RICCARDO DE GENNARO:: Babel’, macabro e pietas a Pietrogrado dopo la Rivoluzione –IL MANIFESTO- ALIAS DOMENICA — DEL 14 GENNAIO 2018

 

 

Isaak Babel', la voce forte del silenzio | Latina Città Aperta

Isaak Babel’ (13 luglio 1894, Odessa, Ucraina / 27 gennaio 1940, Prigione di Butyrka, Mosca, Russia), è stato un giornalista, drammaturgo e scrittore russo.

 

 

Nato da una famiglia ebraica durante un periodo di sommovimenti sociali e di massicci esodi di ebrei dall’Impero Russo, Isaak Babel’ sopravvisse al pogrom del 1905 con l’aiuto di vicini di casa cristiani che nascosero la sua famiglia, ma suo nonno Šojl fu uno dei circa 300 ebrei uccisi.

 

 

 

 

 

 

La foto di Babel’ eseguita dal NKVD dopo il suo arresto

 

 

Dopo la morte sospetta di Gorkij nel 1936, Babel’ annotò: “Ora verranno a cercarmi.” (Si veda Grande purga). Nel maggio 1939 venne arrestato nella sua casa di campagna a Peredelkino, e interrogato alla Lubjanka con l’accusa di spionaggio. Dopo una confessione estorta, Babel’ venne processato, giudicato colpevole e, il 27 gennaio 1940, fucilato nella prigione di Butyrka. La vedova, Antonina Pirožkova (Антонина Пирожкова), non seppe del suo destino per 15 anni. Secondo la versione ufficiale sovietica, Isaak Babel’ morì in un campo di prigionia in Siberia il 17 marzo 1941. I suoi archivi e manoscritti vennero confiscati dal NKVD e sono andati perduti.

Il 23 dicembre 1954, un anno dopo la morte di Stalin, Isaak Babel’ venne pubblicamente scagionato dalle accuse che gli erano costate la vita.

 

LA STORIA SE VOLETE LA TROVATE NEL LINK::

https://it.wikipedia.org/wiki/Isaak_%C4%96mmanuilovi%C4%8D_Babel%27

 

 

 

di Isaak Babel - primo amore - dai racconti di Odessa - YouTube

 

 

Fernanda Mazzoli – Una voce poetica dimenticata: Isaak ...

 

 

 

 

IL MANIFESTO DEL 14 GENNAIO 2018

https://ilmanifesto.it/babel-macabro-e-pietas-a-pietrogrado-dopo-la-rivoluzione/

 

ALIAS DOMENICA

Babel’, macabro e pietas a Pietrogrado dopo la Rivoluzione

 

 

Classici russi. All’ospizio per soldati ciechi… alla Casa della Maternità… al mattatoio dove i tatari macellano solo cavalli: 17 articoli di Isaak Babel’ per la «Vita nuova» di Gor’kij e altre corrispondenze, Skira

 

Uno degli sketches con cui il pittore e artista russo-sovietico Ivan Alekseevich Vladimirov, al seguito della milizia di Pietrogrado negli anni 1917-’18, documentò gli eventi e gli effetti della RivoluzioneUno degli sketches con cui il pittore e artista russo-sovietico Ivan Alekseevich Vladimirov, al seguito della milizia di Pietrogrado negli anni 1917-’18, documentò gli eventi e gli effetti della Rivoluzione

 

 

 

Riccardo De Gennaro

EDIZIONE DEL  14.01.2018

PUBBLICATO14.1.2018, 0:41

AGGIORNATO15.1.2018, 8:37

 

«E’ ormai assolutamente chiaro che lei, caro signore, non sa proprio niente, ma riesce a indovinare molte cose. Sarà bene, quindi, che se ne vada un po’ tra la gente».

Queste le parole con le quali l’autorevole e celebrato Maksim Gor’kij congedò il giovane Isaak Babel’ dopo due ore di colloquio, «due ore indimenticabili – scrisse poi Babel’ – che decisero il mio destino di scrittore».

Era il 1917, Babel’ si arruola volontario nell’esercito russo e viene assegnato a una divisione di artiglieria che opera sul fronte rumeno. L’anno successivo, colpito dalla malaria, fa ritorno a Odessa, la sua città. Una volta guarito, parte per Kiev e, attraverso un viaggio avventuroso, raggiunge Pietrogrado, dove incontra nuovamente Gor’kij, il quale lo manda, appunto, «tra la gente» e gli offre una collaborazione al suo giornale, Vita nuova, che è su posizioni mensceviche.

Babel’ produce diciassette articoli giornalistici sulla vita quotidiana a Pietrogrado e gli effetti della rivoluzione, raccolti ora in un volumetto sotto il titolo Cronache dell’anno 1918 (Skira «Nota d’autore», pp. 91, € 13,00), unitamente a tre altre corrispondenze uscite su rivista (gli stessi articoli sono stati pubblicati trentotto anni fa da Garzanti nella raccolta Il sangue e l’inchiostro, un volume ormai introvabile).

 

Cronache è la definizione esatta. Che cosa fa Babel’?

 

Prende a girare per la città, entra negli uffici pubblici, nelle carceri, nei pronto soccorso, nelle assemblee dei disoccupati, va al Commissariato per l’assistenza sociale o all’Ospizio per soldati ciechi e racconta, esclusivamente, senza commenti né retorica, ciò che vede:

«Sulla targhetta è scritto: ‘Ospizio per soldati ciechi’. Ho suonato all’alta porta di quercia. Nessuno ha risposto. La porta era aperta. Sono entrato ed ecco quello che ho visto».

Il suo stile è asciutto, essenziale, fotografico, come si conviene alla rivista del suo «maestro». Sarà poi con L’Armata a cavallo e i Racconti di Odessa che Babel’ lo arricchirà di metafore, caricandolo di lirismo (per la prima volta, tre anni dopo, con «Il re», che aprirà il ciclo dei racconti odessiti).

Anche in queste cronache, tuttavia, c’è molto di quello che caratterizzerà il Babel’ più maturo, come l’orientamento al documentarismo, il ricorso alla lingua parlata, l’amore per il macabro, la pietas.

 

Nel ’18 Babel’ è ancora una «creatura» di Gor’kij, un attento e curioso osservatore della società e delle sue dinamiche, uno spirito anticlericale e antibolscevico allo stesso tempo.

«Oggi non esiste più ciò che un tempo si chiamava mattatoio di Pietrogrado. Nel cortile del macello non viene più portato un solo bue, un solo vitello», scrive Babel’ in una delle prime cronache. Ci trova solo cavalli e i loro macellatori, i tatari, perché «i nostri macellatori rimasti senza lavoro non hanno ancora potuto decidersi di abbattere i cavalli. Non ci riescono, gliene manca il cuore».

 

Prima della rivoluzione si macellavano trenta-quaranta cavalli al giorno, ora ne arrivano quotidianamente cinque o seicento. I tatari pagano bene un cavallo, ma il boom della macellazione equina è dovuto alla mancanza di foraggio. Successivamente, a un pronto soccorso, Babel’ scopre che non ci sono ambulanze. Qui manca la benzina.

 

C’è un libro, uno solo: il registro dei rifiuti, ovvero l’elenco di tutti coloro che non si sono potuti soccorrere. Nella clinica dei bambini nati prematuramente, le nutrici sono poche (cinque per trenta lattanti) e hanno sempre meno latte, «un ulteriore, quasi impercettibile segno della nostra agonia».

 

La Casa della Maternità, invece, funziona ed è un’idea straordinaria, sottolinea Babel’. «Le donne – spiega – entreranno nel Palazzo all’ottavo mese di gravidanza. Trascorreranno l’ultimo mese e mezzo prima del parto in condizioni di tranquillità, sazietà, moderato lavoro. Non dovranno pagare niente. Mettere al mondo dei bambini è un tributo allo Stato».

Si tratta di un’idea che «va realizzata fino in fondo» perché «prima o poi la rivoluzione va fatta».

 

Ed è questa la rivoluzione che Babel’ concepisce. Scrive: «Imbracciare il fucile e mettersi a sparare gli uni contro gli altri a volte può non essere uno sbaglio. Ma non è ancora una rivoluzione. Chissà forse non è affatto la rivoluzione».

 

Babel’ fu fucilato il 27 gennaio 1940 dopo un processo i cui capi di accusa erano tre: spionaggio, terrorismo e trockismo. Le sue ceneri furono tumulate in una fossa comune insieme a quelle del grande regista teatrale Vsevolod Mejerchol’d. Dove siano non si sa ancora oggi.

Durante il processo, tipico dell’epoca staliniana, ma in questo caso preceduto da una lunga istruttoria, Babel’ – che invano chiese fossero sentiti alcuni suoi amici, tra i quali Ehrenburg e Voronskij – proclamò:

 

«Non sono colpevole. Non sono stato una spia. Non ho mai commesso reati contro l’Unione sovietica. Nelle mie deposizioni mi sono dichiarato colpevole. Ho accusato me stesso e altre persone perché costretto».

 

Sembra di leggere un suo racconto.

 

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1 risposta a RICCARDO DE GENNARO:: Babel’, macabro e pietas a Pietrogrado dopo la Rivoluzione –IL MANIFESTO- ALIAS DOMENICA — DEL 14 GENNAIO 2018

  1. Donatella scrive:

    Tragedie dell’orrore infinito. Chissà quante altre se ne stanno svolgendo in questo momento nel mondo.

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