LAVINIA RIVARA, REP. 09-03-2018 // pag. 14 ::: QUOTE ROSA AGGIRATE CON L’APPOGGIO DELLE DONNE

 

  

 

 

QUOTE ROSA AGGIRATE CON L’AIUTO DELLE DONNE

Lavinia Rivara

Alla fine nel nuovo Parlamento entrerà forse qualche donna in più rispetto alla precedente legislatura, quando si toccò il record storico del 30 per cento. Lo dice uno studio del Senato diffuso in occasione dell’8 marzo, anche se i numeri sugli eletti, ancora ballerini, non sono così rassicuranti.

Eppure del risultato finale non si può andare fieri. La legge elettorale infatti prevedeva per la prima volta alle politiche (unica eccezione il Mattarellum) l’alternanza di genere nelle liste del proporzionale e una percentuale minima del 40 per cento nelle candidature dell’uninominale. Non è stata una gentile concessione, ma il frutto di settant’anni di battaglie, compresa la modifica dell’articolo 51 della Costituzione con l’aggiunta di un preciso dettato: “La Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.

Oggi però a portare più donne in Parlamento sembra siano i 5Stelle, che il Rosatellum non lo hanno neanche votato, mentre chi lo ha proposto e approvato spesso ha utilizzato le quote rosa solo per aggirarle. Già nelle candidature non si è andati oltre la soglia minima indispensabile prevista dal Rosatellum. Un esempio per tutti: nei 232 collegi uninominali della Camera la quota femminile doveva essere compresa tra 93 e 139: sia il centrodestra che il centrosinistra si sono fermati a 93, i 5Stelle sono arrivati a 100 Ma l’espediente più odioso è quello delle pluricandidature. Il Rosatellum ammette la candidatura in un collegio uninominale e anche in cinque listini proporzionali. È accaduto così che diversi partiti avessero donne con sei candidature, una nell’uninominale e le altre cinque spesso in posizione di capolista, e questo non solo per “blindarle” ma anche, e soprattutto, per favorire l’elezione di più numerosi uomini.

Il caso più noto è quello di Maria Elena Boschi che è stata eletta nel collegio di Bolzano, mentre dove era capolista ha lasciato il seggio ai colleghi maschi che venivano dopo di lei (tranne forse in un caso). Laura Boldrini e Giulia Bongiorno di candidature ne avevano cinque e nelle liste di Fratelli d’Italia ben sette donne contavano sei candidature. Tutto questo naturalmente è avvenuto anche con la complicità delle stesse candidate, che hanno accettato il gioco. E allora non ci resta che sottoscrivere l’appello lanciato ieri, 8 marzo, dalla stessa Boschi, sottosegretaria con delega alle Pari Opportunità: per i diritti delle donne «c’è ancora molto da fare», sapendo «che ciascuna di noi può contribuire».

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