renzo guolo, il lungo percorso della liberazione —a proposito del burkini

Prima

L’ANALISI/1

Il lungo percorso per la liberazione

RENZO GUOLO

pp. 1-33

 

DALLA Francia alla Germania, prosegue la discussione sulla copertura delle donne musulmane. Ora è Angela Mekel che si dice contraria al velo integrale ritenuto un ostacolo all’integrazione. Una posizione non assimilabile a quella del premier francese Valls, ostile anche all’hijab in versione marinara che lascia scoperto il volto: il burkini. Tanto da schierarsi con i sindaci che intendono bandirlo dalle spiagge.

UNA decisione, questa, che rischia, di ottenere lo scopo opposto a quello che i suoi accesi fautori si prefiggono. Contrariamente a quanto ha affermato il sindaco di Cannes, che lo ritiene «l’uniforme dell’estremismo islamico», il burkini nasce per permettere alle donne di fare sport e andare al mare senza i vincoli imposti dall’hjiab, l’abaya o l’amira, oltre che dai veli integrali come il niqab o il burqa. Scopi ludici che il fondamentalismo islamico, convinto che il posto naturale della donna sia la casa e il suo esclusivo luogo sociale la famiglia, certo non apprezza.

Chiunque conosca la cultura islamica sa che le donne sono impegnate da tempo nell’erodere i divieti e le forme di controllo sociale maschile sulla loro vita. Anche il diffondersi del burkini fa parte di questo complicato, e lungo, percorso, molto più post- ideologico di quanto si pensi. Il burkini consente, infatti, di nuotare in piscina o passare una giornata in spiaggia senza l’ingombrante abbigliamento tradizionale che si trasforma in sudario. Anche per questo è usato come una sorta di velo-passaporto. Come indumento che permette, in particolare alle più giovani, di sottrarsi a un oppressivo controllo familiare senza violare formalmente le regole sul terreno intimo/non intimo. Rendendo pratica quotidiana ciò che sino a qualche tempo fa non lo era affatto. Consentendo, in luoghi non esclusivi come le spiagge, una socialità, anche con i non intimi, prima impensata. Un abbigliamento, dunque, che attenua l’oppressiva sensazione del mare velato, che resta tale ma in forma light.

Gli auspicabili mutamenti nella cultura islamica in Europa non si favoriscono con simili divieti. Semmai con atteggiamenti e norme che consentano, a chi lo desidera, di allentare la claustrofobica presa comunitaria sull’individuo. Come spesso accade, sono le donne il principale attore del mutamento dell’islam in Europa. Fuori dalle dinamiche legate alle questioni più marcatamente politiche, dallo jihadismo ai conflitti in Siria o Iraq, le trasformazioni indotte dalla pratica, e dalla resistenza, femminile nella vita quotidiana sono già evidenti: anche se invisibili agli occhi di opinione pubblica e media concentrati sulla sola dimensione della sicurezza. Una rivoluzione silenziosa che lascia il segno più di qualsiasi proclama politico. A indossare il velo da mare sono spesso donne che non vogliono rinunciare ai simboli della propria religione ma nemmeno a stili di vita non proprio tradizionali. Come lo sono, nel mondo islamico, il fare sport ed essere attente al benessere corporeo: elementi della cura di sé che favoriscono l’individualizzazione. Passaggio necessario per giungere a quella secolarizzazione, o a quella privatizzazione della religione, invocata da molti.

Vi sono donne che non andranno mai al mare senza velo. Perché le famiglie glielo impediranno; perché alcune non desiderano essere “consumate” dallo sguardo maschile e da una cultura che, a loro avviso, enfatizza la dimensione estetica del corpo; perché altre ritengono la copertura parte della tradizione religiosa. Condivisibili o meno tali atteggiamenti, si tratta di capire se il divieto favorisce o meno quella liberazione della donna che, nominalmente, si vuole perseguire. Oppure se, come prevedibile, non rischi di generare l’effetto contrario.

La questione della copertura femminile è inseparabile dal ciclo politico lungo di “risveglio dell’islam”. Solo quattro decenni fa il velo era caduto in disuso nel mondo islamico. L’abbandono della copertura era fenomeno di massa al Cairo, Algeri, Tunisi, Bagdad, Damasco. Disvelamento interrotto quando i regimi laici hanno segnato il passo, lasciando spazio a quell’islam politico che sul corpo delle donne ha ricomposto l’unità infranta del corpo sociale maschile. Il fenomeno copertura è, dunque, legato a specifiche fasi storiche. E, in quanto tale, anche quella in corso passerà. Purché si eviti, anche in Europa, di allungarne la durata consegnando agli islamisti, con divieti che nulla hanno a che fare con il contrasto alla deriva jihadista, il controllo sulle menti e i corpi delle donne.

 

5 luglio 1946—pensate com’era ridotta l’Europa—a Parigi un sarto lancia il primo bikini, nel corriere sotto trovate la storia

http://www.corriere.it/foto-gallery/spettacoli/16_luglio_05/5-luglio-1946-nasce-primo-bikini-grazie-un-esplosione-nucleare-69121d72-4275-11e6-b736-d853470efb0e.shtml

 

 

Renzo Guolo (Treviso, 24 ottobre 1956) è un sociologo e islamista italiano

Professore in varie università italiane, è stato membro del comitato di direzione del Forum internazionale ed europeo di ricerche sull’immigrazione (FIERI) e dell’International Board della rivista ” Religioni e società”. Ha diretto la collana “Frontiere” della Guerini editore.

Le pubblicazione sono talmente che uno interessato ai temi che tratta, si può sbizzarrire e bizzarrire:

  • L’ultima utopia. Gli jihadisti europei (Guerini, 2015)
  • Chi impugna la croce – Lega e Chiesa (Laterza, 2011)
  • Identità e paura – Gli italiani e l’immigrazione (Forum, 2010)
  • (con Anna Caffarena) Potere e responsabilità. Obama, l’Islam e la comunità internazionale (Guerini 2009)
  • Generazione del fronte e altri saggi sociologici sull’Iran (Guerini 2008)
  • L’Islam è compatibile con la democrazia (Laterza, 2007)
  • La via dell’Imam. L’Iran da Khomeini a Ahmadinejad, Laterza, Roma-Bari 2007.
  • Il Dio della politica, in “Aspenia”, 39, 2007, pp. 75–88.
  • Il volto del Nemico: fondamentalismi e religione, Eut, Trieste 2006.
  • Movimenti islamisti e jihad, in Bovero Michelangelo, Vitale Ermanno (a cura di), Gli squilibri del terrore, Rosemberg & Sellier, Torino 2006, pp. 119–137.
  • Il fondamentalismo islamico tra politica e religione, in “Critica Sociologica”, 152, 2005, pp. 13–25.
  • II campo religioso musulmano in Italia, in “Rassegna Italiana di Sociologia”, 2, 2005, pp. 631–658.
  • Un islam plurale, in AA.VV., Musulmani in Piemonte, Guerini, Milano 2005.
  • (con Luigi Berzano), Musulmani piemontesi: tre possibili esiti. Privatizzazione della sfera religiosa, reislamizzazione, secolarizzazione, in AA.VV, Musulmani in Piemonte, Guerini, Milano 2005.
  • Il jihad in Italia, in “Aspenia”, 24, 2004, pp. 38–48.
  • Islam e democrazia sono compatibili?, Laterza, Roma-Bari 2004 (nuova edizione aggiornata 2007).
  • Religione, economia, società: il caso veneto, in “Religioni e Società”, 46, 2003, pp. 48–60.
  • L’ora del Messia. I Lubavitch e la redenzione, in Filoramo Giovanni (a cura di), Carisma profetico, Morcelliana, Brescia 2003, pp. 341–353.
  • Adattamento e trasformazione della religiosità nella confraternita muride senegalese in Italia, in “Sociologia urbana e rurale”, 1, 2001.
  • Avanguardie della fede, Guerini, Milano 1999.
  • Attori sociali e processi di rappresentanza nell’Islam italiano, in Saint-Blancat Chantal (a cura di), L’islam in Italia, Edizioni Lavoro, Roma 1999, pp. 67–90.
  • (con Enzo Pace) I fondamentalismi, Roma, Laterza 1998 (nuova edizione aggiornata 2002).
  • La spiritualità politica in M. Foucault, in Guolo Renzo, e Panza Pierluigi (a cura di), Taccuino persiano, Guerini, Milano 1998, pp. 73–100.
  • Terra e redenzione. Il fondamentalismo nazionalreligioso in Israele, Milano, Guerini 1997.
  • Il Partito di Dio, Guerini, Milano 1994 (nuova edizione aggiornata 2004).

 

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2 risposte a renzo guolo, il lungo percorso della liberazione —a proposito del burkini

  1. Chiara Salvini scrive:

    Una bella Utopia piacevole da leggersi e da sognare– perché non sognare che i ragazzini di Scampia possano piano piano compiere la loro naturale evoluzione verso una vita sana e di soddisfazione, con uno stato che costruisce palestre, nomina istruttori pagati ecc ecc. Sognare per sognare, ognuno lo fa nel suo piccolo e nel suo grande; chiara nel suo minuto, preferisce sognare Scampia. Non c’è scelta tra le due cose, se non l’inclinazione personale. Questi ragazzini di tutte le periferie del mondo, mi lacerano il cuore in un modo che sarebbe impossibile per il burkini o altri abbigliamenti e, ammetto, nemmeno per la famosa croce nelle scuole che, all’improvviso stona dopo millenni. E i ragazzi ebrei italiani come hanno fatto? Che io sappia non si è levata nessuna voce per loro, anche prima del Fascismo. Non vorrei essere equivocata: sempre più invecchiando, mi accorgo che poche cose nella vita si possono fare sul serio, e mi permetto addirittura di pensare che, questa, non è una caratteristica dei vecchi, ma dell’essere umano in generale, ” se riesci a spogliarlo delle sue parole “. Come tanti di voi pensano, credo che un governo dovrebbe avere chiaro due o tre cose da fare, di cui la prima—suggerisco là tanto in alto –è la scuola e la formazione dei piccoli e grandi in tutte le forme possibili. Per volontà dei potenti e per disgrazie degli umani senza la protezione di uno stato, siamo purtroppo un popolo di ignoranti che va a votare ed oltre, a cominciare da me, sì’intende. ciao è notte fonda, c’è buio sia qui che là fuori, meglio andarsene al calduccio là distesi, aspettare che venga quel benefico sonno, e poi sognare qualcosa che sia, qualsiasi cosa che sia diversa da quello che si vede.chiara

  2. Donatella scrive:

    La polemica sul burchini, che perfino RAI Tre in alcune edizioni ha messo all’inizio del telegiornale delle diciannove, fa venire in mente i viaggiatori del Titanic che danzavano, ignari della loro prossima tragica sorte. Quella del burchini, come dice Renzo Guolo, è un modo per permettere alle donne musulmane di fare sport, andare al mare, magari socializzare con altre donne. Il viso è scoperto, come secondo me è giusto, e quindi non vedo cosa ci sia di male. Mi viene in mente un film di molti anni fa sull’immigrazione dei Turchi in Europa, mi pare si intitolasse “Germania metri 3 per 5”: era lo spazio di un piccolo appartamento dove la moglie di un immigrato turco era costretta a essere confinata, pur vivendo in Germania, perché il marito non la faceva uscire da sola, né la accompagnava, malgrado le continue richieste della moglie. Credo che le donne musulmane abbiano lottato molto in questi anni, tanto più che le vicende politiche hanno riportato in auge forme di stato in cui la religione detta legge ( Iran, Turchia, Arabia Saudita e tanti altri). Il burchini è una forma in fondo gentile ( qualche stilista lo promuoverà come ultimo grido della moda da spiaggia o forse l’ha già fatto) per continuare quella lotta contro l’intolleranza delle religioni che vogliono comandare le vite personali di uomini e donne.

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