WWW. VITA.IT — INTERVISTA ALLO PSICHIATRA PIETROPPOLLI CHARMET SU::: ” L’ETA’ DEI NARCISI FRAGILI ” + TRAILER DEL FILM ” PARANOID PARK ” ++ NOTIZIE / con una nota (piuttosto lunga ) di chiara che sognerebbe di aprire uno scambio…

 

 

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GUSTAVO PIETROPOLLI CHARMET è uno dei più importanti psichiatri e psicoterapeuti italiani. È stato primario in diversi ospedali psichiatrici, e docente di Psicologia Dinamica all’Università Statale di Milano e all’Università di Milano Bicocca. Nel 1985, con l’appoggio di Franco Fornari e con altri soci, ha fondato l’Istituto Minotauro di cui è stato presidente fino al 2011. Attualmente è docente della Scuola di Psicoterapia dell’Adolescenza ARPAD Minotauro, presidente del CAF Onlus Centro Aiuto al Bambino Maltrattato e alla Famiglia in Crisi di Milano e direttore scientifico dell’Osservatorio Giovani IPRASE di Trento. È autore di numerosi saggi sull’adolescenza.

LAURA TURUANI

Psicologa psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico per adolescenti e adulti. Ha insegnato presso l’Università degli studi di Padova, e dell’Insubria di Varese è docente di “dipendenze non chimiche” all’interno della Scuola di Specializzazione ARPAD-Minotauro per Adolescenti e Giovani Adulti della quale è membro del comitato scientifico e dove coordina i tirocini. Ha lavorato diversi anni con un’equipe specializzata nella presa in carico di adolescenti reduci da tentativo di suicidio o con desiderio o fantasia di morte. Da qualche anno s’interessa dell’area dell’utilizzo delle nuove tecnologie e delle comunicazioni mediate tecnologicamente in adolescenza, approfondendo le problematiche correlate all’internet addiction, alle ricadute e modificazioni nell’area dell’insegnamento e dell’apprendimento, oltre che alle nuove strategie preventive in questo ambito. Si è appassionata e studia i cambiamenti e gli sviluppi del legame amoroso. Collabora con enti pubblici e privati, fa ricerca e si occupa di formazione e supervisione nell’area della psicologia evolutiva con particolare interesse per gli adolescenti e i loro genitori.

 

 

WWW. VITA.IT

http://www.vita.it/it/article/2008/01/11/leta-dei-narcisi-fragili/79741/

 

 

VITA

 

 

 

 

l’età dei narcisi fragili

 11 gennaio 2008

giovani

Pietropolli Charmet immagina come saranno gli adolescenti di domani

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È vero, come sostiene Tito Boeri, che le generazioni non si “succedono”, ma coabitano anche a lungo. Ma pure è vero che cambiano. Impercettibilmente. Poco a poco, ma in maniera significativa. Vien da chiedersi:

come saranno i ragazzi del 2018?

«Se sarà confermata la tendenza attuale», spiega a Vita Gustavo Pietropolli Charmet, docente di Psicologia dinamica alla Statale di Milano, «saranno persone che valorizzeranno moltissimo la piena espressione del sé, preoccupandosi quindi del proprio talento, delle proprie capacità più che della sicurezza del posto di lavoro, del potere o del denaro».
Vita: Una diversa scala di valori, quindi?
Pietropolli Charmet: Sono i valori della modernità liquida, dove sembra essere stato sdoganato il narcisismo, cioè l’impegno e l’assunzione di responsabilità nei confronti del proprio sé, mentre sono passati in seconda linea gli obblighi anche etici nei confronti dell’altro. Può essere vista come una perdita di valori e di impegno, di socialità. Come una cosa molto comoda, egoistica.
Vita: Si tratta di un regresso?
Pietropolli Charmet: Non sono di questo parere. La famiglia tendenzialmente a figlio unico mette molto l’accento sulla cura, la protezione del cucciolo, l’ascolto del suo linguaggio, il tentativo di intuirne la vocazione. Tutto ciò fa capire al bambino che i suoi genitori preferiscono che lui sia se stesso e non che si metta in vendita o accetti sudditanze. Questo è molto evidente nella scuola, che i ragazzi non leggono in un’ottica etica ma appunto espressiva. Si chiedono: la scuola mi serve per realizzare me stesso? Per trovare la mia indole, per diventare una bella persona capace di esprimersi e realizzare la mia vocazione? Può essere interessante immaginare cosa voglia dire vivere in una società dove è un valore di riferimento il fatto di avere tempo per sviluppare il proprio talento.

Vita: È una ricerca consapevole? 

Pietropolli Charmet: Sì, perché i modelli educativi incitano in questa direzione. Quelli precedenti facevano vivere la soddisfazione del sé come una colpa: i ragazzini vivevano per capire fino a che punto sottomettersi ai valori o ribellarsi dando sfogo a rabbia e contestazione. Di tutto questo nella generazione attuale non si trova neanche la più pallida traccia. Oggi il modello educativo è basato sulla relazione, sugli affetti, sull’obbedire per amore; si dà molta importanza al dialogo, alla contrattazione delle regole, alla libera espressione del sé, all’autonomia. Il che ha favorito la nascita di un nuovo soggetto, meno tragico, che chiede alla società di mettere a disposizione spazi per le esigenze del sé. Anche il lavoro è ricercato in funzione delle relazioni che offre, delle opportunità di realizzazione
Vita: Però il volto dell’adolescente di oggi somiglia molto a una maschera indecifrabile. Ad esempio in Paranoid Park di Gus van Sant?
Pietropolli Charmet: In quel film il fenomeno è radicalizzato, monumentalizzato, anche se è vero che gli adolescenti appaiono opachi, sfuggenti, agli occhi degli adulti. Il fatto è che vivono dentro la cultura del narcisismo, non sentono alcun obbligo di rendersi comprensibili all’altro. Sono chiusi nella loro prospettiva di sviluppo, come Narciso appunto. Sono solitari, hanno relazioni molto intense ma rare. Pensano a mettersi in scena, a intonare il loro canto in vista di un gran teatro sociale nel quale far apprezzare le loro doti. D’altro canto il fatto di non riuscire più a usare la propria esperienza per capire l’adolescenza attuale, mette gli adulti in condizione di dire: non li conosciamo, può darsi siano pericolosi.

Vita: Come si concilia il mettersi in scena con la ricerca espressiva?

Pietropolli Charmet: Quest’ultima avviene attraverso la ricerca dello sguardo dell’altro, lo sguardo di ritorno, il tentativo di suscitare la tenerezza rispecchiante che tanta parte sembra avere nel costituire la fiducia di base del bambino. Anche all’interno del paradigma narcisistico, è fondamentale la valutazione positiva dell’altro, magari non legata alle competenze ma alla bellezza della persona. Una bellezza che non è esclusivamente delle sembianze, ma dello stile, dell’eloquio, della movimentazione del corpo e della capacità empatica.
Vita: Dobbiamo auspicare il consolidamento della società narcisistica?
Pietropolli Charmet: Gli svantaggi della società autoritaria, edipica, fondata sul senso di colpa e sull’importanza dei valori e delle regole, li conosciamo: la nevrosi, il disagio della civiltà. Ma pure i vantaggi, cioè la sicurezza di base, il senso etico. Nella società narcisistica gli svantaggi sono pagati dall’individuo in termini di vergogna, di sentimento di inadeguatezza, di paura dell’invisibilità sociale, di una straordinaria sensibilità alle umiliazioni, alle mortificazioni. I disturbi della personalità e della condotta alimentare esprimono una sofferenza di tipo nuovo. È difficile dire se i giovani, liberati dal sentimento di colpa, soffrano meno. Devono sfidare meno l’autorità, sperimentare meno inibizioni, ma incappano in sentimenti di vergogna che fanno loro sperimentare particolari forme di fragilità.
Vita: Non è possibile fare paragoni?
Pietropolli Charmet: Sono paradigmi diversi. In fondo con la colpa bastava chiedere scusa e riparare: le cose si mettevano a posto. La vergogna invece non riguarda un’azione, ma la persona, che deve vergognarsi e quindi sparire. Ne sanno qualcosa le ragazzine che soffrono di disturbi nella condotta alimentare: si vergognano enormente del loro corpo. Forse il super io era più gestibile ?
Vita: Quindi la comunità verrà vissuta in modo diverso?
Pietropolli Charmet: È verosimile. Guardando anche al tipo di società che gli adolescenti mettono in piedi quando sono liberi. Mi riferisco a gruppi di amici, non a strutture costuite da adulti come può essere una classe. Tali gruppi sono molto democratici, fraterni, solidaristici. I valori che li governano mi sembrano positivi. Ma manca una leadership e una struttura decisionale, e quindi non possono fare niente. Sono tendenzialmente autoreferenziali e poco operativi. Da questo punto di vista ci potrebbero essere dei problemi nelle comunità di domani.
Vita: E poi tra dieci anni sarà ancor più difficile intercettare i sogni degli adolescenti?
Pietropolli Charmet: I genitori del 2018 saranno i ragazzi di oggi. È difficile prevedere che tipo di famiglia metteranno in piedi gli attuali adolescenti e quindi che relazione avranno coi loro figli. Saranno probabilmente genitori molto più affettivi che etici. Faranno più bambini e avranno più animali in casa.

 

 

FILM  PARANOID PARK —TRAILER ITA

 

Paranoid Park è un film del 2007 diretto da Gus Van Sant, tratto dall’omonimo romanzo di Blake Nelson.

Alex è un sedicenne che vive a Portland negli Stati Uniti d’America. La sua passione è lo skateboard e tutta la cultura che ci sta attorno. Con l’amico Jared comincia a frequentare il Paranoid Park, un posto conosciuto da tutti gli skater della città. Lì conosce altri skater che, una sera, gli propongono nuove emozioni forti: saltare sui treni merci in transito nella vicina stazione. Per una brutta coincidenza una mossa avventata di Alex fa cadere tra i binari una guardia accorsa per sistemare i due sprovveduti. La guardia viene tranciata in due da un altro treno e questo incidente apre l’incubo del protagonista. Alex si ritrova a vivere con un grosso peso che influenzerà i rapporti con chi gli sta attorno; lascia la sua ragazza Jennifer e inizia ad uscire con Macy, alla quale confessa che è accaduto qualcosa che lo fa star male. Macy gli consiglia, per liberarsi del peso, di scrivere quello che è successo in una lettera da indirizzare ad un amico, magari a lei. Alex scrive i fatti ed è seguendo la sua scrittura che lo spettatore viene pian piano a conoscenza degli avvenimenti.

 
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  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara: questo cambiamento di paradigma di cui parlano gli autori, cioè il passaggio da un uomo tragico che sente colpa ed eventualmente fa riparazione, preoccupato degli altri, si può mettere in relazione alla modificazione strutturale della famiglia di cui tanto si è parlato a partire dagli anni Ottanta/ Novanta, ossia lo sminuire della figura del padre ” patriarcale “, l’emergere in famiglia della donna che dagli anni Settanta ha iniziato a lavorare fuori casa, insomma la figura del ” padre affettivo ” che ha fatto gridare tanti all’assenza della figura del padre regolatore tra le istanze private e quelle pubbliche- sociali. Gli autori riflettono sulla figura del giovane come se questo processo di cambiamento fosse già stato effettuato: quelle che contano sono le relazioni affettive tra i membri della famiglia e della scuola, entrambe tese a preservare e sviluppare la personalità del giovane. A me pare, da quel piccolo punto da cui guardo il mondo, che la realtà che ci circonda sia abbastanza così… . Ho avuto piacere di seguire gli autori in questa descrizione perché di questo mondo hanno sottolineato i vantaggi e non le perdite: se la nostra società è più attenta a promuovere la realizzazione delle particolarità dell’individuo più che i suoi timori/ angosce, mi appare comunque un progresso. L’età dei narcisi non mi sembra una brutta età. E’ pena che il limite-mi permetto di dire-di questo sguardo senz’altro competente, sia fermo su una classe sociale relativamente ristretta che non subisce la crudeltà delle diseguaglianze, che può anzi afferrare gli esistenziali vantaggi di una sistemazione precaria, che mette sempre alla prova il nostro giovane che tende a progredire sempre in se stesso. Essere disoccupati o impiegati a chiamata dovrebbe dare un senso di indegnità così grave da portare al suicidio, come del resto avviene in certi casi. Evidentemente, questi giovani, hanno anche una struttura assai robusta da poter sopportare di non avere nell’altro, qui la società, anche nessun riscontro e una platea perennemente vuota dove librarsi. Forse la sostituzione di relazioni affettive, invece che un’autorità distante, l’attenzione alla persona anche se bambino, ha avuto la possibilità di fornire un tessuto più resistente alle circostanze avverse di quanto ci potevamo immaginare?

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