” L’EFFIMERA ” ESTATE ROMANA INVENTATA NEL 1977 DA RENATO NICOLINI, ASSESSORE ALLA CULTURA DEL SINDACO DI ROMA, CARLO GIULIO ARGAN

 

 

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RENATO NICOLINI

 

NICOLINI AL FESTIVAL DI CASTEL PORZIANO NEL 1979

 

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RENATO NICOLINI, IL POSTMODERNO AL POTERE—Doppiozero

 

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ACCADDE OGGI – Il 4 Agosto del 2012 moriva l’ideatore dell’Estate Romana. Un grande intellettuale, che sconfisse la paura quando si sparava per le strade

ilmamilio.it

C’è stato un momento storico per la città di Roma, un cambio di rotta. Un momento in cui la cultura evase dai loghi deputati e circostanziati ed invase le piazze e le strade. Una novità piacevole, che cambiò il volto di una città che viveva di scontri politici, di morti, di attentai, di morte. Era il 1977 e Renato Nicolini, Assessore alla Cultura,  pensò a una risposta a tutto ciò, tracciando un percorso che hanno poi sfruttato e ripensato tanti altri. Era l’Estate Romana, una intuizione allegra e festosa, una vera opposizione culturale alla cappa di inquietudine e repressione che circolava alla fine dei settanta del Novecento. L’effimero, così lo etichettarono, contro il terrorismo e la violenza. Un dato per far comprendere: solo in quel periodo si contarono duemila attentati di natura politica, una dozzina di morti, centinaia di gambizzati, attentati, decine di evasioni, rapine quotidiane, scontri continui di piazza.

A Roma, in quegli anni, prima di Nicolini, la politica culturale non esisteva. Arrivata l’estate finiva tutto. Un click sull’interruttore. Le cantine, i posti convenzionali: tutto chiuso o quasi. Nicolini lavorò invece su un’idea formidabile, che oggi sembra del tutto normale: offrire qualcosa che colpisse l’immaginazione, cambiando strada.

Nacque tutto a Massenzio. La Basilica. 25 Agosto, con il ‘Cinema epico’.

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Il 25 Agosto 1977 si aprì la prima rassegna cinematografica all’aperto con ‘’Senso”, di Luchino Visconti. Si materializzò così l’allargamento del Cine Club, luogo di riflessione chiuso, alla forma popolare e aperta. Un’irruzione nelle modalità stantie.

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La risposta dei romani fu incredibile. Ed anche quando l’ingresso diventò a pagamento, il giorno successivo la prima serata, il successo fu il medesimo. 4mila persone ammassate per assistere alla ‘Maratona del Pianeta delle Scimmie’. Il grande schermo rientrò dalla porta principale al centro del dibattito, miscelando l’alto e il basso. Un divertimento aggregante di studenti, ceti medi, sottoproletariato, di giovani che si facevano le canne a cinque metri dalle famiglie romane con il padellone di pasta appresso. Un momento di pace, una zona franca fuori della trincea politica.

MASSENZIO: PROIEZIONE DEL FILM DI ABEL GANCE IL ” NAPOLEON “–ESTATE 1981

Un terreno interclassista, intergenerazionale, persino per vedere il ‘Napoleon’ di Abel Gance con l’orchestra dal vivo. Un sogno realizzato e nuovo: la cultura partecipata.

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Una tappa di sviluppo che produsse, nel 1978, con il “Doppio gioco dell’immaginario”, 200 film e 50mila presenze. Tutti insieme, nel gusto della compagnia e della comunità. Senza costare una lira al Comune, che rientrava nelle spese con il prezzo modico dell’ingresso.

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Renato Nicolini era figlio di Roberto, architetto dell’Istituto Fascista Autonomo Case popolari di Roma. Laureato in architettura, nel luglio 1969, con la tesi “Realizzazione di una struttura espositiva nel luogo del Monumento a Vittorio Emanuele II”, negli anni 1967 e 1968, prima di conseguire la laurea, scriveva sul ‘Dizionario di Architettura ed Urbanistica’. Tra i suoi progetti di concorso, il Teatro di Forlì (1970, ammesso al secondo grado), la sistemazione delle Halles di Parigi (capogruppo Franco Purini, vincitore ex aequo). Era impegnato nelle file del Partito Comunista Italiano, segretario della sezione di Campo Marzio. Fino a quando Giulio Carlo Argan lo nominò assessore. Continuò nell’incarico con l’ultimo sindaco veramente amato a Roma, Luigi Petroselli, ed Ugo Vetere.

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Il bagaglio culturale e di vita, consentirono a Nicolini di amalgamare un gruppo di collaboratori di primo ordine per organizzare un’esperienza unica e lunga quasi un decennio. Esperienza condivisa – al momento delle iniziative – anche da quelli che non avevano niente da fare e dagli intellettuali, nella convinzione che il cinema non fosse solo impegno, ovvero la pellicola ‘cecoslovacca con sottotitoli in russo’, per dirla con la saga Fantozziana, ma anche la possibilità di unire coscienze e appartenenze diverse senza tensioni (a Roma probabilmente solo nell’Estate Romana democristiani, comunisti e fascisti stavano seduti insieme, magari senza conoscersi). Un evento.

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Emerse così una Roma diversa, una città narrativa che faceva entrare in conflitto l’umanità delle periferie con la vecchia testimonianza del passato, tramite assonanze misteriose e affascinanti. Piene di letture e controletture.

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FESTIVAL DEI POETI DI CASTEL PORZIANO

Un’avventura che segnò la fine di un decennio di cambiamenti epocali con l’incredibile bolgia del Festival della poesia di Castel Porziano (a cui aderirono Dacia Maraini e Dario Bellezza – contestati dal pubblico – e tutti i ‘miti’ della ‘Beat Generation’), ove il crollo placido del palco degli artisti spiegò fine simbolica di un itinerario e l’inizio degli ottanta, quelli del riflusso e del disimpegno.

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Ma l’Estate Romana fu anche ‘Parco Centrale, la manifestazione teorica, dove non c’era più solo il cinema, ma un organismo urbano composto da quattro piccole città fuori delle Mura Aureliane. Un fatto estetico, arricchito dal teatro (a Sabotino, dove c’erano due edifici popolari demoliti), dall’area archeologica (la pista da ballo), dal riuso dell’archeologia industriale al Mattatoio (la città del rock) o da Villa Torlonia, riaperta da poco, trasformata nella città della televisione. Un attimo fuggente, in ogni suo aspetto.

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Tutto ciò venne chiamato ‘effimero’, e in effetti durava quello che durava. Ma come la vita, del resto. Tuttavia non c’era alcuna superficialità, sopratutto. Era il ‘Meraviglioso urbano’, invece. Non solo consumo, fruizione del momento, bensì un modello. Per queste ragioni Nicolini  ha tutto il diritto di essere annoverato tra coloro che Roma l’hanno amata davvero. Fermando il tempo prima del disastro, inventandosi l’idea di un’altra città, trasformando i rapporti tra le persone e le cose, consacrando la felicità degli esseri umani. Quello che non esiste più, oggi.

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ABEL GANCE, NAPOLEON –1927

Un Nicolini ci vorrebbe ancora. Questo si, ne siamo sicuri.

Cinque anni di solitudine: Vincenzo Vita ricorda Renato Nicolini

RENATO NICOLINI E UGO VETERE

4 AGOSTO 2017 IL MANIFESTO

Cinque anni di solitudine: Vincenzo Vita ricorda Renato Nicolini

ROMA – Vincenzo Vita ha pubblicato questo articolo anche su “Il manifesto” di venerdì 4 agosto, con il titolo “Renato, illuminaci d’immenso in questo deserto”. 

“Cinque anni fa, a pochi giorni dalla scomparsa del suo carissimo amico e compagno di lotta Filippo Bettini, ci lasciò Renato Nicolini. Ricordarlo è tutt’altro che un esercizio di retorica funebre, quella secondo cui i morti sono tutti buoni ed eroi. No, il tratteggio –oggi- della poliedrica personalità dell’Assessore alla cultura per antonomasia ( e lo fu dal 1976 al 1985 a Roma, dal 1994 al 1997 a Napoli) assume un valore particolare. Ciò che frettolosamente venne definito l’”effimero”, per connotare la creatività fuori dagli schemi dell’Estate romana, va oggi riconsiderato in una chiave di vera e propria politica culturale”.

“Perché quelle sequenze di eventi, che facevano arricciare il naso ai puristi della cultura “colta” o agli esegeti delle strutture permanenti, erano sequenze di un universo polimediale in grado di intrecciare i desideri del consumo con la sperimentazione produttiva. Avanguardia e cultura di massa insieme. “Alto” e “Basso” in grado di dialogare e di incrociarsi. Tra l’altro, mai Nicolini immaginò di contrapporre le iniziative di maggiore visibilità con il presidio delle periferie. Allora, infatti, si gettarono le basi –ad esempio- per l’impegno, cui diede seguito con intelligenza e tenacia il successore Gianni Borgna, sui teatri di cintura”.

“Per non dire del resto, che ricordiamo con rabbia, vista l’amara desolazione di questi tempi. Molto si trova nel bel volume di Federica Fava (2016) su “L’Estate romana”, seguito al testo di Nicolini con la prefazione di Jack Lang.  E finalmente tanti materiali sono raccolti nell’Archivio storico capitolino, che contribuisce a ricostruire la memoria di una stagione fondamentale, cui si dovrebbero ispirare gli attuali colleghi del celebre predecessore: un vero e proprio caposcuola, un intellettuale rabdomantico ed erudito. Nelle cose dell’architettura, e non solo. Docente presso l’università di Reggio Calabria divenne un riferimento amato per generazioni di giovani non assuefatti all’idea che il mezzogiorno dovesse rimanere un luogo minore. Così come avvenne per i suoi insegnamenti tenuti alla Sapienza e a Roma tre. Una vita intensissima, transitata dal Palaexpo di Roma al Festival di Spoleto allo Stabile aquilano. Parallelamente correva l’esperienza politica, iniziata negli anni del Pci alla sezione Campo Marzio nel periodo di formazione in cui avvennero gli incontri con Walter Veltroni, Goffredo Bettini, Gianni Borgna, fino a che Giulio Carlo Argan coinvolse il brillante attivista nella prima giunta rossa della capitale. Così iniziò l’avventura, proseguita con Luigi Petroselli e Ugo Vetere. Parlamentare, dirigente, popolarissimo, non ebbe –però- il riconoscimento del rango di dirigente di prima grandezza, che pure avrebbe meritato. Il rapporto complesso con il partito rimase un cruccio, fino alla fine”.

“Proprio la figura di Nicolini ci interpella, ora come ieri, su quale sia il rapporto tra un intellettuale impegnato ma non conformista, e la politica. Le sofferenze di allora ci illuminano su qualcosa che si stava rompendo, fino al deserto che viviamo. Quell’esperienza va riletta come vicenda emblematica, prefigurante. Da cui, se si vuole ripartire, non si può prescindere. Anche se si volge lo sguardo ai tormenti d’oggi, @dentro i quali si vede come in un grandangolo la cesura con un vasto universo di lavoro culturale, che preme inascoltato alle porte del potere. E’ il mondo dei precari, degli artisti senza tutele, dei disoccupati intellettuali, che Nicolini aveva preso per mano, facendoli sognare. Per un attimo”.

 

UNO STRALCIO DI 2 MINUTI DALL’ULTIMA INTERVISTA–RIFLESSIONI SULLA CITTA’

 

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2 risposte a ” L’EFFIMERA ” ESTATE ROMANA INVENTATA NEL 1977 DA RENATO NICOLINI, ASSESSORE ALLA CULTURA DEL SINDACO DI ROMA, CARLO GIULIO ARGAN

  1. Clafe scrive:

    L’alto e il basso l’inclito e il popolare nello spirito e nello stile manzoniano noi romani siamo tutti un po’ figli o fratelli di Nicolini

    • Chiara Salvini scrive:

      ciao Clafe, mi fa piacere conoscerti, caro ” romano de Roma “, eri già venuto? Perché il ” controllore ” dei commenti ti dà come conosciuto..ma credo che mi sarei ricordata del tuo nome particolare, grazie di averci visitato con grande cultura…chiara per il blog

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