Salvador Dalì, “Ragazza seduta di schiena” 1928
Vanità
L’albero si stupì
Di tutti quei fiori.
Inebriato dal suo profumo
Tremò leggermente
E fu una pioggia
Di petali bianchi e rosa.
Paesaggio ligure
I profili lontani
dei colli
come un fiume
mi prendono
e non sono più io.
Quando le prime stelle
tremano su di essi
dolce sarebbe pregare
e correre adolescente.
Sera
Quando alla sera
rapidi salgono in noi i ricordi
siamo soli ad aspettarli,
nudi nel cuore, puri
come una volta antica
quando senza memoria
breve era l’ombra
dietro di noi.
Tra quelle rive
che mai trovano pace
la nostra vita è un immenso sospiro.
Luna d’estate
Nelle infinite plaghe del cielo
trascolora la luna
fiorendo dalla maturità della sera:
Ogni voce di cosa
è preghiera,
ogni uomo un gigante
che sfiora la luna.
Condividi
Grazie per questa gloriosa antologia che risale agli anni del liceo e di cui sei anche tu un po’ responsabile!
col tempo perdiamo l’innocenza, lo sappiamo eppure fingiamo di dimenticarcene.
“Vanità” è un piccolo gioiello e “sera ” mi fa pensare cos’eravamo quando ancora non conoscevamo la vita – eppure, si, era tutta dentro di noi -.
Grazie, questa breve lettura è stato un momento di piacere.
Grazie Roberto! Il tuo commento mi ha commossa.