DONATELLA, grazie a ! DAL 21 NOVEMBRE 2019 ALL’8 MARZO 2020, AL BRITISH MUSEO DI LONDRA, SARA’ VISITABILE LA MOSTRA ” MITO E REALTA’ ” DEDICATA ALLA CITTA’ DI TROIA E AI SUOI TESORI +++ enrico franceschini, rep. 21-02-1998 :: ” TUTTI RECLAMANO IL TESORO DI PRIAMO COSIDDETTO MA LA RUSSIA NON LO MOLLA “

 

QUOTIDIANO.NET — 26 GIUGNO 2019

https://www.quotidiano.net/magazine/mostra-troia-londra-1.4665536

 

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TROIA E’ MARCATA COME ” ILIO ” ( da ” Hyllos ” = abitante di Troia )

Cantami, o Diva i tesori di Troia. La città dell’Iliade rivive a Londra

Esposti i capolavori di Schliemann

 

di ARISTIDE MALNATI

Ultimo aggiornamento il 26 giugno 2019 alle 10:42

Un vaso del tesoro di Schliemann
Un vaso del tesoro di Schliemann

Roma, 26 giugno 2019 – I tesori di Troia tornano a vivere e ad essere apprezzati come meritano: saranno presto esposti in uno dei Musei più prestigiosi al mondo. Dal 21 novembre fino all’8 marzo 2020 al British Museum di Londra sarà visitabile la mostra Myth and Reality, interamente dedicata al centro urbano che meglio incarna questo titolo solo apparentemente dicotomico: Troia, la leggendaria città conquistata dagli achei (i greci del XII secolo a. C., quando si combattè la famosa guerra, il cui ultimo anno fu narrato da Omero nell’Iliade) che dal mito uscì e si consegnò alla storia attorno al 1871.

Fu questo l’anno, in cui l’archeologo tedesco Heinrich Schliemann recuperò, in diverse campagne di scavo per l’epoca di grande valore scientifico, le vestigia edilizie dell’intero abitato. Un nucleo urbano, che presentava sette fasi occupazionali, di cui la terza fu la più florida. Proprio questo particolare dimostrò che Omero aveva ragione: a quell’epoca (la terza fase coincideva con il periodo in cui gli studiosi collocano la guerra narrata nell’Iliade) Troia, importante città-stato governata da un re, fu al centro di fiorenti commerci ed era rinomata per la propria ricchezza anche in virtù del fatto che sorgeva in un punto nevralgico delle rotte mercantili di allora, oggi a Hisarlik, in prossimità dell’attuale stretto dei Dardanelli.

Grazie a tale, strategica, posizione di privilegio fu attaccata e distrutta da una spedizione navale organizzata dai più importanti centri della Grecia arcaica. Omero, con la sua narrazione di gesta di eroi da una parte e dall’altra (da Ulisse ad Achille, da Ettore a Diomede), costruì il mito che ora, anche in tempi recenti (gli scavi lungo l’intera costa oggi in Turchia continuano), l’archeologia fa riaffiorare.

Sì perché gli strati scavati e gli edifici rivelati (abitazioni imponenti, resti di mura, piccole, ma significative parti di santuari e templi, forse tracce addirittura della reggia di Priamo, il mitico re troiano esaltato nell’Iliade per la propria magnanimità) non si sono presentati certo vuoti. Schliemann ha trovato almeno 300 oggetti risalenti per lo più all’epoca dei conflitti tra greci e troiani (Omero condensò in un’unica narrazione continui eventi bellici, che si susseguirono per secoli): vasellame e suppellettili di squisita fattura (decorati a colori vivaci), bicchieri e vasi d’argento, quattordici asce in argento ed altre armi raffinate, due coppe d’oro (una battuta e un’altra fusa a documentare tecniche già avanzate), una di elettro, un materiale raro e preziosissimo, uno scudo e un calderone di rame, addirittura un contenitore in vetro soffiato con mantici e, per finire una simile lista di meraviglie, una chiave in oro, forse di uno scrigno pieno di preziosi andato perduto.

Un’immensa ricchezza storica che arriva finalmente e per la prima volta al British così come avrebbe voluto il suo scopritore: Schliemann la propose già nel 1877, ma ottenne un rifiuto, verosimilmente per via del prezzo che pretendeva, troppo elevato anche per le pingui casse di quello che all’epoca era il Museo più ricco del mondo (altri ritengono che la vera ragione del diniego sarebbe stata piuttosto la mancanza di spazio sufficiente per poter esporre in sicurezza un simile bottino archeologico).

Ora finalmente le condizioni ci sono: sponsor e assicurazioni sono in regola per sostenere una mostra, che offrirà agli appassionati ciò che concretamente ha accompagnato le imprese di quei guerrieri valorosi, ma anche le loro storie d’amore e di affetti quotidiani – come quella di Ettore quando, togliendosi l’elmo, saluta piangendo il piccolo figlio Astianatte sulle mura di Troia prima di tuffarsi nella battaglia, che per lui sarebbe stata letale –: gesta e sentimenti che Omero ha eternato e che a breve rivivranno nelle sale del British.

 

 

Il tesoro di Priamo fotografato poco dopo il 1880

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Il cosiddetto Grande diadema, oro, cat. 10,  esposto al Museo Puskin di Mosca

 

REPUBBLICA DEL 21 FEBBRAIO 1998

http://www.repubblica.it/online/cultura_scienze/arte/russia/russia.html

 

 

Tutti lo vogliono
ma Mosca non molla

 

di ENRICO FRANCESCHINI 

Per migliaia di anni è rimasto nascosto sotto le rovine dell’antica Troia, sulle coste della Turchia. Poi, nel 1870, un archeologo tedesco, Heinrich Schliemann, lo ha scoperto e portato in Germania, donandolo al museo nazionale di Berlino. Lì, nel 1945, se ne è impossessata l’Armata Rossa sovietica, trafugandolo in Urss alla fine della seconda guerra mondiale. Dopodiché, per circa mezzo secolo, è finito in un deposito sotterraneo segreto del Museo Pushkin di Mosca, e nessuno ne ha più sentito parlare. Soltanto dopo il crollo dell'”impero dei Soviet” è stato recuperato ed esposto al pubblico, con una mostra che ha fatto scalpore.

Da allora, il “Tesoro di Priamo” è diventato l’equivalente artistico di Figaro: tutti lo vogliono. La Germania, che accusa i russi di averglielo rubato. La Turchia, che sostiene di essere il legittimo possessore, trattandosi di un tesoro originariamente ritrovato sul suo territorio. La Russia, che lo considera un parziale risarcimento “morale” per i danni umani (20 milioni di morti) e materiali sofferti per mano nazista. E finora, a dispetto della stretta amicizia fra Boris Eltsin ed Helmuth Kohl, il Cremlino sembra fermamente intenzionato a tenerselo.

E’ curioso che la denominazione ufficiale di un bottino tanto concupito sia sbagliata. Infatti il “Tesoro di Priamo”, in realtà, non è mai appartenuto a Priamo, il re di Troia assediato e sconfitto dai greci di Achille e Ulisse, nell’epoca (all’incirca 1000 anni prima di Cristo) cantata da Omero nell’Iliade. Quando Schliemann cominciò a scavare fra le rovine, cercava effettivamente quel tesoro: ma sotto terra scoprì una Troia molto più antica, che aveva almeno 1000-1500 anni più della città in cui Priamo aveva portato Elena, la sua bella preda rapita ai greci nel Peloponneso. Dispiace sempre rinunciare a un mito, e questo era indubbiamente carico di fascino, storia, leggenda. Ma anche se lo si chiama, più correttamente, l'”Oro di Troia”, il tesoro resta di un valore inestimabile.

I fortunati visitatori della mostra allestita nell’aprile 1996 al museo Pushkin di Mosca rimasero senza fiato. Davanti ai loro occhi, in una saletta a luci soffuse, sotto venti bacheche di vetro antiproiettile, riapparivano per la prima volta in oltre cinquant’anni le sfolgoranti vestigia di una cultura antichissima. La collezione comprendeva 259 pezzi in oro, argento, pietre preziose, conservati in ottimo stato. Due diademi in oro zecchino con pendagli laterali composti da sedicimila placche agganciate l’una all’altra, come le squame di una sirena toccata da re Mida. Una salsiera rituale con manici rotondi. Bracciali, anelli, lenti di grandezza e foggia diverse, vasi, spille, decorazioni di cristallo, collane d’ambra, asce in lapislazzulo e nefrite, i cui soli analoghi mai trovati al mondo giungono da millenarie civiltà dei monti Urali.

L'”Oro di Troia” (o di Priamo che dir si voglia) non era tutto lì. Le autorità russe hanno diviso il tesoro fra il museo Pushkin di Mosca e l’Ermitage di San Pietroburgo, cui è toccata la parte più grossa, 450 pezzi, destinati a una futura esposizione. E il bottino doveva essere certamente ancora più ampio nel bunker sotterraneo di Berlino in cui lo ritrovò l’Armata Rossa: lungo la strada di ritorno verso la Russia, è pressoché certo che un certo numero di artefatti scomparirono, arricchendo qualche ufficiale, andando a finire nel circuito del mercato nero dell’arte. La mostra moscovita, in teoria, dovrebbe intraprendere prima o poi un lungo “tour” internazionale, portando l'”oro di Troia” nelle capitali di mezzo mondo. Ma prima bisogna risolvere la contesa sul possesso del tesoro, uno dei tanti trafugati dalle truppe di Stalin in Germania dopo aver schiacciato il Terzo Reich. Poiché la Russia ha a sua volta delle pretese, per esempio sulla celebre “camera d’ambra” rubata dai nazisti a Leningrado e mai più ritrovata, è probabile che la disputa andrà per le lunghe. “Questi gioielli appartengono a tutta l’umanità”, è l’opinione di Irina Antonova, direttrice del Museo Pushkin. Per il momento, quella parte di umanità che non ha potuto spostarsi a Mosca per vederli, dovrà accontentarsi del ricco catalogo illustrato della mostra, pubblicato in sette lingue dall’editore Leonardo Mondadori.

 

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