse uno dei dettagli più spaventosi. Giovani cresciuti immersi nello stesso flusso in cui noi siamo immersi  o forse no, forse loro se ne sentono esclusi. Sono nati nella cara vecchia Europa, ma se ne sentono lontani, la vedono come nemica. Non se ne sentono parte? Ma poi, cosa vuol dire sentirsi parte dell’ Europa? L’ assenza di dogane? Una bandiera comune? Viaggiare senza barriere ? Viaggiamo tanto, noi giovani. Siamo nati in un mondo già spalancato, ma sappiamo poco delle miriadi di culture che hanno camminato lungo le stesse vie che percorriamo noi. Viaggiano anche gli attentatori, per andare ad addestrarsi, per assorbire un modo di vivere così diverso da quello nel quale siamo nati sia noi che loro. Sono tante le paure che gli ultimi mesi hanno risvegliato, ma a volte temo questo viaggio senza mappe più di molte altre cose. È un bel progetto, quello di un mondo aperto e senza confini, dove possiamo tutti sentirci a casa almeno un po’, trovare un po’ di noi stessi ovunque andiamo. È bello, ma forse stiamo correndo troppo, forse il ritmo dell’ economia globalizzata semplicemente non può essere un ritmo da imporre alle nostre menti. Come possiamo sperare nell’ integrazione in Europa, quando non ci siamo dati il tempo di capire cosa significa essere europei ? >. …”””

 

( da Risponde Umberto Galimberti D la Repubblica di Sabato 7 Maggio 2016 )

 

Don De Lillo: ” Cerco di inventare, ma alla fine scrivo di me “

07
MAG
2016

“””… < […]  Gli scrittori hanno l’ obbligo morale di opporsi al sistema. È importante scrivere contro il potere, le corporazioni, lo Stato e l’ intero meccanismo di piaceri debilitanti e decadenti. Ritengo che gli autori per loro natura debbano opporsi a qualunque potere  cerchi di imporsi su di noi >. …”””

 

( dall’ intervista allo scrittore di Antonio Monda, la Repubblica di Sabato 07 Maggio 2016 )

 

Daniela Minerva: ” E tu, sei il numero 50 ? “

29
APR
2016

“””… < Interno notte in un qualunque ospedale italiano. L’Anaao, l’ Associazione dei dirigenti medici, ha fatto un sondaggio e ha scoperto che i dottori di turno la notte (dagli anestesisti ai cardiologi ai chirurghi) gestiscono in media una cinquantina di malati, che diventano un centinaio per circa un medico su cinque; ma il 10,8 dei dottori del nord-ovest arriva a 200. Quasi tutti, poi, ammettono di dover spessissimo gestire due emergenze cliniche contemporaneamente. C’è da spaventarsi. Perché è ovvio che in queste condizioni si fa fatica a fare le cose per bene. Forse, al sondaggio hanno risposto i più arrabbiati; ma il fatto stesso che accadano fatti del genere deve preoccupare. Ancor più quando si legge che la metà degli intervistati supera di gran lunga il numero delle ore lavorative previsto dalla legge. Colpa dei blocchi del turn over, del sottofinanziamento alla sanità. Cascano le braccia. Ancor più quando si apprende che anche di giorno i dottori devono correre: una visita medica non può superare i 15 minuti. 15 minuti per farsi dire i sintomi, leggere eventuali esami, prescrivere rimedi: e che nessuno blateri più di dialogo medico-paziente >. …”””

da Periscopio RSalute la Repubblica di Martedì 26 Aprile 2016

 

Vittorio Zucconi: … ” Dateci il dirirro di camminare” la sfida dell’ America a piedi …

29
APR
2016

“””… < Nel Land of the Free, nella terra degli uomini liberi celebrata dall’ inno americano, non si è più liberi neppure di camminare attraverso il proprio Paese. Tra recinti di proprietà privata, pasture riservate, mandrie irritabili, sceriffi diffidenti, milizie armate, divieti di passaggio che autorizzano di sparare a vista contro chi li ignori, tentare di attraversare a piedi gli Stati Uniti è un esercizio più rischioso di quello affrontato nell’ ignoto del 1804 dalla spedizione di Lewis e Clark, quando soltanto un uomo, un sergente, morì di peritonite. Quarantasettemila persone sono state uccise nella prima decade del XXI secolo, semplicemente camminando per campi o su strade americane e 676 mila feriti. Un Vietnam per camminatori. […] Nella terra dove i coloni anglosassoni cercarono rifugio e sollievo dai baroni inglesi che si erano spartiti la proprietà di tutto e immaginarono un nuovo mondo senza steccati e fili spinati, lo spazio libero si sta restringendo implacabilmente, anno dopo anno. L’ urbanizzazione  e l’ estensione degli ex-urbia, dei sobborghi più lontani con i loro steccati, privatizzano una superficie equivalente allo Stato del Colorado -grande come un terzo dell’ Italia- ogni dieci anni e in quella nazione che un altro inno canta come “la tua”, sbocciano i cartelli e i segnali che essa è sempre meno tua. Anche dove il governo federale cerca di difendere la proprietà pubblica di grandi spazi, si alza, come si vede periodicamente, la rivolta armata di chi vorrebbe appropriarsene. The Land of Free, la terra degli uomini liberi, si parcellizza sempre più nella terra del catasto e dei “Proibito attraversare” …. Gli Stati Uniti restano ancora The Home of the Brave, la casa dei coraggiosi. Perché occorre coraggio per camminare, oggi, in America >. …”””

da Il caso in la Repubblica di Martedì 26 Aprile 2016.

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