grazie alle ” perle di Nemo “… ANDRE’ COMTE-SPONVILLE, LA STAMPA 14-11-2018, pag. 14 ::: A CHI NON HA FEDE RESTA ” LA FEDELTA’ “, NON ESISTE OCCIDENTE SENZA VALORI CRISTIANI. + una breve (speriamo…) noticina di ch.

 

 

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LA STAMPA, 14-11-2018 /CULTURA, pag. 26

https://www.lastampa.it/2018/11/14/cultura/a-chi-non-ha-fede-resta-la-fedelt-non-esiste-occidente-senza-i-valori-cristiani-hu19PY06Wu9Oj9E5vPzuKL/premium.html

 

 

 

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André Comte-Sponville (Parigi1952) è un filosofo francese. I suoi filosofi prediletti sono Epicuro, gli stoiciMontaigne e Spinoza. Tra i contemporanei, si dichiara vicino soprattutto a Claude Lévi-StraussMarcel Conche e Clément Rosset (in Occidente) e a Swami Prajnanpad e Krishnamurti (in Oriente).

Si propone di rinnovare l’antico ideale di saggezza, raccogliendo le sfide della modernità. Ma cos’è, secondo lui, la saggezza? «Il massimo di felicità nel massimo di lucidità». La felicità si trova «dall’altro lato della disperazione»: là dove non c’è più niente da credere (poiché c’è tutto da conoscere), né da sperare (poiché c’è tutto da fare, per ciò che dipende da noi, o da amare, per ciò che non dipende da noi), lì si trova la saggezza. Comte-Sponville la chiama anche «la gaia disperazione»

Articolo de la stampa del 14-11-2018 pag 26

 

A chi non ha fede resta la fedeltà. Non esiste Occidente senza i valori cristiani

André Comte-Sponville  

14 Novembre 2018

La chiesa di Santa Maria dell’Anima a Roma, riflessa in una pozzanghera. L’edificio religioso è stato fondato nel XIV secolo come oratorio dell’ospizio dei tedeschi

 

Il filosofo Comte-Sponville teorizza una spiritualità senza Dio, «un’etica più che una religione»

CULTURA

Questo articolo del filosofo francese André Comte-Sponville apparirà sulla rivista culturale «Vita e Pensiero» in uscita domani. Nel numero che sta per arrivare in libreria Comte-Sponville dialoga sul tema della fede e della religione con il teologo spagnolo Pablo d’Ors.

Sono un ateo non dogmatico e fedele. Perché ateo? Perché non credo in alcun Dio. Perché ateo non dogmatico? Perché ovviamente riconosco che il mio ateismo non è un sapere. Come sarebbe? Nessuno sa, nel senso vero e forte del verbo ” sapere “, se Dio esiste o no. Molto dipende qui dalla domanda che mi si pone. Se mi si domanda ” Credi in Dio?”, la risposta è semplice: ” No, non ci credo”. Ma se mi si domanda: ” Dio esiste? “,  la risposta è necessariamente più complicata dal momento che, per onestà intellettuale, devo cominciare col dire che non ne so nulla. Nessuno lo sa.

Se qualcuno vi dice: ” So che Dio non esiste “, non è sostanzialmente un ateo; è prima di tutto un imbecille. La verità è che non si sa. Parallelamente, se incontrate qualcuno che vi dice: ” So che Dio esiste “, è lui un imbecille che ha fede e, scioccamente, prende la sua fede per un sapere. Chi ha fede non mi disturba affatto. Ma in chi prende la sua fede per un sapere leggo un doppio errore; teologico, perché per una buona teologia (in ogni caso per quella cristiana) la fede è una grazia, ciò che il sapere non potrebbe essere; e filosofico, perché  confonde due nozioni differenti, quello di credenza e quello di sapere. In breve non so se Dio esiste o no; io credo che non esista.Un ateismo che si confessa come credenza, all’occorrenza negativa…(…)

Ma perché ateo non dogmatico e fedele? Ateo fedele, perché, per quanto ateo, resto attaccato, con tutte le fibre del mio essere, a un certo numero di valori- morali, culturali, spirituali -, molto dei quali sono nati nelle grandi religioni, e specialmente in Europa, perché è la nostra storia, nella tradizione giudaico-cristiana. E’ uno dei punti che mi separano dall’amico Michel Onfray, o che separano lui da me. Non è che perché sono ateo devo sputare su 2000 anni di civilizzazione cristiana, o 3000 anni di civilizzazione giudaico-cristiana. Non è perché non credo in Dio devo rifiutare di vedere la grandezza, almeno umana, del messaggio evangelico. (…)

Non credo in  Dio e i nostri concittadini vi credono sempre meno. Bisogna allora ” buttar via il bambino con l’acqua sporca”, come si dice familiarmente? A questo mi rifiuto. Dio è socialmente morto, potrebbe dire un sociologo nietzscheano. Non è una ragione per rinunciare, insieme a un Dio socialmente defunto, a tutti i valori che abbiamo condiviso, di cui sappiamo bene che sono nati, molti di essi, nelle grandi religioni, di cui sappiamo bene che sono stati trasmessi attraverso i secoli dalla religione, ma di cui niente prova che abbiano bisogno di un Dio per esistere, di cui tutto prova, al contrario, che abbiamo bisogno per rimanere umanamente accettabili ! Questo vale anche per le altre civiltà. Se fossimo nati in Cina, in India o in Iran, saremmo debitori di altre tradizioni, a cui dovremmo essere fedeli. (…) Trattandosi di questa civiltà che è la nostra, la vera questione, concretamente, è la seguente: cosa resta dell’Occidente cristiano quando non è più cristiano?

Ecco, mi sembra, delle due l’una. O davvero pensate che non ne resta nulla e allora non c’è che andare a dormire: potete continuare a parlare, a me non interessa più e non durerà a lungo. Siamo una civiltà morta, in ogni caso morente. Non abbiamo più nulla da opporre né al fanatismo, soprattutto esterno, né al nichilismo, soprattutto interno. Il nichilismo, credetemi, è il pericolo più grande. Oppure, seconda possibilità dell’Occidente cristiano, quando non è più cristiano, resta qualcosa. E se ciò che resta non è più una fede  comune, non può essere che una fedeltà comune, vale a dire un attaccamento condiviso ai valori che abbiamo ricevuto e abbiamo dunque in carico di trasmettere.(…). Il grande vantaggio che ci offre la laicità è proprio di permetterci di comunicare all’interno di questi valori comuni senza metterci in contrapposizione bestialmente e sterilmente sulla fede degli uni, la fede differente degli altri, o l’assenza di fede dei terzi.

Ai cristiani direi questo: voi ed io non siamo separati che da ciò che ignoriamo-poiché né io né voi sappiamo se Dio esiste o no.  E non sarebbe molto ragionevole accordare più importanza a ciò che ci separa e che ignoriamo- l’esistenza o no di Dio- rispetto a ciò che ci unisce e che conosciamo molto bene, con lo spirito e con il cuore, vale a dire che ciò che dà valore all’essere umano non è il fatto che si creda o meno in Dio, ma la quantità di amore, giustizia e coraggio di cui è capace. Detto altrimenti : voi ed io non siamo separati che da tre giorni: quelli che separano il Venerdì Santa dalla Pasqua.

Quando rileggo il Vangelo ho voglia di applaudire con entusiasmo a quasi tutto. Dico
” quasi” perché non mi interessano affatto i miracoli e perché sconsiglio a chiunque di colpire la mia guancia destra: non porgerei la guancia sinistra…
Ma i miracoli non sono l’essenziale del Vangelo; e la non-violenza è una dimensione del messaggio evangelico, ma che si può controbilanciare con altri passaggi, come ” non sono venuto a portare la pace ma la spada”. Queste divergenze restano inessenziali. Al fondo l’etica che professa Gesù è anche quella in cui mi riconosco  o a cui tento di restare fedele.

La differenza tra i cristiani e me, è che per me la storia si arresta al Calvario, quando Gesù sulla croce, citando il salmista, geme: ” mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato? “. Lì è davvero nostro fratello, poiché condivide la nostra sofferenza, la nostra angoscia, la nostra solitudine, forse, in quel momento, la nostra disperazione. Invece per i cristiani la storia continua tre giorni in più: fino alla tomba vuota e alla Resurrezione. Nella misura in cui, con la Risurrezione, questi tre giorni sboccano sull’eternità, questo fa una gran bella differenza, o una differenza sacra che non pretendo di annullare. Voi siete cristiani, io sono ateo: voi credete nella Risurrezione di Cristo a cui non credo affatto. Ma, ancora, sarebbe ragionevole accordare più importanza a questi tre giorni che ci separano che ai 33 che li precedono, fossero pure parzialmente leggendari, nel ricordo dei quali possiamo comunicare?

Quando non si ha più fede resta la fedeltà. Questo in parte risponde alla nostra domanda. Cos’è una spiritualità senza Dio? E’ una spiritualità della fedeltà più che della fede-un’etica, più che una religione. —

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2 risposte a grazie alle ” perle di Nemo “… ANDRE’ COMTE-SPONVILLE, LA STAMPA 14-11-2018, pag. 14 ::: A CHI NON HA FEDE RESTA ” LA FEDELTA’ “, NON ESISTE OCCIDENTE SENZA VALORI CRISTIANI. + una breve (speriamo…) noticina di ch.

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara: ringrazio moltissimo Nemo per il regalo di questo autore e di questo testo. Posso dire tranquillamente che se mai avessi avuto la chiarezza di pensiero dell’autore e la sua possibilità di tradurre questo pensiero in una lingua accessibile a tutti, direi, e la sua capacità serena e saggia di com-partecipare… le sue parole, una dopo l’altra, sarebbero state anche le mie. Ho sempre avuto rabbia di quelli che chiamavo ” atei teologici “, e anche antipatia perché– di questa loro possibilità di mettere lo sguardo nell’abisso senza tremare e senza aver bisogno di alcun sostegno ( possibilità tutta presunta e, comunque, non dimostrabile )— se ne facevano un punto,/ o anche dieci secondo i soggetti, / di superiorità nei confronti delle persone religiose viste come deboli e bisognose di ” altri”. Loro invece erano ” autonome “, non avevano bisogno di altro che di se stessi. Questo testo viene a calmare il mio cuore di ogni rivolta perché mi fornisce il pensiero e le parole, che non avevo, per spiegarmi. Grazie.

  2. Domenico Mattia Testa scrive:

    Nessuno ha la verità in tasca e credere di averla trovata,di possederla,è solo presunzione,fanatismo.Io penso che il modo corretto di atteggiarsi di fronte al mistero dell’esistere e dell’essere,è quello della tolleranza,del rispetto dell’altro,sia credente o non credente,cristiano o laico,agnostico o nichilista,insomma aver assimilato la grande lezione dell’Illuminismo critico e non dogmatico.Importante è il dialogo tra filosofie,religioni,visioni del mondo diverse,impegnarsi per realizzare un mondo di giustizia e di pace con modestia,apertura verso tutti,senza volere imporre la propria fede,la propria cultura,come fanno oggi gli integralisti islamici e non solo.L’incontro deve avvenire sul piano storico,politico,sociale,al di là del credo dei singoli.Il cristianesimo evangelico sul piano storico ha lasciato un messaggio rivoluzionario,alla stessa stregua di tanti rivoluzionari laici,esempio di coerenza ideale e pratica.Il punto è che sono pochi,ristrette minoranze a vivere in linea con i valori di giustizia e solidarietà e a metterli in pratica.Il fallimento della rivoluzione evangelica e della rivoluzione socialista e/o comunista e il dominio del capitalismo neoliberista esemplificano al meglio la crisi dell’uomo postmoderno.Si può credere o non credere in Dio,mentre domina la religione della Tecnica,prioritario è come uscire dalle macerie della civiltà occidentale….Hic Rhodus,hic salta….

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