Nicola Fratoianni nasce a Pisa nel 1972–laureato in filosofia–anche il padre, per tanti anni preside in una scuola superiore di Pisa, ha sempre militato nella stessa area (se vuoi, qualche notizia sotto da wiki)
Nicola Fratoianni
Come ho detto ieri a la Repubblica che mi chiedeva un commento, sono in radicale disaccordo con gli argomenti e con il ragionamento di fondo di Giuliano Pisapia. Innanzitutto per il giudizio sulla riforma.
Dal ragionamento di Pisapia scompare la vocazione neo centralista della riforma, il suo carattere pasticciato, una qualsiasi valutazione sul nuovo senato dei nominati e, si nega il carattere autoritario di una riforma che insieme alla legge elettorale ridisegna senza nessun equilibrio i poteri dello stato. Ma oltre e più di questo, quello che non va è lo sfondo su cui si muovono gli argomenti di Giuliano. Non è la prima volta che succede.
Già con lettera firmata con Zedda e Doria in vista delle elezioni amministrative e a cui risposi pubblicamente, la questione era emersa in modo chiaro.
L’unità del centrosinistra come valore assoluto e prioritario. Peccato che questo argomento faccia letteralmente a pugni con la realtà delle cose, operando una vera e propria rimozione di quello che concretamente accade. La fine del centrosinistra nelle parole di Pisapia sembra il frutto di un capriccio o peggio di una esplicita vocazione minoritaria. Scompare ogni discussione sul merito, sulla natura delle leggi e delle scelte che questo governo e la sua maggioranza hanno messo in campo. Dal Job Act alla Buona Scuola, dallo Sblocca Italia alla Riforma Costituzionale e alla legge elettorale.
A tutto questo si aggiunge un elogio della stabilità come se questa, di per sé, fosse un valore.
Peccato che in nome della stabilità – anche se con ragioni opposte a quelle di Pisapia – siano intervenuti a favore della riforma Marchionne e Confindustria, l’ambasciatore americano e la Merkel. Così, tanto per ricordarci che “stabilità” di per sé non vuol dire niente e che si può anche, stabilmente, sempre governare dalla parte dei più forti. Per questo la partita referendaria è fondativa per una forza politica che si ponga il problema di ricostruire una sinistra in questo paese. Per battere Renzi ma anche e soprattutto per rimettere a tema la questione della qualità della nostra democrazia.