FEDERICO RAMPINI, RENZO PIANO : IL CINEMA FUTURO? SARA’ UNA SFERA —

 

La sfera di Los Angeles così come apparirà una volta completata.

16/4/2018

CULTURA

Il progetto

Renzo Piano “Il cinema futuro? Sarà in una sfera”

FEDERICO RAMPINI,

Hollywood avrà finalmente uno spazio tutto dedicato alla sua arte.  Sarà pronto a Los Angeles per l’autunno del 2019, firmato dal grande architetto che svela in anteprima quello che non apparirà come un semplice museo

 

NEW YORK

Lala-land avrà finalmente quello che le mancava.

Incredibile, ma finora la capitale mondiale del cinema non aveva un grande museo degno di questo nome, interamente dedicato all’arte che l’ha resa ricca e celebre. La lacuna viene colmata grazie a Renzo Piano, che l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (quella degli Academy Awards, gli Oscar) ha incaricato di progettare e realizzare il nuovo centro delle arti visive dentro il Miracle Mile, tra il Wilshire Boulevard e Fairfax Avenue.

Una cittadella del cinema nella città del cinema, in un quartiere che appena ottant’anni fa era quasi aperta campagna: Piano mi fa vedere una foto d’epoca in bianco e nero che ritrae un campo d’atterraggio per dirigibili, qualche auto modello Ford-T, e alcuni derrick che ricordano quando la California fu terra di pozzi petroliferi. Ora quella parte della città è densamente costruita, anche dallo stesso Piano che vi ha edificato il suo museo d’arte moderna e contemporanea, il Lacma.

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Il LACMA è il più grande museo della costa Pacifica degli Stati Uniti, con una collezione di oltre 130.000 opere realizzate dall’antichità ai giorni nostri.

 

Architetto Piano, dal Beaubourg in poi lei di musei ne ha disegnati e realizzati ben 33, stavolta però sembra esitare a usare questo termine per la “creatura” di Los Angeles.

«Ne discuto spesso con il mio referente per questo progetto all’interno dell’Academy, cioè Steven Spielberg: è giusto parlare di museo, per un’arte che ha poco più di cento anni ed è in divenire, si sta reinventando ogni giorno? Il museo lo associ di solito a qualcosa di più storicizzato. Il cinema insieme con la sua sorella fotografia è legato indissolubilmente alla contemporaneità. Alla fine non so se questo oggetto si chiamerà museo. Ha comunque il merito di inserire il cinema in una prospettiva lunga, di durata. Lo estrae dalla storia corrente, trasforma la sua creatività in un capitale».

Parliamo dell’oggetto, e del luogo che lo vede sorgere.

«Include un edificio del 1938 – che per Los Angeles è già “storico” – e che viene recuperato, adibito a fabbrica del cinema, luogo di esposizione dove lo si pensa anche nella sua dimensione sperimentale e tecnologica.

Come dice Spielberg, bisogna poter reinventare continuamente in questo mestiere. Poi c’è la parte nuova, sferica, che contiene una sala proiezioni da mille posti, con sedici diversi tipi di apparecchiature. Abbiamo lavorato con particolare attenzione sulla qualità dell’acustica. Tra i due luoghi è un continuo passaggio luce-ombra-luce: proprio come in un film. Alla nave spaziale, che è la grande sfera, la parte nuova della costruzione, si accede imbarcandosi come su un vascello. Poi ci sono le scale mobili: in trasparenza danno un diagramma visibile della gente che si muove, così gli spettatori sono parte dello spettacolo. Cinetico, per l’appunto».

Si dice, ma non è ancora ufficiale, che questa sala potrebbe ospitare in futuro la cerimonia della premiazione degli Oscar. I tempi?

«Sugli Oscar non so, non dipende da me, forse dipenderà se prevale la logica mondana del red carpet o la qualità dell’esperienza cinematografica che si vuole offrire. L’edificio sarà ultimato nell’estate del 2019 e inaugurato in autunno. Ma c’è già una tale curiosità attorno a questo progetto che sono cominciate le presentazioni, con più di un anno di anticipo. Ne abbiamo fatta una in cui dialogavo con l’attrice Laura Dern a Los Angeles, questa sera il New York Times ne ospita un’altra qui a New York, animata da Whoopi Goldberg. Tra gli altri attori che si sono fatti coinvolgere molto in questo progetto ci sono anche Tom Hanks e Annette Bening. E poi i registi Christopher Nolan e Alejandro González Iñárritu».

Il luogo è ideale anche per la vista che offre… si può scorgere fino alla leggendaria Mulholland Drive, luogo cinematografico per eccellenza.

«Los Angeles è rimasta prevalentemente una città piatta, dilatata in senso orizzontale. Perciò, pur non essendo altissima, la terrazza della mia sfera guarda Hollywood, e le colline attorno a Los Angeles. Ho dovuto progettare un sistema di tende speciali, perché di sole Los Angeles ne ha fin troppo. Quella terrazza l’ho pensata come una piazza, un luogo di vita e di incontro».

Qual è stato il suo rapporto con il cinema?

«Ormai è antico. Ho avuto la fortuna di lavorare con due dei nostri grandi maestri, Michelangelo Antonioni e Roberto Rossellini.

Quest’ultimo fece un film-documentario sul Beaubourg, purtroppo mai uscito, che forse un giorno vedrà la luce grazie al figlio.

Rossellini girò quel materiale per il suo documentario in un’epoca in cui il Beaubourg era ancora una novità, circondato da diffidenze e critiche. Lui, scherzando, mi diceva: ma quante scale, ne hai costruite troppe! Poi aggiungeva: come per i miei film, il vero giudizio sul museo è nello sguardo degli spettatori. E con la cinepresa ritraeva quegli sguardi del pubblico. Nominare quei mostri sacri serve a ricordarci quanto il cinema italiano ha fatto scuola, e continua ad essere studiato. A Los Angeles il mito del nostro cinema resta vivissimo, l’ammirazione ti viene continuamente confermata.

Poi il mio rapporto con il cinema include la realizzazione della

Immagine correlata

Fondation Jérôme Seydoux-Pathé

 

Fondazione Pathé a Parigi (dal nome della casa di produzione più longeva nella continuità), e la collaborazione con

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l’Istituto Lumière di Lione».

Qual è per lei la sfida più interessante di questo progetto?

«È proprio la necessità di sottrarmi all’idea tradizionale di museo. Il nome stesso dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences è ambizioso e impegnativo, tra arte e scienza.Vediamo tutti quanto la tecnologia stia trasformando il mondo delle arti visive, cinema televisione, fotografia. È imperativo che una cittadella-museo del cinema in un luogo hi-tech come la California sia fabbrica, luogo di sperimentazione. Al tempo stesso bisogna preservare e rinnovare l’elemento della convivialità che è tipico della nostra fruizione del cinema, la magia che accade quando ci si riunisce tutti insieme in una sala, si spengono le luci, e l’avventura ha inizio».

“Il mio referente è Steven Spielberg che dice sempre: bisogna reinventarsi” “Gli Oscar? L’Academy deciderà se portarli qui.

Da Tom Hanks a Iñárritu in tanti sono coinvolti”

Le immagini

Sopra, il cantiere della grande sfera in costruzione a Los Angeles: integrerà un edificio storico del 1938, che sarà recuperato.

A destra, la sfera così come apparirà una volta completata la costruzione. In basso, la terrazza-piazza con vista sulle colline

L’architetto

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Renzo Piano è nato a Genova nel 1937. Ha vinto il Pritzker Architecture Prize nel 1998

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1 risposta a FEDERICO RAMPINI, RENZO PIANO : IL CINEMA FUTURO? SARA’ UNA SFERA —

  1. Donatella scrive:

    E’ sempre bello vedere le forme ideate da Renzo Piano per le costruzioni più varie. Mi sembra che nei suoi progetti ci sia soprattutto il rispetto per l’intelligenza umana, tradotto in forme gentili e ardite al tempo stesso.

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