DA DONATELLA::: LUCIANO CERASA, Gonfia, triangola, fingi e occulta. Tutti i metodi d’oro dell’evasione –IL FATTO QUOTIDIANO DEL 19 OTTOBRE 2019, pag. 8

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 19 OTTOBRE 2019

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IN EDICOLA/ECONOMIA

Gonfia, triangola, fingi e occulta. Tutti i metodi d’oro dell’evasione

Gonfia, triangola, fingi e occulta. Tutti i metodi d’oro dell’evasione
Fisco – Scontrini, fatture ma anche soluzioni sofisticate: breve ricapitolo, storico e non, della filiera

Dalla più diffusa e povera evasione “di strada”, praticata dal popolo minuto del piccolo commerciante che batte uno scontrino su tre e dall’artigiano che promette sconti a tutti basta che non si parli di fattura, alle società-schermo che nascono e spariscono nell’arco di una giornata, fino alle triangolazioni con i Paesi a fiscalità agevolata. Nel Paese dove spesso una mano lava l’altra e tutte e due fregano lo Stato, le vie per sottrarre i redditi alla tassazione (per l’Istat sono 211 miliardi l’anno) sono infinite. “I normali cittadini, i normali imprenditori questi flussi finanziari non li vedono proprio, ci sono società specializzate nell’occultamento di profitti in nero che guadagnano in percentuale” ci spiega, tra lo sfogo e la denuncia, un esperto di fiscalità internazionale. L’evasione fiscale si può dividere in due grandi categorie: quella realizzata occultando i ricavi e quella praticata gonfiando i costi.

 

Scontrini e fatture.

La prima è una prerogativa dei commercianti e dei prestatori d’opera più piccoli. Si incassa dal cliente in contanti senza battere lo scontrino, emettere la ricevuta fiscale o la fattura. Si acquista dai fornitori in contanti senza chiedere la fattura per rifornire il magazzino e il cerchio si chiude, lasciando fuori l’Agenzia delle Entrate. Per le grandi imprese e per quelle categorie professionali che possono scaricare quote consistenti di costi la strada da battere più conveniente per abbattere l’imponibile e magari scaricarsi pure l’Iva è portarsi in detrazione nella dichiarazione dei redditi i consumi privati, fino ad arrivare alla falsa fatturazione in acquisto. Mano a mano che la dimensione d’impresa, e di conseguenza i volumi finanziari aumentano, l’attività di elusione e di evasione si fa più sofisticata, soprattutto sul versante dei costi. Le imprese che vincono appalti pubblici o nella grande distribuzione dove la contabilità e gli incassi sono automatizzati e certificati non è possibile nascondere quote di ricavi. Nel settore delle grandi imprese, acquisti e fatture falsificati servono a creare fondi neri che vengono utilizzate per pagare tangenti o prendono la strada dei paradisi fiscali. Il settore dei servizi è quello che si presta con maggiore facilità a fare da sponda per la falsa fatturazione, in particolare le consulenze.

 

Schermi.

Un’altra pratica diffusa a questi livelli è la creazione di società-schermo e “cartiere” che producono solo documentazione fasulla per documentare costi inesistenti e abbattere il debito Iva. “Siamo pieni di scatole vuote che nascono e chiudono nello spazio del mattino e che quando le becchi non trovi più niente” spiega sconsolato un ex ispettore dell’Agenzia delle entrate. “Tutte società di capitali, il turn over è micidiale” aggiunge il funzionario che preferisce rimanere anonimo. I settori più interessati? “La ristorazione ma anche, l’edilizia, i costruttori creano una società per cantiere”.

 

Triangolazione.

Ma l’evasione fiscale, che sottrae allo stato italiano miliardi di euro è fatta dalle grosse aziende sia italiane che estere che triangolano oltreconfine, come ci spiega il nostro esperto di fiscalità internazionale. Qualche esempio. Un metodo classico è quello di collegare una società italiana con una avente sede fiscale in paesi a fiscalità agevolata. In questo caso le società che producono in Italia e vendono all’estero fatturano non direttamente al cliente finale ma alla loro società estera creata ad hoc e successivamente quest’ultima fattura alla società finale. La società italiana che produce un prodotto al costo di 1.000 vende alla collegata estera il prodotto a 1.100, la collegata estera venderà a 2.000 al cliente finale. Cosa avviene? La società italiana verrà tassata soltanto per 100 mentre i restanti 900 non verranno tassati proprio in Italia e lasciati all’estero.

 

Contanti e oro.

Un’altra forma di evasione è quella frequentemente usata dai cinesi in Italia, i quali accumulano grandi somme di denaro in contanti non fatturando e dovendo loro inviare nei loro paesi di origine il denaro, trasformano il denaro contanti in oro. Il metallo prezioso viene fuso negli oggetti più strani e viene imbarcato sui container diretti in Cina, una volta arrivato viene venduto e il ricavato depositato in banca.

 

Dazi e Iva.

Un’altra forma molto redditizia di evasione è quella sui dazi doganali e l’Iva. Una società italiana che deve importare un prodotto dall’estero del valore di 1.000 dovrebbe versare i dazi e Iva su 1.000, ma se l’importazione diretta viene trasformata in triangolazione il fornitore vende a 1.000 ad una società collocata in un paradiso fiscale e la stessa società del paradiso fiscale fatturerà sottocosto 500 alla società italiana. La società italiana avrà un risparmio del 50 per cento su dazi e Iva.

 

Esonero e scomparsa.

Un altro sistema di evasione consolidato è emerso nel settore delle bevande. Una società italiana che deve vendere bibite in Italia acquista da fornitori italiani con società estera creata appositamente, la quale non è soggetta a imposta sul valore aggiunto secondo la direttiva Cee. La società estera creata ad hoc come scatola vuota avrà solamente il compito di acquistare le bibite per non pagare l’aliquota Iva il 22% . La merce che non si sposta dal territorio italiano successivamente verrà fatturata da un’altra società italiana con una testa di legno che incasserà oltre all’imponibile anche l’Iva che non verserà mai. Dopo un anno scompaiono sia la società italiana che quella estera, in barba alla fatturazione elettronica e alla tracciabilità.

 

 

 

NOTIZIE SULL’AUTORE DELL’ARTICOLO

Luciano Cerasa- Redattore

Attratto fin da piccolo dalla vita dei vecchi cronisti perché si alzavano tardi e tiravano fino all’alba in qualche locale dei bassifondi, dopo tv, radio e uffici stampa riesce a farsi assumere a Paese Sera. Laureato in politica economica, durante una collaborazione con Affari e Finanza di Repubblica viene nominato capo ufficio stampa del ministero delle Finanze e poi del Tesoro nel passaggio dalla lira all’euro. Giornalista parlamentare con l’agenzia Asca, dopo un’esperienza nella comunicazione al Parlamento europeo ha fatto il redattore esperto di economia per l’agenzia Italia. Romanista di provata fede.

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