Per

 

 

C’è una maniera piuttosto particolare di fare a meno di un altro, ed è il succo del vecchio cannibalismo: ingoiarselo, quest’altro,  cioè diventare, per quanto possibile, lui. Non voglio dire ” lui soltanto ” in quanto, secondo il parlante io asino primo, si tratta di un arricchimento di identità e non una perdita.

A prima vista  potrebbe sembrare questa la soluzione ad un’invidia autentica. Secondo il parlante io ecc.…, si può  provare una vera invidia partendo da—o questa si miscela nel trascorso -una vera ammirazione, anzi, un’ammirazione molto forte è necessaria per poterci proiettare nell’altro – quasi una nostra continuità senza poter fare distinzione. E men che meno volerla. O vederla.

( S’intende ” di solito ” ).

Potrebbe risultare più semplice cercando di capire ” come cresce un bimbo “, non solo in relazione ai genitori o fratelli.

Veramente mi suggerite adesso che un  bimbo può crescere anche in un altro modo e  che, comunque si cresca poi, da quel traguardo fondamentale tutti noi dobbiamo passare.
Vi sarà capitato di osservare che un pupo, in una incerta data tra uno e tre anni, quando comincia a dire” no”, dopo un po’ vi arriva una mitragliata di no. E questo tipo di attività oppositiva può durare anni (…fino ai vecchietti che, non con le belle, ma con le compagne di lungo corso, lo fanno tuttora: dai due / tre anni agli 80/90).

In anni recenti ho visto sotto casa nel negozio dei suoi nonni, una bimba vispissima, due anni? tenuta in braccio dalla mamma: le ho chiesto ” vuoi bene alla mamma? ”  Lei : ” NO “.

Circa una settimana dopo, in  braccio alla nonna, stesso “No”. In casa abbiamo seguito, quanto possibile perché non abitiamo a Milano per il freddo reumatico di ch., il percorso di Nicolo’. Lui non si è ancora fermato, ma adesso al suo  “no ” si è aggiunta una sfumatura nuova che diventa lampante nell’adolescenza. Ma cerco di procedere con un po’ d’ordine per farmi capire.

La funzione del “no ” nel bambino e nell’adolescente è quella stabilire, pur cominciando, una propria identità che per ora fa quella fondamentale  distinzione tra me e fuori di me. Inutile dire queste cose, ma è un atteggiamento (anche nel vecchio) che non dovrebbe essere combattuto più di tanto: è infatti un vero “lavoro ” che il soggetto sta facendo per difendere la propria sopravvivenza psichica o mentale. Non stiamo  considerando eventuali danni aiPacirconvicini, ma possiamo fidarci che l’affetto, se  Papà Nata

 

 

 

 

 

chiara, quel che ha visto e ricorda, ma come sempre non fidatevi,

 

Volerci sganciare da questa illusione

 

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