DISCORSO DI PERICLE PER I CADUTI NEL PRIMO ANNO DELLA GUERRA DEL PELOPPONESO (431 a. C.)—da wikipedia (Pericle) ++ pino pignatta, famiglia cristiana, 23-06-2017 DISCORSO DI PERICLE INTEGRALE

 

Risultati immagini per ATENE DI PERICLE IMMAGINE?

 

RICOSTRUZIONE DELL’ACROPOLI AI TEMPI DI PERICLE

 

Risultati immagini per ATENE DI PERICLE IMMAGINE?

PERICLE

 

Immagine correlata

PERICLE

 

Immagine correlata

 

 

PERICLE

 

 

 

Dal discorso funebre di Pericle come ricordato da Tucidide, II, 37
«Utilizziamo infatti un ordinamento politico che non imita le leggi dei popoli confinanti, dal momento che, anzi, siamo noi ad essere d’esempio per qualcuno, più che imitare gli altri. E di nome, per il fatto che non si governa nell’interesse di pochi ma di molti, è chiamato democrazia; per quanto riguarda le leggi per dirimere le controversie private, è presente per tutti lo stesso trattamento; per quanto poi riguarda la dignità, ciascuno viene preferito per le cariche pubbliche a seconda del campo in cui sia stimato, non tanto per appartenenza ad un ceto sociale, quanto per valore; e per quanto riguarda poi la povertà, se qualcuno può apportare un beneficio alla città, non viene impedito dall’oscurità della sua condizione. Inoltre viviamo liberamente come cittadini nell’occuparci degli affari pubblici e nei confronti del sospetto che sorge nei confronti l’uno dell’altro dalle attività quotidiane, non adirandoci con il nostro vicino, se fa qualcosa per proprio piacere, né infliggendo umiliazioni, non dannose ma penose a vedersi. Trattando le faccende private, dunque, senza offenderci, a maggior ragione, per timore, non commettiamo illegalità nelle faccende pubbliche, dato che prestiamo obbedienza a coloro che di volta in volta sono al potere ed alle leggi e soprattutto a quante sono in vigore per portare aiuto contro le ingiustizie e quante, benché non siano scritte, comportano una vergogna riconosciuta da tutti».

 

Scrisse Plutarco:

«Eliminato ogni contrasto, la città divenne un blocco unico e compatto. Il governo di Atene e gli affari stessi degli Ateniesi passarono nelle mani di Pericle: i tributi, gli eserciti, la flotta, le isole, il mare, tutta la forza egemonica costituita da greci e dai barbari e l’obbediente alleanza dei popoli soggetti con i regni amici e i loro discendenti. Tuttavia, da quel momento, Pericle non fu più lo stesso: né arrendevole verso il popolo, né pronto a cedere o a compiacere le voglie dei più come un nocchiero che assecondi i soffi del vento. Di quella che era una democrazia trasandata e a volte molle come una musica languida e delicata fece un potere aristocratico e monarchico, che esercitò in modo lineare ed inflessibile in vista di un progressivo miglioramento, tirandosi dietro il suo popolo, per lo più consenziente, con la persuasione e l’ammaestramento, indirizzandolo sempre verso il bene e, se quello recalcitrava, lo teneva sulle corde costringendolo a procedere verso ciò che tornava utile.»
(Plutarco, Vita di Pericle, 15, traduzione di Mario Scaffidi Abbate)

 

«Tucidide definisce il regime di Pericle piuttosto aristocratico: “una democrazia di nome ma di fatto il potere del primo cittadino. Molti altri scrittori, invece, pur riconoscendo che Pericle fu il primo ad elevare le condizioni delle masse popolari con la distribuzione di terre tolte ai nemici, con stipendi e contributi per assistere agli spettacoli teatrali, sostengono che con quei provvedimenti abituò male il popolo, rendendolo dissipatore ed intemperante da controllato e saggio qual era.[107]»
(Plutarco, Vita di Pericle, 9, traduzione di Mario Scaffiti Abbate)

famiglia cristiana.it–23/06/2017

http://www.famigliacristiana.it/articolo/pericle.aspx

 

 

ECCO IL DISCORSO INTEGRALE DI PERICLE AGLI ATENIESI CITATO DA ANDREA CAMILLERI

23/06/2017

Pubblichiamo qui integralmente il celebre discorso di Pericle, politico, oratore e militare ateniese, rivolto ai suoi concittadini sul tema della democrazia. Un discorso tenuto in commemorazione dei caduti del primo anno della guerra del Pelopponeso (431 a.C.), riportato (o ricostruito) da Tucidide.

E’ stato osservato da alcuni studiosi che si tratta, evidentemente, da parte di Pericle, di una idealizzazione estrema del concetto di democrazia, lontana dall’applicazione reale della politica concreta. Tuttavia, l’appello dello scrittore Camilleri agli studenti liceali, di «costruirvi il futuro, di rifare la politica, perché voi siete giovani e potete permettervelo», è splendidamente sottolineato dall’invito di Pericle alla moralizzazione della politica stessa, per cui «un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private».

Di particolare interesse e modernità anche la riflessione finale di Pericle che parlando di Atene, che in quel momento storico esercita un’egemonia incontrastata nel mondo greco e non solo, ricorda «che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero», a differenza invece invece di quanti oggi, tanti, troppi, anche tra i cattolici, auspicano nei confronti delle nuove migrazioni, in aperto contrasto con la lettera del Vangelo.

PERICLE, DISCORSO AGLI ATENIESI, 431 A.C.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *