Siamo a Recco per vedere dei parenti da venerdi’ … ——– vi mostriamo qualcosa di quello che abbiamo visto o saputo…arrivederci presto ! chiara

 

 

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RECCO, CITTA’ METROPOLITANA DI GENOVA

 

Recco Location Map

(Recco in ligure, Ricina o Recina in latino) è un comune italiano di 9 646 abitanti ( DATI APRILE 2018 ) della città metropolitana di Genova in Liguria.

I suoi abitanti vengono comunemente denominati recchesi, nonostante l’antica tradizione dialettale genovese voglia in recchelini il nome tradizionale locale.

Situato nella riviera ligure di levante l’abitato di Recco si estende allo sbocco della valle del torrente omonimo, in una piccola insenatura del Golfo Paradiso, ad ovest del promontorio del monte di Portofino tra gli abitati di Sori e Camogli.

Abitata in epoca pre-romana dalla popolazione dei Casmonati, della famiglia dei Liguri, venne conquistata dai Romani che fondarono il borgo con il nome di Recina o Ricina. Divenne pertanto un’importante castro o castrum romano sulla nota Via Aurelia.

https://it.wikipedia.org/wiki/Recco

 

 

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RECCO ADESSO

 

 

Recco ha origini antichissime. Era una stazione militare posta sulla strada consolare realizzata nel 110 a. C. dal console Emilio Scauro. Il suo nome (che allora era Ricina) è riportato nella Tabula Peuntingeriana, una mappa redatta nel 226 d. C. nella quale furono tracciate le strade militari dell’Impero Romano e le varie stazioni. Assieme a Camogli, Uscio e Rapallo fu una delle quattro Pievi assegnate in dote, nell’Alto Medioevo, ai vescovi di Milano in fuga a Genova davanti alle orde longobarde. Nel 1100, ribellatasi a coloro che la amministravano per conto dei vescovi milanesi, aprì le porte all’espansionismo genovese e volle unire le sorti dei suoi cittadini a quelle di Genova. Come altri centri della Riviera rimase fedele alla città dominante per cinque secoli. Si oppose duramente nel tempo alle tante invasioni saracene. Sono rimasti famosi i suoi cantieri navali, da dove vennero varati nel XIX secolo numerosi e grandi velieri che resero famosa la marineria ligure e la prima nave a vapore della marina sardo-piemontese. Si racconta che nella prima metà del 1800 Camillo Benso, conte di Cavour, fosse spesso a Recco per incontrare segretamente l’amante Anna Schiaffino Giustiniani presso la villa di lei. Si dice anche che Goffredo Mameli trascorse parte della sua vita in una villa di famiglia a Polanesi, sulle alture della città, e in quel luogo abbia composto parte dell’inno nazionale italiano. La vecchia Recco venne completamente distrutta da ventisette bombardamenti tra novembre 1943 e agosto 1944. Per i fatti della guerra e per la ricostruzione, la città è stata decorata di Medaglia d’oro al Merito Civile dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nel 1993.

 

Il bombardamento aereo del 1943

Davide Papalini – Opera propria

 

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RECCO BOMBARDATA — 1943–FOTO DAVIDE PAPALINI

 

NOSTRA SIGNORA DEL SUFFRAGIO ILLUMINATA PER LA FESTA DEL FUOCO- 8 SETTEMBRE

 

 

Panoramica sulla cittadina allo spuntar del giorno

Tango7174 – Opera propria

 

LA FAMOSA FOCACCIA DI RECCO AL FORMAGGIO

 

Alcuni altri piatti noti sono i pansoti, una pasta speciale che va accompagnata con la salsa di noci, le trofiette, quelle di Recco, col pesto, i corzetti, quelli stampati, le focaccette al formaggio.

 

UN’IMMAGINE DELLA SAGRA DEL FUOCO–2014

 

 

 

Tramonto sugli scogli al termine a ponente della passeggiata

Alessio Sbarbaro – Opera propria

 

 

GENOVA.REPUBBLICA DEL 3 FEBBRAIO 2011

https://genova.repubblica.it/cronaca/2011/02/03/foto/recco-12036411/1/

 

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IL REPORTAGE

Recco, la miccia della Storia : sotto il paese dormono 50 bombe

Basta un cantiere per riaprire la ferita dell’ultima guerra. Gli ordigni sono lì a volte sotto appena un metro di terra, o nel mare tra gli scogli. Il sindaco Capurro “Non ci sono veri pericoli. Paura? Anche a quella si fa l’abitudine”

di MASSIMO CALANDRI

 

 

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La storia la può raccontare solo Emilio Razeto, che sta per compiere 86 anni e quella sera del 10 novembre del ’43 era appena uscito col fratello dal cinema del paese, dove avevano proiettato La Primula Rossa. E’ la storia del primo di 24 bombardamenti. La storia di una pioggia nera durata più di un anno, mille tonnellate di esplosivo sganciate su Recco. La storia di cinquanta bombe rimaste inesplose. In attesa che qualcosa accada.

 

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La città bombardata

La storia di Emilio Razeto è la storia di quel maledetto ponte della ferrovia che non ne voleva sapere di crollare, e che i tedeschi – quando il fumo e la polvere finivano – correvano a rimettere in sesto per farci passare il treno con le sue armi e i suoi soldati. E’ la storia di un’altra Cassino, di una città che la sua medaglia d’oro oggi se la tiene ben stretta. Perché decine di quelle bombe sono rimaste nel sottosuolo, inesplose. Inconsciamente dimenticate da quelli che Recco l’hanno ricostruita dal nulla, dopo la guerra, e che nulla più volevano sapere di morte, di distruzione. Arrugginite, addormentate. Ma vive, pronte ad uccidere ancora. Sono lì, a volte sotto nemmeno un metro di terra: nell’orto del vicino, nel parcheggio accanto, dietro il negozio, sotto il pavimento della cantina di casa. Oppure in mare, tra gli scogli, sul fondo sabbioso a cinquanta metri dalla riva. Basta qualche colpo di piccone, magari di zappa.

 

 

RECCO COM’ERA…

 

DOPO I PRIMI BOMBARDAMENTI

 

 

 

Un box interrato da costruire, le fondamenta di un nuovo palazzo o semplicemente la rizollatura di primavera. E la sagoma della bomba appare, e scostando la terra il profilo si vede meglio. E i lavori si fermano, la zona viene isolata. Arrivano gli artificieri, tutto si ferma: la gente viene evacuata dalle case, si spengono i telefonini, il traffico chiude, si fermano anche i treni. Nell’ultimo mese sono già saltati fuori due ordigni, durante i lavori per il grattacielo di dieci piani che sorgerà dietro al palazzo a vetri dell’ex pretura. E quest’estate altre due bombe erano state avvistate a due passi dal mare, ma nei mesi, negli anni precedenti è successo tante volte. Dicono che là sotto, in pieno centro o sulle colline tra le fasce, sul fondale del golfo, siano almeno cinquanta.

 

 

 

“Ero uscito dal cinema con mio fratello. Avevo diciott’anni. Mi sono avvicinato ad un camion della Marina, che forse aveva a bordo dei siluri. Erano le dieci e mezza di sera. Il cielo si è fatto all’improvviso chiaro alla luce dei bengala. E poi sono arrivati gli aerei americani. Erano 15, la prima volta. Scendevano in picchiata e buttavano due o tre bombe, poi compivano un largo giro e si lanciavano di nuovo. E’ durato tre quarti d’ora”. Questa è la storia di Emilio Razeto, che a quell’epoca faceva già il fotografo. Che è sopravvissuto miracolosamente e per più di un anno ha continuato a fotografare quell’orrore.

 

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Ventiquattro incursioni, il paese raso al suolo, 147 morti. La prima notte furono 65, c’erano anche due donne – con ogni probabilità una nonna ed una nipotina, forse erano venute a Recco per una passeggiata – che non furono mai identificate. “Molte bombe non esplodevano. Ne ricordo una, gigantesca, trovata ad Avegno. Sulla punta era incrinata. Mi chiamarono a fotografarla, una mezza dozzina di gente del posto si fece immortalare accanto. Me ne andai, e dopo qualche minuto scoppiò. Morirono tutti”. Recco è stata costruita sulle macerie, che l’hanno sopraelevata di un metro e mezzo. La differenza si può vedere prendendo a riferimento le poche case che si salvarono sulla passeggiata: la nuova Recco è quella costruita intorno, cinque gradini più in alto. “Dopo la guerra le fondamenta ‘modernè non erano profonde. Si facevano degli ampi cordoli di cemento, in pratica non si scavava. E tutto rimaneva sotto”.Questa è la storia di Emilio Razeto, che non la può dimenticare. Degli ultimi settant’anni di Recco, della città delle bombe. Di una città che suo malgrado agli ordigni e agli allarmi ci ha fatto l’abitudine. “E’ inquietante, lo ammetto”, dice il sindaco, Dario Capurro. “Non ci sono veri pericoli, nel senso che le bombe sono sepolte e possono restare là sotto altri settant’anni, senza fare danni. Ma quando per qualche motivo riemergono, è la storia di questa città che riemerge. Con il suo dolore. C’è un po’ di paura, è vero. Ma anche alla paura ci si fa l’abitudine”.

 

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1 risposta a Siamo a Recco per vedere dei parenti da venerdi’ … ——– vi mostriamo qualcosa di quello che abbiamo visto o saputo…arrivederci presto ! chiara

  1. Donatella scrive:

    Terribile la storia di questa città che vive sulle bombe.

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