ALDO TORTORELLA E VINCENZO VITA :: Salvini, il Pci e la sinistra che non difende la propria storia —IL MANIFESTO DEL 10 LUGLIO 2020

 

 

IL MANIFESTO DEL 10 LUGLIO 2020

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Aldo Tortorella: Perché crescono i neofascismi : Inchiesta

Aldo Tortorella (Napoli, 10 luglio 1926) è un politico e partigiano italiano.

 

Nato nel capoluogo campano, trascorre la giovinezza e gli studi tra Genova e Milano. Mentre è studente universitario, diviene un membro attivo della Resistenza italiana milanese e del Partito Comunista Italiano e viene soprannominato “il partigiano Alessio”. Viene imprigionato, ma riesce poi a fuggire e arriva a Genova, partecipa alla resistenza come dirigente del Fronte della Gioventù, quindi alla Liberazione diviene giornalista dell’edizione genovese de l’Unità, con il ruolo di caporedattore.

Dopo la liberazione dell’Italia e la fine della seconda guerra mondiale assume ben presto ruoli importanti nel PCI (tra i pochi della sua generazione). Diventa vicedirettore de L’Unità di Genova, poi direttore di quella di Milano dal 1958 al ’62. In seguito diviene segretario della Federazione milanese del PCI, e poi del comitato regionale lombardo. Dal 1970 al 1975 è direttore nazionale dell’Unità.

Nel 1972 viene eletto per la prima volta deputato, ruolo che sarà riconfermato sino al 1994. Durante la segreteria di Enrico Berlinguer (alla cui corrente interna appartiene) diventa responsabile delle politiche per la cultura del PCI. Assumerà un profilo piuttosto critico verso il “compromesso storico”, mentre sarà favorevole all'”alternativa democratica” e alla proposta di una “questione morale” da parte del segretario comunista. Tempo dopo è responsabile per le questioni dello Stato, ed anche membro dell’ultima segreteria di Berlinguer e poi di quella Alessandro Natta.

Nel 1989, quando il segretario del PCI Achille Occhetto propone la trasformazione del partito e l’abbandono dell’ideologia comunista, Tortorella è uno dei primi firmatari – assieme ad Alessandro Natta e Pietro Ingrao – della ‘mozione 2’, che insieme alla ‘3’ costituisce il “Fronte del No”, ovvero l’insieme di comunisti contrari al cambiamento di nome, simbolo e ideologia. Tra il XIX e il XX congresso nazionale del PCI, Tortorella diviene presidente del partito. Nel 1991 la cosiddetta Svolta della Bolognina sancisce in ogni caso la trasformazione del PCI in Partito Democratico della Sinistra.

Tortorella rimane comunque nel nuovo partito e, insieme a Giuseppe Chiarante, guida da allora la componente detta dei comunisti democratici. Dal 1992 rileva, con altri militanti e dirigenti già del PCI, la vecchia rivista di partito Critica marxista, chiusa dopo la nascita del PDS. Nel ’94 decide di uscire dal Parlamento italiano, dopo aver ricoperto per 20 anni il ruolo di deputato. Tortorella assiste anche all’ingresso del PDS nell’esecutivo (nel 1996, col primo governo Prodi) e alla sua evoluzione (nel 1998) nei Democratici di Sinistra, dopo l’assorbimento di altre piccole forze politiche da parte dello stesso PDS. In questa fase fa ancora parte della corrente di sinistra del partito, riconducibile a Giovanni Berlinguer. Il 27 giugno 1998 fonda con Giuseppe Chiarante ed altri l’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra.

Quando nel 1999 scoppia la guerra del Kosovo, il governo con a capo il presidente dei DS Massimo D’Alema decide di sostenerla, mettendo a disposizione della NATO le basi militari italiane. Aldo Tortorella, profondamente contrario all’intervento militare, il 1º aprile 1999 scrive una lunga lettera al neosegretario dei DS Walter Veltroni spiegando di voler rassegnare le sue dimissioni dal Comitato Direttivo del partito, «per il pieno e radicale dissenso verso l’appoggio dato fin qui alla guerra, che andava e va condannata da ogni punto di vista, appoggio deciso senza alcuna consultazione con gli organismi dirigenti».

Nell’ottobre 1999 è tra i promotori della mozione di sinistra per il I Congresso nazionale dei Democratici di Sinistra che si sarebbe celebrato nel gennaio 2000. Al Congresso Tortorella sarà eletto membro della Direzione Nazionale. Al successivo congresso del novembre 2001 Tortorella, con Chiarante, rifiuterà di essere rieletto in Direzione pur rimanendo solidale con la sinistra DS.

Dal 2000-2001 l’ARS di Tortorella e Chiarante ha seguito e partecipato con interesse ai Social Forum dei neonati movimenti no global. Attualmente l’associazione è impegnata su vari fronti: ha preso posizione contro il governo Berlusconi e le sue politiche, ma ha più volte ribadito la continuità fra queste ultime e quelle approvate dai governi di centrosinistra, che giudica come inadeguate; sostiene tuttora l’attualità della “questione morale” proposta da Enrico Berlinguer, organizzando tra l’altro vari seminari e convegni sulla sua persona. Ha inoltre visto con favore vari progetti (come la rete associativa Uniti a Sinistra di Pietro Folena, o la Camera di consultazione della sinistra di Alberto Asor Rosa) che avessero come fine una sinistra critica, autonoma, unitaria, in alternativa alle forze moderate e centriste. L’organo dell’ARS rimane ancora oggi la rivista di Critica marxista.

Nel settembre del 2005 Aldo Tortorella, durante la promozione di un convegno sulle origini della “questione morale”, ha giudicato molto duramente la scalata della compagnia di assicurazioni Unipol alla BNL, oltre ai vertici DS coinvolti nello scandalo (caso Bancopoli).

 

WIKIPEDIA 

 

 

Vincenzo Vita (@Vincenzo_Vita) | Twitter

Vincenzo Maria Vita (Salerno, 16 gennaio 1952) è un giornalista e politico italiano.

Esponente del Partito di Unità Proletaria per il comunismo, è stato membro della segreteria nazionale di quel partito.Confluì poi nel 1984, con la maggioranza del PdUP, nel PCI.

Ha poi seguito le vicende della maggioranza del PCI, entrando a far parte di volta in volta del PDS, poi dei DS e infine del PD. In questi partiti è stato responsabile del settore editoria (1986-1987) e comunicazioni di massa (1987-1996).

Alle elezioni politiche del 2008 viene eletto al Senato della Repubblica nella lista del Partito Democratico nella Circoscrizione Lazio.

Fa parte del coordinamento dell’Associazione Nazionale “a Sinistra” nel Pd.

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Maria_Vita

 

 

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COMMENTI

Salvini, il Pci e la sinistra che non difende la propria storia

 

Enrico Berlinguer in un comizioEnrico Berlinguer in un comizio

 

 

 

Aldo Tortorella e Vincenzo Vita

EDIZIONE DEL11.07.2020

PUBBLICATO  10.7.2020, 15:32

 

Le affermazioni di Matteo Salvini sul Partito comunista italiano, sulla sede di via delle Botteghe Oscure, nonché su Enrico Berlinguer, sono grottesche e, insieme, rivelatrici.

Paragonare la demagogia leghista ad una storia complessa e nobile, capace di cambiare la vita di milioni di persone, di contribuire alla liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, alla costruzione della repubblica e alla sua Costituzione , è una trovata propagandistica indegna e insensata.

Il linguaggio e la politica del capo leghista zeppo di inflessioni razziste e autoritarie, di strizzate d’occhio ai rigurgiti neofascisti, di mirabolanti promesse senza fondamento, di avversione all’Europa e di servilismo verso il potere degli Stati uniti, l’uso volgare della pandemia per propaganda di parte a costo di penose contraddizioni sono esattamente l’opposto della serietà e del rigore di Berlinguer e del PCI.

Questo tentativo di uso strumentale della destra di ricordi cari al popolo della sinistra rivela

 

il danno gravissimo della mancata lotta per la difesa di una memoria storica corretta, ribadisce l’assurdità totale del taglio delle radici e l’assenza dell’opera necessaria per far rivivere nel tempo nuovo la parte migliore del pensiero e dell’azione della sinistra italiana.

 

Una ragione in più per stimolare ogni parte della sinistra attuale a correggersi, a riappropriarsi della propria storia, a lottare contro le cause culturali e politiche che hanno generato il nuovo e grave pericolo di una destra eversiva.

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