LA SOVRANITA’ DEI TERRITORI E LE RAGIONI DEL NO—LAURA MARCHETTI E PIERO BEVILACQUA —MANIFESTO DI IERI DOMENICA (notizie sugli autori al fondo)

 

IL MANIFESTO DI IERI 30 OTTOBRE 2016

 

COMMENTI

La sovranità dei territori e le ragioni del No

Ricordiamo che l’art. 5 della Costituzione sancisce un’opera di bilanciamento fra lo Stato-Nazione e gli altri Enti intermedi (Comuni, Province, Regioni), togliendo al Centro l’onnipotenza del comando e permettendo alle periferie di esprimere controforze politiche e sociali più legate ai bisogni dei cittadini, alla prossimità ai luoghi, alla diversità di interessi territoriali differenziati. Un principio che ha consentito forme di controllo dal basso, pratiche di consultazione sociale, decentramento amministrativo, autorganizzazione e , in qualche caso, anche auto-governo. Così, in coerenza, anche l’art. 9 della Costituzione, prevede che sia la Repubblica e non lo Stato a tutelare l’ambiente, il paesaggio, i beni culturali: la Repubblica, cioè tutti i livelli istituzionali, dal grado più alto al più basso, i quali, avendo responsabilità, devono poter esercitare controllo e progettualità.

Anche la riforma del 2001 del titolo V della Costituzione, pur tra tanti limiti, manteneva questo impianto concorrente, spostando anzi ancora più in avanti poteri e competenze delle autonomie locali, in particolare delle Regioni. Poteri e competenze che invece sarebbero fortemente ridimensionati se passasse la riforma, la quale smantella ogni collaborazione fra le diverse istanze stabilendo invece, nella nuova formulazione dell’art. 117, un “principio di supremazia” dello Stato centrale , esercitabile soprattutto dal Governo più che dal Parlamento, che può avocare a sé tutte le decisioni in materia ambientale (che riguardano cioè la salute dei cittadini, il governo del territorio, le infrastrutture e le grandi reti strategiche di trasporto), ove lo richiedesse “l’interesse nazionale e la tutela dell’unità giuridica ed economica della Repubblica”.

Tale “supremazia” centralistica – che non vale però per le Regioni a statuto speciale, in violazione palese del principio di uguaglianza – proviene da una valutazione politica discrezionale, non controllata nemmeno dalla stessa Corte Costituzionale che non può che prendere atto. Così ogni “grande opera”, anche privata, può diventare di interesse nazionale e di tutela dell’unità giuridica ed economica della nazione: la costruzione del Ponte sullo stretto, la linea dell’Alta velocità, i termovalorizzatori e gli inceneritori, gli elettrodotti, i gasdotti, le autostrade, i depositi di radioattività. Anche una nuova base americana potrebbe essere imposta nel territorio di qualunque comune d’Italia senza alcuna possibilità di opposizione da parte dei cittadini.

Sicuramente di interesse nazionale è “la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia “, la quale , già dal Decreto del 16 aprile del 2008, è legata anche al segreto di Stato e sottoposta ad una legislazione militare. Dunque sono di interesse nazionale , su cui comunità e cittadini ed Enti Locali non devono mettere il naso, le concessioni di carbone e di gas, le trivellazioni petrolifere che stanno per devastare la Puglia e la Calabria, la decarbonizzazione dell’Ilva, la deviazione possibile del Tap, e tutti gli impianti di interconnessione con i Balcani e con il Nordafrica.

 

segue nel link:

 

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1 risposta a LA SOVRANITA’ DEI TERRITORI E LE RAGIONI DEL NO—LAURA MARCHETTI E PIERO BEVILACQUA —MANIFESTO DI IERI DOMENICA (notizie sugli autori al fondo)

  1. .Donatella.. scrive:

    Brani da un colloquio tra due conoscenti, di domenica mattina, nel parco davanti a casa mia. Soprattutto di domenica mattina bisognerebbe evitare questi incontri che sciaguratamente portano a parlare del referendum. Affiorano nella mia anima lontani insulti, rabbia compressa come amburger, desiderio folle di violenza. Sarà più dura da affrontare la morta domenica.
    Interlocutrice: Ah, io sono sicura, al referendum voto sì.
    L’Altra: Perché?
    Interlocutrice:Perché chi vota no non vuole cambiare.
    L’Altra: Bisognerebbe però poter cambiare in meglio.
    Interlocutrice: Ma cambiare la Costituzione è meglio: tutte le cose invecchiano, bisogna svecchiarsi. Bisogna fare più in fretta le leggi. Cosa sono tutti questi passaggi tra Camera e Senato…
    L’Altra:In italia si fanno più leggi che in tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea. Non importa fare tante leggi: bisogna fare delle buone leggi e farle rispettare.
    Interlocutrice: l’Italia è l’unico Paese al mondo con due Camere, uno spreco.
    L’Altra: Guarda che Stati Uniti e Gran Bretagna hanno il bicameralismo da quando sono nate, un po’ prima della nostra.
    Interlocutrice: Io mi sono documentata e poi, come fate a votare insieme a Berlusconi?
    L’Altra: Berlusconi è in questo governo all’opposizione, fa il suo mestiere. Aveva proposto una riforma costituzionale simile all’attuale nel 2006 e gli è stata respinta dal referendum popolare. E tu cosa mi dici di Verdini?
    Interlocutrice: va bene, va bene, tanto io voto sì perché è giusto.

    Basta poco a risvegliare la belva che è in noi: ecco, devo dire che io ho fatto il pieno di odio questa mattina verso le 8,30, in una giornata luminosa, le fronde sussurravano e gli uccellini cantavano

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