IL MANIFESTO DEL 22 SETTEMBRE 2019 — pp. 1-2
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EDITORIALE
Il mostro storico del «rovescismo» unisce il Pd e Orbán
Parlamento Ue. La risoluzione che equipara nazifascismo e comunismo, approvata a larghissima maggioranza grazie anche ai voti di popolari e “socialisti”, con temerario sprezzo della verità attribuisce paritariamente la responsabilità della Seconda Guerra mondiale alla Germania di Hitler e alla Russia sovietica
La risoluzione del Parlamento europeo, fondata sulla equiparazione tra nazifascismo e comunismo, rappresenta insieme un mostro storico e una bestialità politica. Ma è anche una clamorosa conferma della superfluità “esistenziale” di questo organismo.
Se davvero si vuole una Europa unita, e se la si vuole come si dovrebbe, rifare a fundamentis, il Parlamento europeo sarà semplicemente da eliminare. Un gruppo di signori, godenti di privilegi, che hanno poco o nulla da fare nella vita, sono riusciti a formulare un testo basato su un modesto imparaticcio scolastico, senza capo né coda, un documento lunghissimo, farcito di premesse, di riferimenti interni alla legislazione eurounitaria, ma ahinoi, purtroppo, anche con una serie di ragguagli che pretendono di essere storici, ma sono un esempio di revisionismo ideologico all’ennesima potenza: insomma, il mai abbastanza vituperato «rovescismo», fase suprema del revisionismo, ed è il frutto finale di un lungo lavorio culturale, che dalle accademie è trapassato nel dibattito pubblico, tra giornalismo e politica professionistica.
Il rovescismo riesce a produrre esiti a cui il revisionismo tradizionale non ha avuto il coraggio di spingersi: questo documento è un esempio preclaro di questi esiti.
La linea di fondo, che il rovescismo ha raggiunto, e di cui in Italia abbiamo avuto numerose manifestazioni, è il rovesciamento della verità storica, sulla base di un equivoco parallelismo, che ha illustri precedenti nella filosofia politica, tra fascismo e comunismo, tra fascismo e antifascismo, tra partigiani e repubblichini (per concentrarsi sul nostro Paese): e questo sulla base della nefasta teoria delle memorie condivise, nel documento “europeo” riproposta al singolare, come fonte della “identità” del Continente, a cui l’organo legislativo di una sua parte, sebbene numerosa, pretende di sovrapporsi. L’Unione europea, sarà opportuno ricordare, non è l’Europa, e il Parlamento della Ue non esprime sentimenti, pensieri, sensibilità e, aggiungo, volontà, di alcune centinaia di milioni di cittadini e cittadine dei 27 Stati aderenti.
Ciò detto, la risoluzione, con temerario sprezzo della verità, attribuisce paritariamente la responsabilità della Seconda Guerra mondiale alla Germania nazista e alla Russia sovietica, e in particolare sarebbe la «conseguenza immediata» del Patto Ribbentrov-Molotov, e avendo sottolineato, di nuovo con un esempio di grottesca violenza alla realtà fattuale, che l’istanza unitaria nel Vecchio Continente nasce come risposta alla «tirannia nazista» e «all’espansione dei regimi totalitari e antidemocratici», si richiama alla legislazione di alcuni Paesi membri, che ha già provveduto a «vietare le ideologie comuniste e naziste», e invita gli Stati dell’Ue a prenderli ad esempio.
Curiosamente il documento di questi nuovi analfabeti della storia, usa l’espressione «revisionismo storico» per riferirsi esclusivamente al nazismo, e al progetto genocidario insito in esso, e presenta la posizione a cui si ispira come corretta e indubitabile, al punto da pretendere di diventare legge. E la proposta cui giunge questo mirabile esempio di menzogna storica, e insieme di miseria politica e di bassezza morale, quale è mai? La sollecitazione agli Stati membri a provvedere a condannare i «crimini dei regimi totalitari comunisti e dal regime nazista», e di conseguenza a «formulare una valutazione chiara», che traduca praticamente questa raccomandazione. Ossia, evitare la diffusione e la presenza e la circolazione nei relativi Paesi di ideologie e simboli che richiamino nazismo e comunismo.
Insomma, è una Europa polonizzata e magiarizzata e ucrainizzata: l’Europa che dimentica il ruolo fondamentale della Russia, a cui viene sì attribuito l’etichetta di Paese martire, ma non certo quello, confermato da ogni ricerca storica, di barriera al nazifascismo. E il documento, che pare ispirato direttamente da tedeschi polacchi e ungheresi, si apre a parole di dolce accoglienza nel seno della famiglia dell’Europa “democratica” dei Paesi liberatisi dal giogo sovietico. E, incredibilmente, si precisa: «adesione all’Ue e alla Nato», con una inaccettabile confusione di europeismo e atlantismo.
Ebbene, questo documento è stato approvato con i voti della destra di Orbán e soci, ma anche dei popolari e dei “socialisti”, ivi compresi gli esponenti del Pd. Che con questo atto ha segnato la sua definitiva fuoruscita dal campo della sinistra internazionale, ma altresì dal campo della decenza e della dignità.
Angelo d’Orsi (Pontecagnano Faiano, 1º gennaio1947) è uno storicoitaliano.
Professore ordinario di Storia delle dottrine politiche prima presso la Facoltà di Scienze Politiche, poi presso il Dipartimento di Studi Politici, infine presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, ha in precedenza insegnato all’Università Statale di Milano e in quella del Piemonte Orientale, sede di Alessandria e nell’Università della Valle d’Aosta, anche se era già incardinato nell’ateneo torinese. Ha cessato l’insegnamento il 31 ottobre 2017. Si è occupato di militarismo e pacifismo, di nazionalismo, di futurismo e di fascismo, di nuove guerre, di intellettuali italiani ed europei in età contemporanea, e soprattutto di Antonio Gramsci. Ha lavorato molto anche nei settori della metodologia storica e della storia della storiografia-
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Ha collaborato con diverse testate giornalistiche (“Il Sole 24 Ore”, “Corriere della Sera”, “La Stampa”, “Quotidiano dei lavoratori”, “Il Manifesto”, “Il Fatto Quotidiano”). Scrive attualmente per MicroMega, edizione cartacea e on line, “il Manifesto” e per il quotidiano on line “Alganews”. Ha un blog personale: “Istruitevi, Agitatevi, Organizzatevi”.
tra tutti i libri scritti da questo autore, vi segnaliamo questo:
Gramsci. Una nuova biografia. Nuova edizione rivista e accresciuta, Milano, Feltrinelli, 2018, 487 pp. (Universale Economica Feltrinelli /Storia – 9134)
chiara : una minuscola osservazione che, poi, non è neanche mia : parlando con una compagna, questa mi ha fatto osservare che ” eliminare il Parlamento europeo ” significa sapere che si elimina l’unico organismo europeo eletto dalla gente.
Rispetto alla risoluzione- manifesto del Parlamento Europeo quello che avrebbe dovuto sottolineare, a mio avviso, è il rifiuto di qualsiasi forma di dittatura, ferme restando le diverse origini storiche di esse. L’esperienza dell’Europa, e non solo, mi pare abbia dimostrato che il governo incontrastato di un personaggio, di una casta, di una classe portano ad un dominio assoluto che schiaccia gli uomini e annulla buona parte della loro “umanità”, la caratteristica più preziosa dovuta a milioni di anni di evoluzione. La democrazia, pur così imperfetta e lenta nel rendere concrete e attuate le esigenze legittime dei popoli, finora è ancora la forma di governo migliore, perché probabilmente fa meno danni e arriva, anche se lentamente, a qualche risultato.
La critica dello storico D’Orsi,esperto della storia del Novecento,a questo Parlamento europeo,è motivata,perchè esso ha approvato con il voto dei popolari e dei “socialisti”l’equiparazione tra nazifascismo e comunismo.Due dittature certamente: non sono,però,storicamente la stessa cosa per cui le distinzioni vanno fatte.Bisogna riconoscerlo:è stato un cedimento alle pressioni dei Paesi dell’Est europeo. Con molta facilità e superficialità, si fa anche l’equiparazione tra antifascismo ed anticomunismo.Anche questo è un falso per chi conosce e si documenta sugli avvenimenti del secolo ventesimo.I partiti comunisti che non sono stati al potere hanno svolto una funzione democratica,a partire da quello dei comunisti italiani.Manca ai rappresentanti del parlamento europeo la propensione a cogliere le diversità dei movimenti e dei fatti storici,indispensabile per un sano,giusto revisionismo.A ragione lo studioso prende le distanze dai parlamentari europei accomunati dalle politiche di austerità e dall’ideologia neoliberista,oggi dominante e prospetta Un’unione europea,fondata su valori altri:la giustizia,l’uguglianza ,la solidarietà.Si tratta di scrivere una diversa Costituzione europea e non la si scriverà fino a quando i valori sociali,popolari e democratici rimarranno petizione di principio degli intellettuali illuminati e non saranno interiorizzati,scritti a chiare lettere nei nuovi trattati e messi conseguentemente in pratica.